I giorni successivi proseguirono tra documenti e carte bollate. Ero pur sempre un dipendente delle forze armate e la mia posizione in qualche modo andava sistemata. Al primo incontro con i miei superiori mi feci accompagnare da Mauro che, accettò senza discutere il nuovo ruolo di mio avvocato.
Per il momento ero ancora in convalescenza ma in breve tempo avrei dovuto scegliere che cosa volevo fare della mia vita, se rimanere un militare oppure accettare un congedo illimitato considerando che le mie condizioni non mi avrebbero più permesso di tornare attivamente sul campo.
Qualche giorno dopo, una mattina per me libera da impegni "burocratici" sentii Susanna parlare al telefono con qualcuno. Chiuse la comunicazione sbuffando. "Caterina oggi non può occuparsi di Eddie, sua madre si è ammalata e lei deve occuparsi della nonna" – disse preoccupata. "Mauro puoi badare tu a lui nel pomeriggio dopo l'asilo?" "Io sono impegnata nell'organizzazione del pranzo annuale dei bancari, alle 15.00 ho appuntamento con i vertici, non riuscirò a liberarmi per l'ora dell'uscita di Eddie". "Nemmeno io riuscirò, Purtroppo oggi sarò fuori città". "La causa cui sto lavorando mi porta a Perugia, devo incontrare la controparte". "Dobbiamo cercare al volo un'altra baby sitter" – rispose Mauro. "Posso pensare io a Edoardo" – dissi senza nemmeno annunciare la mia presenza.
Si guardarono interrogandosi a vicenda. In effetti, era la soluzione più facile ma alla quale non avevano pensato.
"Sei sicuro di farcela?" – mi chiese Susanna – "Non sarà troppo difficoltoso per te?"
"Dai Susanna, non esagerare"! Non ho ancora recuperato al 100% ma posso prendermi cura di un bambino per qualche ora. "Ci divertiremo insieme, vero Edoardo?" – dissi rivolgendomi direttamente a mio figlio che rispose saltellando entusiasta "Sì sì, pomeriggio con zio Tommy, pomeriggio con zio Tommy!".
Era fatta, mi ero conquistato la sua fiducia.
Susanna, dopo aver aspettato il muto consenso di Mauro, disse che avrebbe chiamato l'asilo per avvertire che alle 16.00 ci sarebbe stato lo zio ad aspettare Edoardo.
Ero talmente felice di quest'opportunità che mi era stata data che cominciai a organizzare mentalmente il pomeriggio e a come trascorrerlo con mio figlio, tanto da dimenticare l'appuntamento con la mia mamma.
Le avevo promesso che l'avrei accompagnata a far visita alla tomba di papà durante la mattinata. Io come lei non mi recavo in quel posto da parecchio tempo ed era giunto il momento di farlo. Quando però mi chiamò per chiedermi se fossi pronto, mi resi conto di essermene completamente dimenticato. La informai di tutto e fu così felice dell'occasione che mi si era presentata tanto da esentarmi dall'accompagnarla alla visita al cimitero, cosa che mi ripromisi di fare il giorno successivo.
Dovevo molto a mio padre e forse non glielo avevo mai detto. Era giunto il momento di farlo, anche solo portando un fiore sulla sua tomba.
Andai nel mio vecchio studio, desideravo farmi conoscere da mio figlio ma senza forzare. In fin dei conti era ancora molto piccolo e non potevo certo spiegargli la mia vita come avrei fatto con un adulto. Il problema era che desideravo a tutti i costi entrare nella sua di vita ma avevo paura di commettere degli errori, da poco avevo capito e saputo di essere padre ed ero pieno di dubbi e di paure.
Decisi che avrei reso quella giornata indimenticabile per entrambi. Nel mio vecchio studio cercai quella che era stata la mia prima compagna di avventure e cioè la mia macchina fotografica, con mia grande sorpresa scoprii che funzionava ancora e allora mi venne un'idea.
Attesi con ansia Edoardo all'uscita della scuola. Mi si avvicinò urlando "zio Tommy" accompagnato da una maestra che si accertò della mia identità e subito dopo mi consegnò un bambino felice e pieno di attese per il pomeriggio.
Lo condussi nel bar di fronte a fare merenda e poi gli dissi che oggi saremmo diventati degli esploratori ....
In realtà lo portai soltanto al parco giochi con annesso giardino ma qui cominciai a scattare un sacco di fotografie alle foglie, agli alberi e alle mille creature viventi che si possono trovare in un parco e al mio bimbo che sorrideva felice di ogni scoperta. Volevo fissare quella giornata oltre che nella mia mente anche su carta.
Edoardo era entusiasta, trovammo formiche che costruivano un formichiere, api che succhiavano il nettare dai fiori, lumache che lentamente andavano verso la loro meta e poi farfalle, uccellini e altri animali. Ogni fotografia era accompagnata da una mia spiegazione, a volte molto vicina alla realtà altre molto di fantasia ma entrambe fatte al puro scopo di guadagnarmi il suo interesse e la sua fiducia.
Tornai bambino insieme con lui ... mi rotolai nel prato, mi sporcai i jeans con l'erba, giocai a calcio scalzo sentendo i fili d'erba tra le dita dei piedi. Tutte sensazioni meravigliose che avevo da tempo dimenticato.
Più tardi gli parlai di me e di quello che facevo mentre "ero via" come diceva lui.
Siccome faceva molto caldo prima di sdraiarmi sulla coperta che avevo portato con me, mi tolsi la maglietta e immediatamente mi chiese perché avessi un uccello disegnato addosso ....
Cercai parole semplici per spiegargli il significato dell'albatros che orgogliosamente portavo sul petto, ma non fu facile. Totalmente impreparato a gestire le mille domande di un bambino gli risposi semplicemente che come gli uccelli anch'io amavo la libertà. Mi chiese allora se volavo come gli uccelli e allora gli risposi che no, non volavo come loro ma che durante le mie missioni mi era capitato di "volare" con il paracadute.
La cosa lo incuriosì a tal punto da dimenticare tutti gli insetti che avevamo fotografato e che diceva di voler portare a casa per farli vedere alla mamma. Per fortuna mia, pensai. Chissà cosa avrebbe pensato Susanna se fossimo tornati con un barattolo pieno d'insetti!
Poco dopo ci raggiunse la mia di mamma che riuscì a catturare tutta l'attenzione di Edoardo narrando storie fantastiche che mi domandai persino io dove le avesse prese. Non ricordavo di averle mai sentite durante la mia infanzia. Chiesi spiegazioni e lei mi disse che piacevano molto ai bambini africani, ai quali le raccontava come favole della buona notte.
Scoprii così piacevolmente una parte della nuova vita di mia madre che ancora non conoscevo.
Il giorno successivo un episodio avvenuto all'asilo mi diede ancora più speranza. All'uscita Susanna fu avvicinata da un'insegnante di Edoardo che le chiese spiegazioni sullo "zio che vola" preoccupata perché Edoardo per tutta la mattina non aveva fatto altro che parlare di uno zio supereroe che volava come nei cartoni animati.
Voleva solamente capire se si trattava di una fantasia infantile o se veramente si trattasse di una persona reale.
Quando Susanna lo raccontò a tavola quella sera, non potei fare altro che sorridere orgoglioso.
Un po' alla volta i tasselli del puzzle della mia vita stavano tornando al loro posto.
Colgo l'occasione per augurare una Felice e Serena Pasqua a tutti voi!
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Una nuova alba
ChickLitUna storia d'amore e d'amicizia destinata a trovare tanti ostacoli