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Oggi

Mauro - L'addio

Salutare quel bimbo non fu per niente facile. Nonostante l'avessimo cresciuto nella bugia, non essendo io il suo vero padre, l'amore che provavo per lui era sincero. L'avevo sentito mio fin dal suo primo vagito, fin da quando l'ostetrica me lo aveva posato tra le braccia.

Edoardo piangeva, mentre io, inginocchiato a terra per essere alla sua altezza, cercavo in qualche modo di spiegarli perché me ne stessi andando.

Non era facile spiegare a un bambino di nemmeno tre anni che avevo definitivamente perso la battaglia, che sua madre non sarebbe mai stata mia, cosa che il mio inconscio aveva sempre saputo ma che il mio cuore si rifiutava di accettare.

Serate e nottate come quella in cui li avevo sorpresi uno nelle braccia dell'altro erano diventate una normalità. Del resto erano marito e moglie, il destino aveva cercato invano di dividerli ma il loro amore era troppo forte e non l'aveva permesso. Tommaso aveva lottato con tutte le sue forze per tornare e riprendersi ciò che era suo. Ed io avevo perso un'altra volta ma questa faceva più male delle altre.

Eddie tra un singhiozzo e l'altro m'implorava di non andare via ed io, con gli occhi pieni di lacrime, che cercavo inutilmente di nascondere guardavo Susanna e Tommaso immobili dietro di lui, incerti se intervenire e mettere fine a quella sofferenza o lasciare quell'ultimo momento per noi.

Per far cessare il suo pianto straziante dissi a Eddie che me ne sarei andato ma solo per un po' e che sarei tornato con una bella sorpresa per lui. Sembrò convincersi e calmarsi.

Salutai Tommaso con un abbraccio fraterno e sincero, facendomi promettere di prendersi cura per sempre di Susanna e Edoardo. Erano parole inutili le mie, ero certo che l'avrebbe fatto ma nonostante non fosse mia, sapevo che avrei amato per sempre questa famiglia.

L'ultimo saluto lo riservai a Susanna, le presi il viso tra le mani e la guardai negli occhi. Non dissi nulla, avevo taciuto per anni e oggi le mie parole sarebbero state più che mai prive di senso. La strinsi forte a me in un ultimo abbraccio e poi mi voltai per lasciare quella casa per sempre.

Mentre il taxi si allontanava, mi voltai per l'ultima volta e vidi Susanna afferrare per mano Edoardo e dirigersi con Tommaso verso casa e verso la loro nuova vita.

Susanna

Appena mi chiusi la porta di casa alle spalle guardai negli occhi Tommaso che teneva ora tra le braccia Edoardo perso in un pianto inconsolabile per aver visto andare via il suo papà o almeno quello che lui riteneva tale a causa nostra. Anche questa scelta di attribuire la paternità di Edoardo a Mauro era stata una pessima scelta. Ancora una volta avevo lasciato che gli eventi prendessero la strada prescelta senza mai ostacolarli sperando che il futuro mi avrebbe dato la possibilità di correggere le mie scelte.

Ora che tutto era finito mi rendevo conto che tornare alla normalità non sarebbe stato facile. Con quali parole avrei potuto spiegare a un bimbo di nemmeno tre anni che quello che lui aveva sempre chiamato papà non lo era e che la persona che aveva imparato ad amare come lo "zio Tommy" come lo chiamava lui era in realtà il padre?

Quando aveva cominciato a chiamare papà Mauro, avevo provato una fitta al cuore ma, ancora una volta avevo taciuto. Non sapevo nemmeno se avrebbe mai avuto la possibilità di chiamare papà Tommaso. Quando nacque, lo credevamo morto, eravamo stati al suo funerale pur non avendo un corpo su cui piangere e quando fu ritrovato i medici non ci diedero molte speranze, mentalmente avrebbe potuto anche non riprendersi mai più, tutto dipendeva dalla sua volontà. Ecco perché avevo taciuto. Avevo perso i miei genitori quando ero molto giovane e mi mancavano moltissimo e non volevo che Edoardo provasse il mio stesso dolore. Mauro per lui c'era sempre stato così l'amore di un padre non gli sarebbe mai mancato nemmeno nel caso in cui Tommaso, faticavo persino a pensarlo, non si fosse più ripreso.

A forza di piangere si addormentò tra le braccia di Tommaso che con tutta la delicatezza possibile lo portò nel suo lettino perché fosse più comodo. Quando scese, ci guardammo a lungo negli occhi. Il peggio era passato, da oggi sarebbe cominciata la nostra nuova vita.

Consumammo una cena frugale, un'insalata mista di cui non ricordo nessun ingrediente, la mangiammo in silenzio guardandoci negli occhi, mentre le nostre mani si cercavano, assaporando questa nuova realtà che da oggi sarebbe stata la nostra vita.

Non era facile continuare come se nulla fosse, i nostri corpi fremevano, il mio cuore batteva a mille, avevo paura che mi uscisse dal petto, ci desideravamo l'un l'altro, non potevamo più attendere. Si alzò dalla sedia e mi tese una mano che io presi al volo. Mi strinse tra le sue braccia e dopo un bacio appassionato mi prese in braccio e mi portò in camera. Ritornammo lì, dove tutto era cominciato, dove era stato concepito Edoardo e dove sicuramente, avremmo continuato ad amarci. Mi distese sul letto e si mise accanto senza mai smettere di guardarmi negli occhi. "Tu non sai quanto ho desiderato che arrivasse questo momento" – mi disse visibilmente emozionato. "Certo che lo so, è quanto l'ho desiderato io". – risposi baciandolo. Da troppo tempo desideravo tornare tra le sue braccia e ora che quel momento era arrivato, non volevo perdere nemmeno un secondo.

Fu come se non ci fossimo mai lasciati. Riprendemmo il nostro amore da dove l'avevamo lasciato quell'ultima sera prima della sua partenza, con l'unica differenza che allora piangevo di paura mentre ora le mie erano lacrime di gioia.

Lo lasciai ammirare il mio corpo per un periodo lunghissimo. Mi disse che voleva memorizzare ogni minimo dettaglio per non dimenticarlo mai. Sfiorò il mio ventre che aveva fatto da culla per nove mesi a nostro figlio e sfiorò il mio seno, notevolmente cambiato dopo aver allattato Eddie a lungo ma a suo dire sempre bellissimo. Subito dopo, il desiderio troppo a lungo trattenuto, ebbe il sopravvento sui sentimenti e in un attimo diventammo una cosa sola. Quando fu dentro di me, finalmente mi sentii nel posto giusto, accanto all'uomo che amavo e che avrei amato per sempre e che nulla e nessuno mi avrebbe più portato via.

Poco dopo, nudi e stretti l'uno nelle braccia dell'altro, come se il tempo non fosse passato, tornammo a parlare di noi, del nostro futuro e dei nostri desideri.

Ogni parola era intervallata da un bacio e da carezze sempre più profonde che, se non fossimo stati interrotti dal pianto di Edoardo, avrebbero sicuramente portato a nuovi sviluppi.

Feci per alzarmi quando Tommaso mi disse: "Resta qui, vado io."

Si alzò con un balzo e si diresse verso la cameretta di Edoardo che, in preda ad un incubo, abbastanza normale dopo quanto vissuto nel pomeriggio, piangeva disperato.

Si protese verso il suo lettino e  lo prese in braccio, Edoardo spalancò gli occhi e, dopo aver messo le sue manine sulla barba di Tommaso, gli si addormentò sul petto mormorando "papà".

Tommaso si voltò verso di me senza dire una parola, gli occhi di entrambi erano lucidi per l'emozione.

Era talmente bello il suono appena udito che Tommaso portò Edoardo a dormire con noi.

Una nuova albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora