CAPITOLO 10 - seconda parte

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Tommaso

La porta d'ingresso si sta aprendo. È molto tardi, Susanna è tornata ora, il problema al locale doveva essere veramente grave. Sono sdraiato a letto da ore, ho chiesto di ritirarmi molto presto con la scusa di aver avuto una giornata pesante ma in realtà l'unica cosa pesante sono stati i nostri silenzi. La serata con Mauro è stata cordiale ma veramente difficile ed ho preferito far terminare quella farsa nel più breve tempo possibile.

L'assenza di Susanna al mio rientro però m'insospettisce. Possibile che abbia anteposto il problema al locale al ritorno a casa di suo marito? Se conosco ancora la mia Susanna, il motivo è un altro e alla fine lo scoprirò.

Assorto nei miei pensieri, sento la maniglia della porta aprirsi lentamente e seppur in maniera quasi impercettibile sento il suo profumo, Susanna è qui, è dietro di me, non ha resistito del tutto a starmi lontano, sento il mio cuore esplodere dalla felicità, temo quasi che lei possa sentirlo, fingo di dormire, non voglio metterla in difficoltà, arriverà il momento giusto per chiarire la nostra situazione. Per ora mi accontento di sapere che il suo primo pensiero, rientrando in casa, è stato per me e sull'onda di questa tenue speranza, mi lascio andare a un sonno ristoratore.

Una grande luce abbaglia i miei occhi, un rumore rompe i miei timpani, un dolore atroce attraversa le mie membra, intorno a me ora è soltanto buio, cerco di urlare per richiamare i miei compagni ma nessuno risponde. In lontananza solo le urla di Andrea che chiede aiuto ....

Mi sveglio di soprassalto, il mio corpo è madido di sudore, nemmeno il ritorno a casa mi ha concesso una notte di tregua dai miei incubi. Riprendere sonno sarà impossibile, infilo una t-shirt e mi avvio verso la cucina per bere un bicchier d'acqua.

Non accendo nemmeno la luce, tutto mi viene molto naturale, pur sentendomi un ospite, sono a casa mia e mi muovo come se non l'avessi mai lasciata.

Posata di fianco al lavandino trovo una tazza vuota ancora tiepida. Susanna non ha cambiato i suoi gusti, adorava le tisane e le ama ancora, peccato non averla incontrata. Non resisto alla tentazione e, come uno sciocco avvicino il mio naso alla tazza vuota nella speranza di poter sentire oltre all'aroma bevuto anche il suo profumo. E, avvolto nei miei ricordi, ritorno nella mia camera.

Mi risveglio alle prime luci dell'alba. Le finestre lasciano filtrare un raggio di sole che si riflette sulla parete di fronte al mio letto illuminando quasi per dispetto un vecchio libro di Susanna risalente ai tempi della scuola. Mi alzo e mi avvicino alla libreria, prendo tra le mani quel libro e inizio a sfogliarlo quasi a voler trovare all'interno briciole di quell'amore che già allora urlava per uscire.

Tra le pagine trovo un fiore essiccato, ricordo ancora quando glielo avevo regalato dicendole che l'avrei amata per tutta la vita, eravamo usciti da scuola e Mauro aveva già raggiunto la sua abitazione pertanto eravamo soli.

Poco dopo apro la finestra per ammirare lo splendido paesaggio che ho davanti. Le luci dell'alba danno un tocco particolare a qualsiasi veduta ed io non voglio perdermi questo spettacolo. Mi sporgo maggiormente per vedere meglio oltre il salice che predomina in giardino quando la scorgo. Sorseggia un caffè avvolta in una coperta per ripararsi dalla brezza mattutina nel terrazzino adiacente alla cucina mentre è intenta, anche lei, a osservare l'alba. Forse troppi pensieri le impedivano di dormire o forse anche lei sente la nostalgia di questo splendido spettacolo che nell'altra vita eravamo soliti ammirare insieme.

Mi ritiro facendo attenzione, non voglio essere visto ma non faccio in tempo. Probabilmente ha sentito il mio sguardo su di sé perché nel momento in cui sto per nascondermi lei, rivolge i suoi occhi verso di me. Non potevamo più scappare, era tempo di chiarimenti. Avevamo già tergiversato abbastanza.

Chiudo la finestra e mi avvio verso il terrazzino in cui si trova Susanna.

Susanna

Con le spalle rivolte alla porta, continuo a fissare un punto imprecisato davanti a me quando la sua mano si posa sulla mia spalla, anche senza voltarmi sono sicura che sia lui, riconoscerei il suo profumo ovunque, fa parte di me da sempre.

Mi volto lentamente rivolgendomi verso il suo profumo. "Ciao" – dico semplicemente alzandomi dalla sedia e avvicinandomi a lui – "Bentornato a casa"- e mentre pronuncio quelle semplici parole, il suo sguardo spazza via dal mio cuore tutta la sofferenza vissuta negli ultimi anni e tutte le lacrime versate, tutti i miei dubbi e tutte le mie domande, le mie difese si abbassano e mi trovo tra le sue braccia a un millimetro dalle sue labbra, ancorata al suo petto e in quel momento capisco che non è lui a essere tornato a casa ma io, perché solo tra le sue braccia mi sento veramente a casa.

Si allontana un attimo da me per donarmi ciò che ha in mano. È un piccolo fiore essiccato, lo riconosco, è quello della sua promessa rimasto nascosto tra le pagine di un libro per tutti questi anni. "Ricordi?" – mi chiede emozionato – "Ti amerò per tutta la vita ti avevo detto allora".

Tutte le mie paure crollano in un attimo, tra le sue braccia mi sento invincibile, certa che con lui ogni problema sarà risolto. Edoardo conoscerà finalmente il suo vero padre, si abituerà a lui e saremo finalmente la famiglia che abbiamo sempre desiderato e descritto nei nostri sogni ad occhi aperti.

Mauro avrebbe capito, in fondo non gli avevo mai dato alcun appiglio per illudersi che un giorno l'avrei amato.

Mi lascio andare e sorridendo finalmente alla vita, mi abbandono a un bacio appassionato, stretta fra le braccia del mio albatros.

"Mamma perché baci lo zio Tommaso?" – il nostro idillio è bruscamente interrotto dalla voce dell'innocenza. Nostro figlio ci guarda sorpresi e subito dopo chiede un bicchier d'acqua come se nulla fosse.

Visibilmente sconvolti e in assenza di spiegazioni plausibili decidiamo di assecondare il suo desiderio e sorridendo ci dirigiamo entrambi in cucina per versargli il bicchier d'acqua richiesto.

"Eddie che cosa fai in cucina a quest'ora?" – chiede Mauro scendendo le scale, preoccupato.

"Avevo sete papà" – risponde assonnato.

"Bene, ora ti verso da bere, poi te ne ritorni a nanna" – risponde Mauro nel ruolo che gli riesce meglio e cioè quello di padre dell'anno.

"Ho già bevuto" – risponde Eddie dirigendosi verso le scale per tornare a letto, trascinando Willy con sé – "mi ha dato da bere mamma, era in cucina con lo zio Tommaso."

Mauro

I primi raggi del sole che entravano dalla finestra avevano interrotto il mio sonno. Avevo teso la mano verso l'altra metà del letto e Susanna non c'era. Non era una cosa strana, amava alzarsi molto presto il mattino e perdersi ammirando i colori dell'alba mentre sorseggiava un caffè. Per lei questo era quasi un rito, durante il quale perdeva contatto con il mondo esterno quasi a volersi connettere con qualcuno o qualcosa d'irraggiungibile.

Dei rumori al piano terreno però mi avevano insospettito e, preoccupato per Eddie, mi ero avvicinato alla tromba delle scale. E da lì li avevo visti. Erano lì, persi uno nelle braccia dell'altro, lontani anni luce dalla realtà che avevano intorno, immersi in un bacio da togliere il respiro, desiderato per due anni otto mesi e nove giorni.

Il mio sogno si era nuovamente trasformato nel peggiore dei miei incubi, stavo per ritirarmi pronto a deporre la armi e ammettere la mia sconfitta in questa battaglia per la quale non avevo mai avuto nessuna possibilità di vittoria quanto la voce di Eddie che chiedeva alla sua mamma "perché baci lo zio Tommaso?" mi aveva fatto sperare di avere ancora una possibilità.

Avevo lui, mi chiamava papà, era mio figlio, nessun meglio di me sapeva quanto lo fosse.

Mi buttai nella mischia e scesi al piano di sotto fingendo stupore nel trovare Eddie in cucina a quell'ora.

Una nuova albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora