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Susanna

Da un tempo indefinito, seduta sul water, guardavo quelle due linee che inequivocabilmente indicavano la positività del test di gravidanza.

Per uno strano scherzo del destino avevo scelto di fare il test proprio oggi, il giorno del terzo compleanno di Edoardo.

Ero incinta, aspettavamo un altro figlio, eppure non riuscivo a essere felice. Mi veniva difficile gioire di un'altra vita quando Edoardo mi era stato strappato dal cuore e non sapevo nemmeno, dove si trovasse e se mai l'avrei riabbracciato Pensavo a lui incessantemente, chiedendomi che cosa stesse facendo e pensando, era troppo piccolo per capire la situazione, magari stava piangendo pensando di essere stato abbandonato e che cosa avrebbe pensato se, un giorno lontano, ci avesse visto con un altro figlio?

Milioni di pensieri e di domande giravano nella mia testa, al punto da farla scoppiare. Dovevo dirlo a Tommaso e non sapevo come affrontare l'argomento. Non aveva potuto gioire della prima paternità non essendo presente e non era corretto impedirgli di vivere questa, anche se non era proprio il momento, di essere felici.

Ma all'improvviso capii: questa nuova gravidanza era un segno. Il segno che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che presto saremmo tornati a essere una famiglia felice, io, Tommaso, Edoardo e il piccolo o la piccola che sarebbe arrivata. Decisi in quel momento che se fosse stata una bimba l'avrei chiamata Hope: speranza. Il sentimento che ci aveva dato la forza di non mollare mai.

"Tanti auguri di buon compleanno amore mio" – sussurrai al vento, sperando che portasse questo mio pensiero al mio bimbo, ovunque si trovasse in questo momento.

Tommaso

Finalmente l'avevo fatto. Ero andato a far visita alla tomba di mio padre. Con un anonimo mazzo di fiori in mano, attraversavo il cimitero fino a giungere davanti alla sua tomba. Un marmo bianco riportava con dodici cifre il riassunto di una vita intera. Una fotografia che lo ritraeva sorridente era l'unica nota allegra di un posto che parlava di morte.

Quando mio padre se ne era andato, ero troppo giovane per comprendere l'importanza della sua figura, mi sentivo pronto ad affrontare la vita ma poco propenso ad ascoltare i suoi consigli, convinto che lui sbagliasse e che io avessi ragione.

Avevo presto capito che lui aveva avuto ragione ed io torto ma ero stato troppo orgoglioso per ammetterlo, e purtroppo non avevo avuto una seconda occasione, se ne era andato improvvisamente e a me erano rimaste tante cose da dirgli e non lo avrei fatto mai più.

Mi chinai sulla tomba e misi i fiori nel vaso, sostituendo quelli presenti ormai appassiti.

Non ero mai stato capace di pregare in modo tradizionale e quindi non lo feci nemmeno questa volta.

Parlai a mio padre come se fossimo davanti ad una tazza di caffè, seduti al tavolo della cucina come accadeva un tempo che ora mi pareva lontanissimo. Gli raccontai la mia storia recente, quella che lui non poteva conoscere. Gli parlai di Edoardo e di Mauro che se l'era portato via, approfittando dell'ingenuità di mio figlio e della supplente e gli chiesi di aiutarmi dandomi la forza per riportarlo a casa.

Non so come ma questa "chiacchierata" seppur senza risposta, mi aiutò. Improvvisamente mi sentii più forte, pronto ad affrontare questa nuova battaglia. Avrei riportato Edoardo a casa ad ogni costo.

Con questa nuova forza interiore lasciai il cimitero per dirigermi verso casa. Lanciai un bacio nel vento, sperando che raggiungesse il mio bimbo, nel giorno del suo terzo compleanno.

"Buon compleanno amore mio, presto ti riporterò a casa, fosse anche l'ultima cosa che faccio".

Arrivai a casa, dove trovai Susanna, mi sorpresi della sua presenza, solitamente a quell'ora era al ristorante ma oggi no. Aveva preparato un delizioso pranzetto e apparecchiato in terrazza, cosa abbastanza insolita, nei suoi occhi leggevo dolore ma in mezzo ad esso coglievo un guizzo di felicità, capii che doveva dirmi qualcosa, i suoi occhi parlavano ancora prima della sua bocca.

Una nuova albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora