CAPITOLO 8 - seconda parte

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Susanna

Ospedale cittadino 28 novembre 2018

Un urlo sovraumano esce dalla mia bocca, nemmeno credevo di essere in grado di emettere un suono simile.

Sono qui in questa stanza asettica, tremante e spaesata, con la mia camicia da notte bianca, rigorosamente abbottonata sul davanti come richiesto dall'ospedale. Sento pungente l'odore del disinfettante con cui è stata pulita, ma sento ancora più pungente l'odore della paura. Mauro è al mio fianco ma io mi sento sola, mi manca Tommaso, le sue mani che stringono le mie, la sua sicurezza, le sue parole che mi avrebbero aiutato, il suo dolce sorriso che mi avrebbe dato la forza che ora mi manca. Ho paura e sono sola, senza di lui.

Edoardo sta per venire al mondo e le mie sono urla di dolore. Un'ostetrica durante il corso pre-parto frequentato ci disse che il reparto maternità è l'unico dove il dolore è positivo; il mio non lo era. Il mio era un misto di dolore fisico e rabbia, non era così che avevo previsto il mio diventare madre. Sono un'inguaribile romantica e le cose sarebbero dovute andare in un altro modo. Urlo e piango tutte le mie lacrime quando, dopo un'ultima spinta dolorosissima, un pianto, questa volta non il mio, rompe il silenzio della stanza.

Edoardo viene posato tra le mie braccia, lo stringo al mio petto inebriandomi con il suo profumo, è un bambino bellissimo con gli occhi di suo padre ed io non posso far altro che annegare nel suo sguardo.

"Benvenuto al mondo Edoardo" – dico baciandolo e stringendolo a me – "quanto vorrei che tuo padre fosse qui".

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