Comando della polizia locale
28 novembre 2021
Tommaso
"... pertanto non possiamo più continuare le ricerche".
Sentii soltanto la fine della frase che il capitano aveva detto. Dopo l'affermazione iniziale e l'esposizione dei fatti, il mio cervello aveva cominciato ad elaborare tutte queste informazioni assurde e devastanti allo stesso tempo, non consentendomi di pensare con lucidità.
Mauro era partito con mio figlio munito di un regolare passaporto richiesto con l'assenso di entrambi i genitori!
Era evidente che l'assenso di Susanna fosse stato falsificato ma quel che c'era di più grave era che Mauro risultasse padre legittimo di Edoardo e quindi "autorizzato" a farlo viaggiare ovunque volesse con lui.
La polizia aveva le mani legate, il viaggio di Mauro con il figlio non aveva nulla d'irregolare secondo loro. Che avesse falsificato la firma per l'autorizzazione all'altro genitore andava dimostrato e al momento oltre alla parola di Susanna non avevamo nulla.
Tutto improvvisamente era contro di noi. Riavere nostro figlio non sarebbe stata una cosa facile purtroppo.
Oggi compiva tre anni, e avrebbe festeggiato lontano da noi che lo amavamo più di ogni altra cosa al mondo.
Intanto a Gatunga ...
Deborah
"Tanti auguri a te, tanti auguri a te" – cantavo cercando in qualche modo di entusiasmare quel bimbo che a braccia conserte teneva il broncio e non ne voleva sapere nulla di soffiare sulle candeline.
"Dai Eddie, soffia, esprimi un desiderio!" – tentai ancora.
"Voglio la mia mamma e il mio papà!" " Voglio tornare a casa, non la voglio la tua torta!".
Come potevo biasimarlo? Avevo fatto l'impossibile per rendere questo giorno almeno degno di essere vissuto ma era ovvio che così non fosse.
Dei miei stupidi palloncini e della mia stupida torta a Edoardo non interessava proprio nulla, nonostante la tenera età.
Mauro si era illuso che avrebbe dimenticato velocemente e che si sarebbe adattato presto alla nuova realtà ma non aveva fatto i conti con il carattere di quel bimbo che continuava a spacciare per suo ma che in cuor mio ero certa non fosse così.
Nel suo sguardo e nei suoi modi gentili coglievo molte affinità con Susanna, che ero sicura fosse la madre, ma di Mauro non coglievo proprio nulla in lui. Quel bimbo aveva una caparbietà e un carattere che Mauro poteva soltanto sognarsi.
Il giorno del loro arrivo, dopo esserci calmati entrambi, mi aveva raccontato tra le lacrime una storia strampalata alla quale sin da subito non avevo creduto, mi disse di aver intrapreso quel lungo viaggio per sfuggire alla triste realtà in cui stava vivendo Eddie. Susanna aveva perso la vita in un terribile incidente stradale, mi disse (peccato che mi descrisse passo dopo passo l'incidente in cui persero la vita i genitori di Susanna senza nemmeno rendersi conto che io conoscessi quella storia ...) ma lui non aveva avuto il coraggio di dirlo a Eddie, perciò al termine delle esequie, alle quali non aveva partecipato, l'aveva portato lontano dalla sua casa con la speranza che avrebbe presto dimenticato il suo passato e loro due avrebbero potuto costruirsi una nuova vita.
Avevo quindi chiesto, dove fosse seppellita, e lui, sempre in lacrime mi aveva raccontato di aver sparso le sue ceneri in un posto vicino a casa, che lei adorava, dove erano soliti trascorrere i pomeriggi insieme.
Avevo quindi chiesto di Tommaso ma anche qui avevo ricevuto risposte evasive, in pratica secondo il suo racconto Tommaso non si era mai ripreso completamente dall'incidente e non aveva mai lasciato la clinica in cui era stato ricoverato.
Conoscevo Mauro da tanti anni, e ahimè lo avevo amato tanto da illudermi che alla fine mi avrebbe amato anche lui. Prima di essere sua moglie ero stata la sua assistente e questa profonda conoscenza del suo carattere mi dava la certezza che in tutto il racconto non ci fosse nulla di vero. Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero più che certa. Decisi però di assecondarlo, probabilmente standogli vicino a lungo sarei riuscita a scoprire qualcosa.
La festa, come prevedibile, fu un disastro. Eddie nemmeno assaggiò la torta di compleanno tanto apprezzata invece dagli altri bambini del villaggio. Nemmeno il super regalo del suo papà attirò la sua attenzione, soprattutto perché un aereo telecomandato regalato a un bambino di tre anni che non sogna altro che tornare a casa, non è esattamente il regalo più azzeccato .....
Mancavo dall'Italia da qualche anno ormai ma, pur non potendoci tornare, avevo mantenuto ancora contatti con persone delle quali mi fidavo e che avrebbero potuto aiutarmi a scoprire la verità.
Avevo pagato a caro prezzo un errore giudiziario, mi ero fidata delle persone sbagliate e avevo difeso un cliente che altro non aveva fatto se non approfittare di me fin dall'inizio. Si era professato innocente ed io gli avevo creduto, tutte le prove erano a suo favore ed io ci ero cascata. In realtà era un potente boss mafioso che alla fine era stato smascherato e condannato. Purtroppo, insieme con la sua, era partita anche la mia condanna. Mi aveva minacciato, promettendomi che me l'avrebbe fatta pagare e che l'ultima cosa che avrei ricordato sarebbe stata la sua faccia quando avrei lasciato questo mondo. Non potevo permettere che ciò accadesse perciò avevo deciso di lasciare l'Italia per il mio e per il bene di mia figlia. Ebbene sì, ero madre, di una splendida bimba di circa otto anni e Mauro era suo padre. Sara era l'unico grande dono che mi aveva fatto durante il nostro matrimonio, anche se mentre era stata concepita, mi aveva chiamata Susanna ...
Quindi lo avevo lasciato, pur sapendo di essere incinta ma consapevole di non volerglielo dire. Non volevo continuare a mendicare il suo amore, tanto non l'avrei mai avuto. Sarebbe rimasto con me per il bene della bambina ma sapevo che avrebbe amato solo lei. Non c'era mai stato posto nel suo cuore per me, Susanna lo riempiva completamente e nemmeno un figlio avrebbe cambiato questa situazione.
Quando mi aveva chiamato chiedendo il mio aiuto, quasi avevo sperato che le cose finalmente si sarebbero sistemate. Avevo quasi deciso di fargli conoscere la figlia, anche se non stavamo insieme, ritenevo giusto che si conoscessero ma ora, dopo le bugie che mi aveva raccontato, non ero più certa che fosse la mossa giusta.
Avevo pregato quindi Suor Laura, a capo della missione umanitaria della quale facevo parte, di badare a Sara per alcuni giorni, dicendole che sarei andata in un villaggio vicino per alcuni giorni per risolvere alcuni casi di cui mi stavo occupando. Per Sara non era una novità, perciò aveva accettato questa mia partenza senza alcun problema.
Il villaggio per lei era come una grande famiglia, ci era nata e cresciuta, in mia assenza non si sentiva mai sola.
Un giorno forse, conoscerà suo padre ma per il momento è meglio che nessuno dei due conosca l'esistenza dell'altro.

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Una nuova alba
ChickLitUna storia d'amore e d'amicizia destinata a trovare tanti ostacoli