Oggi
Mauro
Amo Susanna da sempre, non saprei definire esattamente da quando, da sempre è l'indicazione di tempo migliore che riesco a trovare.
Non è stato difficile innamorarmi di lei, lo è stato doverci rinunciare e allontanarmi senza nemmeno provarci nel momento in cui ho capito che lei era innamorata di Tommaso, da sempre. Esattamente come me di lei.
Ho anche tentato di dimenticarla, sposando la mia socia e illudendomi di esserne innamorato ma la bugia purtroppo non ha retto per molto, Deborah mi ha lasciato velocemente trasferendosi addirittura all'estero. Ufficialmente abbiamo detto a tutti che il matrimonio è naufragato perché avevamo ambizioni diverse e lei sognava una carriera oltre confine ma la realtà è che ben presto ha capito che io non l'avrei mai amata e dopo un'infuocata notte d'amore durante la quale le ho sussurrato "Susanna ti amerò per tutta la vita" ha fatto le valigie e non ne ha più voluto sapere nulla di me.
Eravamo i tre moschettieri, vero, solo che gli originali erano tre uomini mentre noi eravamo prima due ragazzi e poi due uomini e lei una donna .... Una bellissima e fantastica donna. Bellissima perché non sapeva di esserlo e pertanto non faceva nulla per apparire e fantastica perché un animo come il suo non si può definire diversamente.
Sono la seconda scelta, ne sono consapevole ma quando mi sono ritrovato al suo fianco, a raccogliere i cocci di quella meravigliosa creatura che non desiderava altro che morire per raggiungere il suo amato, non ho potuto far altro che mettere da parte il mio orgoglio ferito e sfoderare il più puro dei sentimenti: l'amore, che sempre ho provato per lei, celato sotto forma di amicizia.
Quando poi Edoardo è venuto al mondo e l'ostetrica me l'ha posato tra le braccia, mi sono sentito l'uomo più felice della terra. Ero perfettamente consapevole che non fosse mio figlio ma in lui vedevo Susanna e il mio amico scomparso e non potevo fare nient'altro che amarlo e crescerlo come fosse mio.
Ho materialmente occupato il posto del mio migliore amico scomparso in missione. L'ho sostituito in tutto quanto di materiale possa fare un marito: sollevare la moglie dalle faccende domestiche più pesanti, portare fuori la spazzatura la sera, pulire la lettiera del gatto e cose di questo genere ma non sono mai stato suo marito in senso biblico; nel suo cuore non c'è posto per me ma solo per Tommaso.
Lei ha silenziosamente accettato la mia presenza nella sua vita fin da subito, dalla sera stessa in cui abbiamo portato a casa Edoardo dall'ospedale. Pensandoci bene da quella sera non ho più lasciato quella casa. Noi tre stiamo molto bene insieme, ridiamo, scherziamo, progettiamo il futuro come una vera famiglia, Edoardo mi adora e il sentimento è reciproco, mi si scalda il cuore quando mi tende le braccia chiamandomi papà. Sono un padre per lui, e lo sarò sempre o almeno fino a quando lui mi vorrà al suo fianco come tale.
Tra noi funziona tutto apparentemente alla perfezione fino all'ora di andare a letto. Fino allora siamo una famiglia ma quando scende la sera e si avvicina l'ora di dormire le barriere di Susanna, che sotto certi aspetti di giorno si abbassano, tornano ad alzarsi. Torniamo a essere i due amici di sempre che dormono insieme come al tempo del campeggio estivo. Susanna non ne ha mai voluto sapere nulla del mio sentimento, non mi ha mai permesso di andare oltre, di superare quella barriera invisibile che ci separa, quasi avesse il timore di sentirmi dire che la amo e avere così la conferma di quanto sa da sempre. Le avevo anche proposto di sposarmi per salvare le apparenze e lei aveva accettato ma non ha mai fatto nulla per accelerare le cose. Riteneva che fosse giusto dare a Edoardo una certa stabilità e una famiglia "vera" fatta di un papà e di una mamma cioè di un marito e di una moglie. Naturalmente si sarebbe trattato di una cerimonia semplice, senza festeggiamenti e senza invitati, solo i parenti stretti, ed io mi sarei occupato della preparazione dei documenti necessari. La parte burocratica era facile da sistemare, era il mio lavoro. Per i suoi sentimenti nei miei confronti avremmo dovuto lavorare ancora molto. Dalla sua mente e dal suo cuore Tommaso non se ne era ancora andato.
Purtroppo Edoardo non ha avuto la fortuna di conoscere suo padre biologico: Tommaso. Sarà sicuramente orgoglioso di lui quando Susanna gli racconterà dell'uomo straordinario che è stato, e a questo proposito abbiamo scelto di dedicargli una parete di casa dove abbiamo appeso parecchie fotografie dedicate alle sue missioni, ma per il momento abbiamo deciso di comune accordo, vista la tenera età, di lasciargli credere che io sia il suo papà e lui non ha ancora posto domande riguardanti le fotografie.
Che la situazione fosse complicata ce ne rendemmo perfettamente conto da subito ma, se al momento della sua scomparsa ci era parsa la soluzione migliore, tutte le nostre certezze crollarono quando ci informarono del suo ritorno.
Ebbene sì, il mio amico fraterno non era morto in quella missione come i suoi commilitoni. Tommaso era sopravvissuto all'attentato. L'esplosione lo aveva sbalzato dall'abitacolo del veicolo sul quale viaggiava fin sotto le lamiere di un altro mezzo e questa carcassa metallica gli aveva salvato la vita. Svenuto e ferito era stato fatto prigioniero e torturato dagli stessi ideatori dell'attentato con l'intenzione di spremergli informazioni utili alla loro causa. Avevano però sottovalutato la prestanza fisica di Tommaso che, nonostante gli acciacchi post incidente e le ferite procurategli dalle torture era riuscito a eludere la sorveglianza e scappare.
Per mesi si era rifugiato nelle zone montuose settentrionali ai confini con Iran e Turchia vivendo di quanto gli regalava la natura e la popolazione. Quando possibile, prestava aiuto alle popolazioni locali dando una mano alle piccole proprietà a conduzione famigliare, in cambio otteneva un posto riparato, dove dormire per qualche notte poi, riprendeva il suo viaggio. Era comunque in stato confusionale, l'attacco l'aveva colpito nel profondo del suo essere, non riusciva a mettere a fuoco quanto realmente fosse accaduto, si svegliava nel cuore della notte sentendo urla terribili, erano le grida di sofferenza dei compagni caduti e gli era difficile accettare di essere l'unico sopravvissuto. La situazione ben presto era degenerata, i suoi momenti di delirio avevano superavano nettamente i suoi momenti di lucidità fino al giorno in cui, in preda al panico e deciso a scappare aiutato dalle voci che sempre sentiva, si era lanciato nel vuoto convinto di indossare un paracadute.
Era stato trovato per la seconda volta miracolosamente vivo, semi-cosciente a terra con una grave ferita alla schiena, senza documenti, in abiti civili e senza possibilità di essere riconosciuto.
Con il tempo erano risaliti alla sua identità e avvisata la Farnesina, quest'ultima aveva immediatamente comunicato questa meravigliosa notizia alla moglie e indirettamente a me.
E ora noi da due anni a questa parte ogni giovedì intraprendiamo il viaggio della speranza verso quella clinica in attesa di sviluppi, che fino ad oggi con mia grande gioia non erano arrivati.
Ancora una volta il mio sogno era finito ancora prima di cominciare.
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Una nuova alba
ChickLitUna storia d'amore e d'amicizia destinata a trovare tanti ostacoli