NOI

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Ieri

Susanna

Io, Tommaso e Mauro eravamo inseparabili. Gli abitanti del quartiere ci avevano soprannominato affettuosamente i tre moschettieri nonostante io fossi una donna.

Per noi che eravamo ragazzini questa differenza, non esisteva, io nonostante i lunghi capelli avevo l'indole di un maschiaccio, inoltre a quei tempi non avevo forme e il mio corpo ancora acerbo senza alcuna sembianza femminile, mi permetteva di arrampicarmi sugli alberi con loro senza alcun problema anzi, a volte la mia leggerezza e le mie gambe da fenicottero (allora le vedevo così) mi permettevano di essere più brava di loro. Le corse in bicicletta non mi spaventavano, nemmeno le sbucciature sulle ginocchia erano un impedimento per me, tanto poi c'era sempre Tommaso pronto a curarmele, come non lo era nessuna attività che i miei pazzi amici proponevano giornalmente al solo scopo di divertirsi.

Dopo aver corso verso nuove mete, molte delle quali immaginarie, in sella alla nostra bicicletta, per merenda io, che già allora amavo la cucina e sognavo di diventare la proprietaria di un ristorante, preparavo spesso i pancake, il suo dolce preferito mentre Mauro prediligeva cose più salutari ma, era sempre pronto a farci compagnia per non contraddire il suo miglior amico. Allora non lo capivo ma eravamo anime destinate a stare insieme, eravamo fatti l'uno per l'altra. Si dice che ognuno di noi nasca con un destino già scritto e nel nostro c'eravamo noi. Noi tre.

Gli anni passavano e così anche il nostro essere ragazzi.

 Io ero diventata una donna ormai, le mie lunghe gambe da fenicottero si erano ammorbidite assumendo un aspetto più femminile, ed anche il mio seno, completamente inesistente ai tempi delle corse in bicicletta era sbocciato come un fiore a primavera. Avevo smesso di rincorrerli, prediligevo molto di più guardarmi allo specchio o sognare ad occhi aperti davanti ad un romanzo d'amore e intanto loro, proprio come nella favola, si stavano trasformando da brutti anatroccoli in splendidi cigni che tutti m'invidiavano. Perché poi? Mi domandavo allora. Eravamo solo amici  ...

Il destino non era stato generoso con me, appena adolescente un incidente stradale mi aveva portato via i miei genitori. Un mattino prima di uscire per andare a scuola li avevo salutati con un sonoro bacio, loro quel giorno sarebbero andati fuori città per far visita a una vecchia zia di mio padre, io intanto ringraziavo silenziosamente la verifica che mi era stata assegnata e che m'impediva di saltare la scuola, perché in realtà non avevo nessuna voglia di far visita alla zia!

La mia scarsa attitudine alle visite parentali mi salvò la vita. Sulla strada del ritorno un colpo di sonno forse, o un guasto all'auto me li portò via per sempre. Rimasi sola e da quel giorno Tommaso fu tutto il mondo. La sua famiglia si prese cura di me e mi accolse come la figlia che non aveva mai avuto. Tommaso era ciò che di più caro avessi vicino, Questa nuova vita sotto lo stesso tetto e le sue continue attenzioni aveva fatto emergere quell'amore tanto soffocato negli anni precedenti. I primi tempi in casa loro il rapporto fu di fratellanza e di cameratismo. Dividevamo il letto per guardare la tv e farci solletico come buoni amici, proprio come ai tempi in cui scorrazzavamo in bicicletta e poi mangiavamo pancake. A poco a poco però le occhiate divertite si trasformarono in sguardi di complicità e di desiderio, ogni volta che mi afferrava per farmi il solletico, le sue mani indugiavano sempre di più sul mio corpo fino a trasformare il solletico in languide carezze e subito dopo anche i pancake furono sostituiti da roventi baci che lasciavano entrambi senza fiato. Stargli lontano era sempre più difficile, crescendo si era trasformato da brutto anatroccolo in splendido cigno, l'allenamento e lo sport che tanto amava, lo avevamo modellato, creando una meravigliosa figura che come il vino migliorava con gli anni.

I miei genitori mi mancavano molto e spesso la notte quando mi era impossibile trattenere le lacrime, solo la sua presenza mi aiutava. Si sdraiava al mio fianco e me le asciugava, mi cullava tra le sue forti braccia e rimaneva con me fino a farmi addormentare. A modo suo colmava quel vuoto che i miei genitori avevano lasciato con la loro morte improvvisa.

Una nuova albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora