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Deborah

Mi trovavo in ufficio alla missione, intenta a sbrigare una delle migliaia di pratiche utili per il finanziamento e il sostentamento della popolazione locale. Ero al telefono da un tempo interminabile con una società propensa a elargire una percentuale del suo fatturato alla nostra iniziativa, la cifra meritava tutta la mia attenzione, non potevo di certo mandare tutto all'aria soltanto perché vedevo Mauro agitarsi in anticamera.

Terminata la telefonata Mauro entrò in ufficio senza nemmeno chiedere permesso.

"Perché non me lo hai detto?" – esordì Mauro appena entrato.

"Perché non avresti capito" – risposi tranquillamente.

"Che cosa vuoi dire con non avrei capito"? Sara è mia figlia sicuramente, perché mi hai escluso dalla sua vita? "Perché non mi hai permesso di farle da padre?".

"Perché non era il momento giusto, non l'avresti amata come meritava di esserlo da parte di un padre".

"A quei tempi, sicuramente ricordi" – continuai – "le cose tra di noi non funzionavano; in realtà non lo avevano mai fatto, solo la mia testardaggine e il mio amore mi convinsero a tentare. Credevo che il mio amore per te potesse bastare per entrambi ma non era così. Tu a quei tempi non volevi figli e l'amore che provavi bastava soltanto per te stesso e per Susanna".

"Non ci sarebbe stato posto per noi due" – dissi.

"Come hai potuto andartene così, senza dirmi una parola della maternità"? Se me ne avessi parlato, avremmo potuto riprovarci, almeno per amor suo. "Come hai potuto sottrarla all'amore di un padre?". – domandò sempre più disperato Mauro.

"Esattamente come hai fatto tu" – risposi cercando di mantenere la calma – "ho preso un aereo e me ne sono andata, con un'unica differenza: io non ho sottratto figli a nessuno e non ho compilato dichiarazioni false per farli salire a bordo". Sara è nata qui e da nessuna parte risulta che tu sia il padre. Fortunatamente per lei, il vivere in mezzo a tantissimi orfani fa sì che non si debba porre la domanda del perché lei non abbia un padre".

"E il giorno che lo farà che cosa le dirai?" – mi domandò Mauro.

"Dipenderà da come saranno andate le cose nel momento in cui mi farà la domanda" – dissi.

"Che cosa vuoi dire"? "Spiegati meglio" – mi disse Mauro.

"Sai benissimo cosa voglio dire. Sei un avvocato e sono certa che sei a conoscenza delle pene inflitte per sottrazione di minore e per falsificazione di documenti necessari per l'espatrio. Rifletti su ciò che hai fatto. Consegnati alle autorità, paga le tue colpe e permetti a Tommaso e a Susanna di crescere il loro figlio come meritano e forse allora Sara saprà che la persona che ha conosciuto oggi è colui che le ha donato la vita, altrimenti lo saprà solo e se sarà lei a volerlo".

Senza aggiungere una parola, Mauro uscì sbattendo la porta. 

Una nuova albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora