Capitolo 2

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Ariel stava passeggiando nei giardini reali, diretta verso le sue serre, quando si sentì chiamare. Voltandosi vide camminare verso di lei il comandante Song. L'uomo si muoveva con una sicurezza ed una spavalderia tali da irritare la giovane.
"Per come cammina, sembra un incrocio mal riuscito tra una papera stitica, un gallo obeso ed uno struzzo con un palo al culo. Con quei baffi e quella specie di pizzetto spelacchiato poi, sembra un cinghiale. Mi chiedo come faccia a non vergognarsi del suo aspetto." pensò Ariel guardandolo.
"Oh mia stupenda Ariel! Ogni giorno che passa sei sempre più bella." disse Song avvicinandolese.
"Comandante Song, non mi sembra di avervi mai autorizzato ad usare nei miei confronti un tono così confidenziale né tantomeno di parlami in quel modo. Quindi vedete di mantenere le distanze e di rispettare il protocollo." disse Ariel visibilmente irritata e stizzita. Detestava profondamente quell'uomo e il solo vederlo e sentirlo parlare le urtava il sistema nervoso.
"Vi chiedo scusa Altezza, non succederà più." disse l'uomo in tono di scusa inchinandosi.

A Jinho Song non piaceva prendere ordini, soprattutto da una ragazzina di 16 anni, ma dovette ingoiare il rospo e scusarsi. Otto anni prima, grazie soprattutto a suo zio, il Commodoro Min, che aveva interceduto per lui presso i sovrani, l'appena diciottenne Jinho Song era stato nominato comandante in capo della flotta Reale e da quel momento aveva fatto di tutto per entrare nelle grazie del Re, con l'unico scopo di sposare la ragazza, anche se all'epoca Ariel aveva solo 8 anni, e diventare il nuovo sovrano del regno di Akator, anche a costo di ucciderne i tre fratelli.
Tutto sembrava procedere tranquillamente e andare secondo i suoi piani, almeno fino a quattro anni prima.

Inizio flashback.

Quel giorno Song si trovava in mare aperto sul Cigno Nero con la Principessa, quando si imbatterono nel Blue Ice, il vascello pirata del famigerato Kim Taejoon. Aveva riferito personalmente alla Principessa dell'avvistamento ma si era sentito rispondere di ignorarlo e fare ritorno verso la capitale. Preso dalla sua smania di protagonismo e volendo fare colpo su di lei, Jinho aveva ignorato l'ordine della ragazza e dopo averla chiusa a chiave nei suoi alloggi, aveva ordinato all'equipaggio di attaccarlo, commettendo così il suo primo più grande errore. Il capitano e il quartiermastro avevano cercato di fermarlo dicendogli che quelli non erano gli ordini di Ariel, ma Jinho li aveva uccisi con la sua spada senza pensarci due volte e aveva minacciato di far fare la stessa fine a chiunque avesse osato disobbedirgli. Alcuni marinai avevano tentato di ribellarsi, ma Song aveva estratto la sua pistola e li aveva uccisi a sangue freddo e agli altri non era rimasto che obbedire. Nella sua presunzione aveva sottovalutato il capitano Kim e i suoi uomini e aveva finito con il portare alla morte quasi tutto l'equipaggio del Cigno Nero.
Vedendo che le cose si stavano mettendo male, era scappato a nascondersi sotto coperta, lasciando la bambina in balia dei pirati.

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Il capitano Kim era salito a bordo del Cigno Nero ed aveva fatto irruzione nella cabina del capitano, trovandoci solo una ragazzina appena dodicenne con in mano una spada più grossa di lei.

Alcuni marinai che lo avevano seguito avevano cominciato a ridere, trovando quello scricciolo divertente e tenero al tempo stesso. La piccola aveva cercato di difendersi come meglio poteva, ma era stata presa alle spalle da un marinaio che l'aveva sollevata senza problemi, portandola a bordo del Blue Ice.
Dal suo nascondiglio Song aveva sentito tutto, ma non si era mosso, troppo codardo per mettere a rischio la sua vita.

Quando non aveva sentito più rumori era uscito dal nascondiglio ed era salito sul ponte, trovandosi davanti una carneficina. Il Cigno Nero era stato assicurato al Blue Ice con delle cime e al timone c'era solo un uomo che faceva in modo che i due velieri non cozzassero l'uno contro l'altro. Stava cercando un modo per liberare il veliero e tornare ad Akator con una scusa, quando aveva visto un giovane mozzo alzarsi traballante e ferito, camminare reggendosi alla parete del cassero di poppa per non farsi vedere dal pirata, raggiungere il nostromo di bordo, anch'egli ferito, aiutarlo ad alzarsi per poi confabulare sommessamente. Avrebbe voluto urlargli contro ma sapeva che così facendo avrebbe attirato l'attenzione dell'uomo al timone e lui non voleva proprio morire. Si nascose dietro un barile e rimase a guardare quello che avrebbero combinato i due.
Dopo un po' il mozzo, approfittando del fatto che stesse arrivando il tramonto, scivolò nuovamente lungo la parete, scavalcò il parapetto del Cigno Nero stando attento a non farsi vedere dall'uomo al timone e arrampicandosi dall'esterno gli arrivò alle spalle e gli tagliò la gola con un coltello, mettendosi poi al suo posto. Era stato poi raggiunto dal nostromo e avevano confabulato un po'.

La principessa e il pirataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora