Parte 30 - Figli di Roma

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Una città intera aspettava con il fiato sospeso che Nicolò calciasse quel pallone. C'era chi pregava, chi stringeva la mano dei suoi amici o dei suoi cari, chi chiudeva gli occhi e chi rimaneva semplicemente in silenzio. Ecco cosa aveva colpito il ragazzo più di tutto il resto: sull'Olimpico era calato un silenzio surreale. Nessun suono, niente cori, niente più tifo, solo silenzio. Quando il suo piede ha colpito la palla, quel rumore sordo è risuonato in tutto lo stadio. È bastata una frazione di secondo e il tempo, che sembrava essersi fermato, ha ripreso a scorrere normalmente. Roma è esplosa in un boato di gioia e Nicolò si è ritrovato circondato dai suoi compagni in festa.
Ce l'aveva fatta, erano diventati campioni. Una gioia inspiegabile gli ha riempito il petto e con un urlo liberatorio ha sfogato tutte le sue paure, la sua ansia, la pressione e il senso di responsabilità che lo avevano oppresso nei giorni precedenti.
È corso sotto la curva per ricevere l'abbraccio e il calore dei suoi tifosi che subito lo hanno accolto. Ne avevano passate tante insieme, aveva donato tutto a quella maglia (persino due crociati) e nonostante non fosse nato lì, ora si sentiva uno di loro. "Figli di Roma, capitani e bandiere" recitava uno striscione durante uno dei suoi primi derby nella capitale. Vedeva sventolare le facce di Totti e De Rossi e, il pensiero che forse un giorno sarebbe diventato come loro, lo faceva emozionare come un bambino.

Serena, seduta al suo posto in tribuna, si è alzata di scatto non appena il pallone ha fatto gonfiare la rete. Il suo urlo di gioia si è unito al boato di altri migliaia di tifosi: ce l'avevano fatta. La sua Roma era campione d'Europa ed era stato proprio il "suo" Nicolò ad aver permesso tutto ciò. Lo ha visto esultare assieme alla Curva Sud e per un attimo si è pentita di aver accettato l'invito in tribuna d'onore, ma in fondo sapeva di aver fatto la cosa giusta. Non avrebbe mai dimenticato il loro sguardo prima del rigore decisivo e nemmeno lui ci sarebbe riuscito tanto facilmente. In quella notte magica persino gli ospiti ben pettinati e composti che solitamente occupavano quel settore senza mostrare alcun tipo di passione si sono scatenati con cori, abbracci, lacrime di gioia e urla liberatorie. Prima della premiazione, le mogli, le fidanzate e i figli dei calciatori, Serena compresa, sono state accompagnate dallo staff dell'Olimpico a bordo campo per abbracciare i loro cari. "Sei contenta?" ha chiesto Michela alla sua amica mentre scendevano nel tunnel.
Lei e Riccardo, dopo il prestito del ragazzo a Genova qualche anno prima, si erano incontrati per caso nella città ligure dove la giovane era in viaggio con gli amici e tra di loro era scoccata di nuovo la scintilla della prima sera. Da allora avevano intrapreso una relazione a distanza, erano cresciuti assieme e, al rientro a Roma di Riccardo, non avevano perso tempo e si erano sposati. Qualche mese dopo a completare le loro vite era arrivato Christian, un bellismo bambino a cui era impossibile non affezionarsi. Serena e Michela passavano insieme moltissimo tempo anche grazie all'amicizia che legava i loro ragazzi.
Hanno raggiunto il manto erboso mentre il piccolo Christian si rincorreva con i due gemellini figli di Tammy Abraham.
I giocatori della Roma erano un gruppo unito e spesso capitava che organizzassero feste ed eventi durante i quali anche le loro famiglie avevano imparato a conoscersi e ad affezionarsi le une alle altre.
"Glielo hai detto?" ha sussurrato Michela alla sua amica cercando di tenere fermo il suo bambino che non ne voleva proprio sapere. Serena ha sorriso un po' in imbarazzo, ma prima che potesse rispondere la cerimonia di premiazione è finalmente cominciata e gli applausi scroscianti hanno sovrastato la sua risposta.

Nicolò era in fila dietro a tutti gli altri suoi compagni, sguardo fiero e petto in fuori, pronto a ricevere la medaglia d'oro e la meritata coppa da innalzare al cielo.
Prima di salire sul palchetto per essere premiato ha rivolto lo sguardo verso la sua fidanzata e dopo averle regalato il suo sorriso migliore le ha mandato un bacio mimando con il labiale le parole "ti amo".
Le aveva chiesto di diventare sua moglie il giorno in cui erano riusciti a conquistare la finale e lei aveva immediatamente accettato. Il loro amore era più forte di qualsiasi altra cosa e nonostante i tentativi da parte dei giornalisti di separarli, lo avevano sempre vissuto nel modo più puro e genuino possibile.
Nicolò si è avvicinato alla coppa scintillante che occupava un pianale rialzato e l'ha afferrata saldamente con entrambe le mani. Ha raggiunto i suoi compagni, l'ha baciata e poi l'ha alzata al cielo in un esplosione di coriandoli giallorossi e fuochi d'artificio che hanno fatto impazzire i tifosi presenti all'Olimpico. Dopo le foto e i festeggiamenti ha finalmente raggiunto la sua fidanzata. Lei gli si è stretta al petto con gioia e si sono abbracciati e baciati con passione noncuranti del pubblico attorno a loro. "Ce l'hai fatta! Abbiamo vinto!" ha gioito Serena mentre lui la faceva volteggiare tra le sue braccia. Lui ha sorriso come un ragazzino e l'ha baciata ancora una volta. Sentirla parlare al plurale lo rendeva più fiero che mai perché sapeva di aver reso contenta lei e migliaia di altre persone.

"Il calcio è solo un gioco" "Sono ventidue miliardari in mutande che prendono a calci un pallone" "Lascia perdere, non sarai mai nessuno" "Cresci e trovati un lavoro vero" "Non è cosa per ragazze, pensa a giocare con le bambole"...

Quante volte si erano sentiti ripetere queste frasi nel corso della loro vita. Eppure era solo grazie a quello "stupido gioco" se ora si trovavano lì, uno di fronte all'altra, entrambi campioni di Europa. Se lei fosse stata come tutte le altre ragazze disinteressate di pallone forse non si sarebbero mai innamorati. Se quella sera non avessero vinto quel derby e non fossero entrati in quella discoteca la loro storia non sarebbe mai cominciata.

"Devo dirti una cosa importante" ha detto ad un tratto Serena mentre accompagnava il suo fidanzato a congratularsi con i suoi compagni. Nicolò si è girato di scatto e le ha proposto di parlare in un angolo appartato, ma proprio in quel momento Pellegrini lo ha raggiunto per fargli i complimenti. "Sei stato bravo Nico. Hai onorato quella fascia e hai finalmente riportato la nostra Roma dove merita di stare" ha detto dopo averlo abbracciato. "Avrei voluto che tu fossi in campo con noi..." ha risposto il numero ventidue un po'emozionato. "Ero con voi. C'ero io e c'erano i migliaia di Tifosi che ci accompagnano dagli spalti" ha ribadito il capitano rivolgendo un sorriso anche verso Serena. Dopo la loro conversazione la squadra e le famiglie dei calciatori si sono riuniti in un allegro corteo per fare ancora una volta il giro dello stadio portando la coppa in trionfo. Nicolò era in testa, Serena al suo fianco e quando sono passati sotto la Curva Sud un applauso assordante li ha accolti. Entrambi erano ormai considerati figli di Roma, l'una di nascita, l'altro di adozione. Quella coppa significava tanto per il popolo giallorosso e il fatto che fosse proprio lui, fidanzato con una ragazza che frequentava la curva, rendeva tutto ancora più speciale.
I festeggiamenti all'interno dello stadio sono durati ore, nessuno aveva intenzione di lasciare il campo in una notte simile. C'era chi si portava via il pallone, chi aveva vestito suo figlio con la maglia con cui aveva giocato, chi tagliava un pezzo di rete via dalla porta per tenerlo come ricordo...
Nicolò aveva preso la fascia da capitano e l'aveva fissata sul braccio della sua fidanzata perché sapeva che il merito di quel rigore segnato era in parte anche suo. Aveva pensato a lei prima di tirare e la sua gioia incontenibile per quella vittoria lo rendeva l'uomo più felice del mondo.
"Che cosa dovevi dirmi?" le ha chiesto sorridendo dopo essersi scattati qualche foto con la coppa in mano.

Serena è tornata improvvisamente seria: era arrivato il momento. In quella serata magica aveva una grande notizia da annunciare a Nicolò, ma temeva in una reazione diversa da parte sua rispetto a quella che si aspettava. "Presto non saremo più solo io e te..." ha mormorato diventando rossa per l'imbarazzo. Il calciatore è rimasto a bocca aperta con un'espressione attonita sul volto. "Stai dicendo che..." ha balbettato provando a connettere la lingua e il cervello che ormai era andato in tilt. "Aspetto un bambino Nico!" ha esclamato la ragazza abbracciandolo forte a sé. Sentiva il suo cuore accelerare e quando lui l'ha stretta tra le braccia ogni preoccupazione è scivolata via. "Pensavo che vincere la Champions con questa maglia fosse la cosa più bella che mi sarebbe potuta accadere stasera, ma evidentemente mi sbagliavo" ha riso Nicolò provando a contenere l'emozione. "Ti amo" ha aggiunto baciando le labbra della sua fidanzata. "Anzi vi amo" si è corretto accarezzandole la pancia che si notava appena.

Si sono allontanati sul prato mano nella mano, la maglia della Roma addosso e una gioia immensa nel cuore, consapevoli di vivere il sogno più grande della loro vita. Erano campioni d'Europa e presto sarebbero diventati i genitori di un altro lupacchiotto.

Fine.


Ciao a tutti!
Siamo giunti alla fine di questa storia e non posso credere che le avventure di Nicolò e Serena si siano concluse. Grazie a tutti coloro che mi supportano dai primi capitoli e a tutti voi che siete arrivati fino a questo punto.
Vi voglio bene💕
Spero di tornare presto con un'altra storia.

Voglio solo star con te❤💛- Nicolò ZanioloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora