3. LAUREN

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Erano le sei di sera quando finalmente mi decisi. Scesi le scale cercando di non fare rumore e mi avvicinai alla porta della cucina, il cuore che mi martellava nel petto. Volevo parlare con mamma del college. Mi ero già ripetuta il discorso più volte. Da quando era scomparsa Lauren le cose si erano fatte più complicate. I miei avevano accettato il fatto che andassi all'università solo perché c'era lei. Avevo bisogno di un appoggio in caso di bisogno. Ora che Lauren non c'era più, beh, era tutto da vedere. Mi bloccai con una mano sulla maniglia non appena capii che mia madre stava parlando al telefono.

-No, non dovremo dirglielo- la voce era rotta, sembrava quasi che stesse piangendo. Arretrai. Non era il momento giusto. –Quella povera ragazza ha già sofferto molto-

Cosa? Cosa non volevano dirmi?

-No, la diagnosi è sempre la stessa... sospettano che possa peggiorare- continuò.

Sentii le ginocchia tremarmi. La visita all'ospedale quindi non era stata solo un controllo. La vista mi si appannò. Mi appoggiai al muro per sorreggermi. Improvvisamente tutto perdeva di significato.

-Sì... mi ha chiamato nel pomeriggio, servono altre analisi, ci sarebbe una cura sperimentale- continuò mia madre, poi sospirò -certo, ne parliamo quando torni- la sentii riattaccare.

Mi allontanai il più rapidamente possibile. Non volevo che mi sentisse e, peggio, non volevo che mi vedesse, non ora che stavo per scoppiare in lacrime. Ignorai Izzy, che stava scendendo le scale, il cellulare premuto all'orecchio. 

-Ehi!- mi urlò, quando la urtai.

Non le risposi.

-Ragazzina!- gridò.

Mi voltai ad affrontarla. Mia cugina sgranò gli occhi, sorpresa dalla mia espressione. -Smettila di chiamarmi così- ruggii.

Izzy mi fissò ammutolita per la prima volta nella sua vita. Io non le lasciai il tempo di replicare e corsi di sopra.

Chi non ha avuto una Izzy nella propria vita? Un'ape regina che crede di essere la migliore.

Mi rifugiai in camera mia e chiusi la porta. Avevo bisogno di pace e silenzio. Mi buttai nel letto. Ero confusa. Possibile che la malattia stesse peggiorando? Eppure il dottor Brown era stato subito ottimista, aveva detto che certo, il problema sarebbe stato cronico, ma che probabilmente non sarei peggiorata. Probabilmente. Colpii con un pugno il materasso. Forse stavo esagerando.

Avevo bisogno di rilassarmi. Mi alzai e andai a prendere il romanzo che avevo lasciato sulla scrivania. Era nuovo, lo aveva acquistato mio padre per me solo un paio di giorni prima, sapendo quanto mi piacesse quella saga.

Il mio quartiere era famoso, oltre che per la cupa leggenda di Wolly Wood, principalmente per una cosa: era nato lì l'autore de Le Cronache di Weiress, il cui protagonista era il coraggioso e incantevole Luver.

Beh, Luver era stato la mia cotta adolescenziale immaginaria, subito dopo Dorian Gray -sì, forse Dorian Gray non è proprio una buona scelta. Nel romanzo Luver è intelligente, affascinante e temerario, pronto a tutto per salvare le persone a cui tiene. Un cavaliere errante. Un eroe solitario. Dicono che l'autore si sia ispirato proprio alla leggenda di Wolly Wood per crearlo. Non so se sia vero, in qualsiasi caso io adoro Luver. Lauren mi prendeva in giro al riguardo. Ne ridevamo sempre insieme.

Sorrisi, nostalgicamente. Lauren era solita dire che avevo solo due grandi amori. Entrambi egualmente impossibili, aggiungevo io. Uno era Luver. Il secondo, beh, forse era ancora più impossibile. Il mio Ethan. Inutile pensarci troppo. Da lontano poi si amava meglio. Okay, questa era una bugia. Non si amava meglio da lontano, ma non si rischiava il rifiuto. Pensai al fatto che il misterioso mittente della lettera avesse scelto Luver come nickname. Un caso? Ne dubitavo, ma non poteva certo essere un indizio, tutti sapevano della mia passione per quel personaggio. Sospirai. E se fosse stata solamente una presa in giro? Un piano architettato da Izzy. Non potevo credere che qualcuno fosse davvero innamorato di me.

Nelle luminose notti d'OrienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora