Michael mi fissò, lo sguardo stranamente fosco, come non gli avevo mai visto. –Sinceramente non avrei mai voluto che tu restassi coinvolta in questa storia- disse –ti ho sempre considerata come una sorellina-
-Perché lo hai fatto?- chiesi in un soffio, mentre il mio cervello cercava febbrilmente una soluzione. La finestra non era lontana, ma non avrei fatto in tempo ad aprirla. Michael bloccava l'unica uscita possibile e io non avevo neppure un'arma. –Lauren voleva dire a tutti quello che avevate fatto a Jennifer?- lo provocai. Okay, forse non era la scelta ideale, ma dovevo distrarlo. –Avresti dovuto rinunciare alla borsa di studio- continuai, cercando disperatamente di prendere tempo –io ti posso capire, sarebbe stata la tua fine, niente università, niente futuro- aggiunsi, comprensiva.
Michael scoppiò a ridere, una risata che ebbe il potere di stringermi lo stomaco. –Tu credi questo? Davvero pensi che abbia fatto tutto per una stupida borsa di studio? Tu non capisci, io amavo Lauren, l'amavo molto più di quello stupido del suo ragazzo, molto più di chiunque altro, io l'amavo veramente... ma forse tu puoi capirmi, no? Sei una sognatrice, proprio come me, siamo sognatori in un mondo di persone che non comprendono quanto siamo profondi-
-Sì, Michael- lo assecondai –siamo sognatori... non dubito che tu amassi Lauren, ne sono certa... per questo ti sei finto Wolly Wood? Perché in quel modo sarebbe stato più facile avvicinarla?-
Lui annuì, un ghigno sul viso. –Sai, l'idea di metterle la belladonna nel trucco è stata di William, uno sciocco scherzo-
No, era stato molto peggio di uno scherzo. Avevano causato la distruzione di Lauren. E ora non dubitavo che avesse anche avvelenato Izzy. Sentii la rabbia montare. Avrei voluto colpire Michael, avrei voluto fare a pezzi quel ragazzo che fino a poco tempo prima avevo considerato come un fratello. Mi sforzai invece di rimanere immobile. Non avevo possibilità contro di lui. Dovevo essere furba.
-Io ne ho approfittato, certo, ma cos'avrei dovuto fare? Lauren mi odiava! E solo perché sono il capo della squadra di football-
Non era solo per questo. Lauren aveva capito com'era. Lauren era stata più perspicace di me, aveva visto le crepe dietro la perfezione.
-Io l'amavo veramente! Quella sera mi sono nascosto nell'armadio... volevo dirle la verità, volevo rivelarle quello che provavo... lei mi ha riso in faccia, te ne rendi conto?- non si sforzava neppure di nascondere la rabbia –Io le apro il mio cuore e lei si comporta in quel modo!-
Dovevo andarmene. -Lo sapevi che era incinta?- chiesi, sperando così di distrarlo.
Compresi immediatamente che non lo sapeva, i suoi occhi s'incupirono, le sue labbra si contrassero. -Cosa?- domandò.
-Era incinta- continuai. La finestra, dovevo almeno tentare. -Era tuo?-
-Mio... era mio?- gli occhi gli si riempirono di lacrime. Vedevo bene?
-Sì, era tuo mi ritrovai a dire-
Michael impallidì e fu in quel momento che una figura comparve dietro di lui. Una presenza avvolta in un lungo mantello frusciante. Il mio petto si sgonfiò. Un attimo dopo Wolly Wood colpì con forza Michael, che barcollò, preso di sorpresa. Lo stupore però non durò molto. Si voltò e si lanciò contro l'aggressore. Michael cercò di dargli un calcio, ma non ci riuscì. Gli osservai lottare, il cuore che mi martellava nel petto. Pugni, colpi, calci. Dovevo fare qualcosa, dovevo intervenire prima che fosse troppo tardi. Mi guardai intorno e notai un paio di forbici. Lo afferrai, quindi mi gettai in avanti, contro Michael. Avevo mirato alla schiena, volevo solo ferirlo. Le lame affondarono invece nella tenera carne del collo, facendolo urlare. Arretrai, non estraendole. Tremavo, ma mi sforzai di mantenere la calma. Rivoli di sangue correvano lungo la ferita. Michael afferrò le forbici e fece ciò che non avrebbe mai dovuto fare. Le estrasse. Zampilli di sangue uscirono dalla ferita, colorando di rosso tutto ciò che c'era intorno. Lanciai un grido. Non mi piaceva la vista di così tanto sangue. Michael fece un mezzo giro su se stesso, poi cadde a terra con un tonfo.
Wolly Wood fu rapido, afferrò un fazzoletto e lo premette sulla ferita. Osservai con orrore la stoffa che si colorava di rosso.
-Chiama un'ambulanza- mi disse.
-Sì- mormorai. Frugai in borsa, alla ricerca del cellulare. Le mani erano così sudate che continuavo a perdere la presa. -Devi andartene- sussurrai quando ebbi finito la chiamata, rivolta a Wolly Wood. Non potevo permettere che scoprissero chi era.
-Ma io... - esitò.
-Ci vediamo dopo, okay?- mi affrettai a dirgli.
Lui annuì, quindi lasciò il posto e io tamponai la ferita di Michael.
Non so quanto tempo durò. I ricordi di ciò che seguì sono confusi. L'ambulanza, la polizia, molto altro.
Alla fine però uscii fuori, nella fredda e rassicurante notte. Il cielo brillava di stelle. Chiusi gli occhi. Avevo voglia di piangere, ma i miei occhi erano secchi. Forse erano successe troppe cose. Proseguii, un passo per volta. Mi sembrava di dover imparare nuovamente a camminare. Un leggero rumore mi fece voltare. Wolly Wood era fermo nel mio giardino. La cosa migliore sarebbe stata voltarmi e correre via. Non lo feci. Perché io sapevo chi era Wolly Wood. Mi avvicinai, passo dopo passo e mi fermai davanti a lui. Wolly Wood restò immobile. Io posai le mie mani sulla sua maschera. Era ruvida e fredda. La sollevai con la maggiore delicatezza possibile. Un attimo dopo potei ammirare il viso del ragazzo che amavo. Ethan. Il cuore fece un balzo.
-Buonasera Wolly Wood- sussurrai.
Lui annuì lentamente. –Lo avevi compreso-
-Sì- gli sorrisi e lasciai cadere la maschera a terra.
-Essere Wolly Wood mi permette di essere libero- spiegò piano -mi permette di camminare per le strade di notte, senza sentirmi oppresso dai miei pensieri-
-Ti capisco- ammisi. Non stavo mentendo, lo capivo veramente.
Ethan mi sorrise, quel suo sorriso che prometteva guai. –Ti amo- sussurrò. Il modo in cui disse quelle parole mi strinse il cuore. –Finalmente riesco a dirlo- aggiunse.
-Non sai quanto ne sono felice- e gli buttai le braccia al collo.
Lui restò un istante rigido, sorpreso, poi mi strinse a sé. Restammo così, abbracciati nella notte. Non serviva altro. Era la conclusione di una storia che aveva avuto inizio tantissimo tempo prima. Una storia che finalmente aveva un finale.
Non so dopo quanto tempo ci staccammo. Faceva freddo quella notte. Un freddo pungente.
-Guarda- disse Ethan, indicando il cielo, la meraviglia dipinta sul volto.
Quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti a uno spettacolo che mi lasciò a bocca aperta. Le stelle brillavano sul cielo nuvolo e disegnavano archi. La cosa però più spettacolare era che sembrava davvero che tutte le stelle stessero cadendo, perché le nuvole nascondevano le stelle sospese in cielo.
In lontananza notai due figure. Un uomo con un lungo mantello che frusciava ad ogni movimento che teneva per mano una figura esile, dai lunghi capelli.
Mi bloccai, il cuore che aumentava i battiti. –Ethan, quelli cosa sono?- chiesi, indicandoli. Era certamente un'allucinazione, era...
Ethan si voltò verso di loro. –Wolly Wood e la sua Fleur-
Un istante dopo le due figure scomparvero, lasciandomi il dubbio se c'erano mai realmente state oppure erano solamente il prodotto di un gioco di luci.
-Quando tutte le stelle cadranno- mormorai -loro saranno liberi di amarsi- ricordai la leggenda.
-Le stelle sono cadute- confermò Ethan.
Restammo così, sotto quella pioggia di cocci di stelle.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao
Siamo ormai alla conclusione della storia: ancora un capitolo e un breve epilogo. Come vi è sembrata fino ad ora?
A presto
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Nelle luminose notti d'Oriente
Romance(COMPLETA) Non era forse quella la perfezione? Noi due sdraiati nel deserto a guardare le stelle. Noi a sognare quella vita perfetta che non avremmo mai potuto avere. Noi ad amarci, fino alla fine del mondo, fino a quando l'ultima stella del cielo s...