5. ETHAN

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-Non so se ti ricordi di me- esordì il ragazzo, i capelli biondo scuro che gli ricadevano sul viso ovale –abito in questa via-

-Ethan- esclamai. Okay, stavo per andare a fuoco. Avevo immaginato per anni quel momento. Un incontro tra me ed Ethan. Solo noi due. Avevo fantasticato su quella scena talmente tante volte che ora non sapevo cosa fare. Stupida timidezza! -Io... ehm so chi sei- aggiunsi, mangiando le parole. Ero un disastro! Feci un passo di lato e per poco non m'inciampai. Sperai che non l'avesse notato.

Qualcosa passò sul viso di Ethan. Sorpresa, forse? Pensava davvero che non sapessi chi fosse? Certo che lo sapevo! Tutti sapevano chi era! Perfino i muri.

-Che ci fai qui?- gli chiesi, sperando così di mascherare la mia agitazione.

-Ti ho vista entrare e ho pensato che avessi bisogno di una mano- si strinse nelle spalle. Indossava una felpa nera e un paio di jeans. Le Converse blu gli stavano alla perfezione. Beh, Ethan con quel suo alone di mistero era sempre perfetto. Deglutii, la gola secca, sperando che non notasse il mio imbarazzo.

-Io... in realtà credevo che ci fosse qualcuno- ammisi, il cuore che batteva forte. Non volevo sembrare pazza, non davanti a lui. Mi sembrava quasi di stare osservando quella scena dall'esterno. Io, una ragazzina pallida ed eccessivamente esile, pure spettinata, e il belloccio del quartiere, quello che tutte guardavamo a bocca aperta. Ethan però era inavvicinabile, sembrava che le ragazze semplicemente non gli interessassero. Se era così, beh, era un gran peccato. Supponevo comunque che un momento così lo avrei ricordato per tutto il resto della mia vita.

-Hai trovato la luce accesa?- mi chiese guardandosi in giro.

Annuii. Avevo un groppo in gola. Perché non riuscivo a parlare? Quello era il momento di dire qualcosa di brillante.

-L'ho vista anch'io dalla strada, forse l'hanno dimenticata nel pomeriggio- continuò.

Mi morsi la lingua prima di dirgli che non era possibile, che io osservavo sempre la stanza di Lauren. Non volevo sembrare una stalker. Ci sarebbe mancato solo quello!

-Comunque io non ho visto nessuno- continuò Ethan, lo sguardo grigio fisso su di me, tanto fisso che stavo per sentirmi male –a parte te- si passò una mano tra i capelli, distrattamente. Mi ritrovai a pensare a quanto semplice dovesse essere la vita per lui.

-Mi sono sbagliata-

-Ottimo, allora appoggia quella cosa e scendiamo-

Mi resi conto solo in quel momento che tenevo ancora stretto in mano il bustino. Lo lasciai e quello barcollò, rischiando di cadere. Mi affrettai a metterlo dritto. Bene, stavo collezionando figuracce. E poi lo sguardo mi cadde sul cestino di Hello Kitty, vicino alla scrivania. Era un regalo che le avevo fatto io per il suo sedicesimo compleanno. Hello Kitty era una delle passioni che io e Lauren condividevamo. Allungai il collo e vidi che era pieno di carte. Possibile che non lo avessero svuotato? Che nessuno ci avesse guardato dentro? No, non lo avevano fatto perché la scomparsa di Lauren era stata catalogata come una fuga volontaria. Lei era già fuggita di casa quando aveva quattordici anni. Mi avvicinai e mi chinai, attirata da uno strano richiamo.

-Ehi, cosa fai?- chiese Ethan.

-Solo un attimo- in fondo una figuraccia in più non avrebbe peggiorato la situazione. C'infilai una mano dentro e iniziai a estrarre i fogli. Uno era un compito in classe di matematica che era andato male. Mi sfuggì un sorriso. Dovevo essere lì da parecchio tempo, non sapevo neppure come Lauren ci avesse messo le mani sopra. Sentii gli occhi bruciarmi. Lauren mi mancava ogni giorno di più. Qualcosa mi sfiorò la spalla. Sobbalzai spaventata e voltai la testa, incontrando lo sguardo stranamente dolce di Ethan.

-Mi dispiace per la tua amica, ma dobbiamo uscire di qua-

-Dammi solo un attimo- ritornai a frugare nel cestino. Un quaderno. La copertina rossa sembrava consumata. Lo aprii e notai che c'erano degli appunti scritti a mano, rapidamente. Era difficile capire cosa ci fosse scritto. Decisi che lo avrei portato via. E poi l'occhio mi cadde su un simbolo, che si trovava su una pagina. A prima vista sembrava una croce, ma c'era un cerchio al centro.

-Una croce celtica- si affrettò a dirmi Ethan, nervosamente.

-A cosa serve?- chiesi.

-Non lo so... ma noi dobbiamo andare- mi ricordò.

-Sì, solo un attimo- affondai nuovamente la mano nel cestino. Questa volta estrassi una palette di trucchi. Ombretti. Li fissai incredula e la mia sorpresa si trasformò in orrore quando vidi che conteneva il nichel. –Non è possibile- sussurrai.

-Cosa c'è di strano? Trucchi nella stanza di una donna... mi sorprenderebbe il contrario-

-Lauren soffriva di una grave allergia al nichel- mormorai. Ricordavo la volta in cui per poco non era finita in ospedale per aver usato un eyeliner che le era stato regalato con una rivista.

-Questo spiegherebbe perché lo ha buttato, forse era un regalo-

-Forse- però gli ombretti erano stati usati. Confusa infilai ancora la mano nel cestino. C'era solo più una cosa. Una barretta bianca con due stanghette rosse. –Questo cos'è?-

Ethan mi si avvicinò. Mi ritrovai a inspirare il suo profumo. Lavanda. Socchiusi un secondo gli occhi. Mi piaceva molto. Era suo.

-Credo che si tratti di un test di gravidanza- disse Ethan.

Non compresi subito la sua risposta. Lauren non poteva aver fatto un test di gravidanza.

-E credo anche che sia positivo- continuò Ethan.

-Me lo avrebbe detto- mormorai.

-Forse lo aveva appena scoperto-

No, non era possibile, non Lauren, la mia migliore amica. Certo, aveva iniziato a vedersi con Karl, un nostro compagno di scuola, ma non mi aveva mai detto che si erano spinti tanto oltre.

-Certamente anche tu avevi qualche segreto con lei- continuò Ethan, incoraggiante.

No, io non avevo nessun segreto con Lauren. Lei era la mia migliore amica, le dicevo tutto. Credevo che la cosa fosse reciproca. Beh, forse qualchesegretuccio lo avevo, ma nulla di così importante.  -Andiamo- dissi solo.

Scendemmo le scale lentamente, quindi uscimmo nella brezza notturna.

-Ti riaccompagno fino a casa- disse Ethan.

-Ehm, non ce n'è bisogno- mormorai.

-Sì invece-

Non replicai. Lasciai che Ethan camminasse al mio fianco. Okay, ora dovevo dire qualcosa, questo era il grande momento, probabilmente non avrei più avuto una simile occasione.  -Io comunque sono Victoria- mi presentai, il cuore in gola.

-Lo so come ti chiami-

-Davvero?- chiesi sorpresa, il cuore che martellava nel petto. Conosceva il mio nome! Okay, dovevo dissimulare la mia sorpresa.

-Certo, andavamo allo stesso liceo- si strinse nelle spalle, mentre mi fermavo davanti a casa mia.

-Ehm, sono arrivata- mormorai.

Ethan annuì, fermandosi a sua volta. -Ci si vede in giro allora-

-Certo- risposi e osservai il grande amore della mia vita voltarsi e andare via.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Finalmente avete conosciuto Ethan. Pareri?

A presto!
 

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