22. Goodbye

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Ti guiderò dove non ho
neanche più un filo di voce,
vomiterò quella che sei
dentro ad un'altra canzone.
Gli occhi si bagnano dove
non si tagliano e lasciali su di me.

«Amore» Luna lo scosse leggermente per svegliarlo «sono sveglio» mugugnò lui girandosi su un fianco «non è vero» sbuffò lei «dai dormiamo un altro pochino» la attirò a se, facendola catapultare tra le sue braccia «ma io non voglio dormire» si arrese sul suo corpo «dai Lù» chiuse ancora una volta gli occhi ma fu costretto a spalancare lo sguardo quando lei iniziò a strofinarsi contro il suo corpo «Luna» la ammonì, come tutte le volte in cui fingeva di respingerla per poi prendersi tutto ciò di cui aveva bisogno «Alessandro» lei afferrò la sua mano e la trascinò verso la sua intimità «tu non ti stanchi mai eh?» domandò lui, adesso completamente sveglio, iniziando a giocare con il pizzo dell'unica barriera che separava la loro passione «mai» sussurrò mordendogli il lobo «i tuoi trucchi mi faranno morire» assecondò il suo volere viaggiando con le dita dentro di lei «tendo a non saziarmi mai» si spinse contro di lui.

«Ti stanno chiamando» il suono del cellulare interruppe i loro movimenti «aspetta» lui le lasciò una carezza tra i capelli prima di rispondere al numero sconosciuto «domani?» lo sentì dire «sì, io sono già a Roma» Luna sbuffò divaricando le gambe sotto il suo sguardo esaminatore, tentando invano di terminare quella colazione servita per metà «va bene, allora ci vediamo domani» Alessandro liquidò quella che lei aveva capito fosse la redazione del programma, per fiondarsi su quel corpo così peccatore «queste non avresti dovuto usarle» indicò le sue mani prima di intrufolarsi tra le cosce affusolate «mi stavo annoiando, adesso che sei un uomo in carriera» lo stuzzicò «era un assaggio di quando sarò senza di te» continuò lei provocandolo «lascia che tu possa ricordarti di me» le prese i fianchi «voltati» era ingiustificabile la volontà di non guardarla negli occhi, lontana dagli occhi lontana dal cuore quella formula valeva persino con la donna che amava? Nonostante la richiesta priva di ogni forma di romanticismo lei lo assecondò, bilanciando il peso tra i polsi e le ginocchia «ecco così» le strinse i fianchi prima di fare irruzione contro di lei. E come un ladro che prendeva tutto e lasciava il buio, quel giorno lui abbandonò il caos dentro di lei.

«Ale» si voltò verso di lui volendo cambiare posizione «guardami Ale» fu una richiesta al vento, perché lui mantenne lo sguardo basso «se ti guardassi, mi mancheresti per mesi» sospirò aumentando le spinte dentro di lei «fermati Ale» sbuffò, ci volle qualche secondo per uscire dalla sua bolla «che c'è?» domandò «Ale, questo non è fare l'amore» gli diede le spalle «mi volevi fino ad un secondo fa ed ora vuoi un letto di petali?» la ferì. Fino in fondo. Nessun pentimento in quel momento, solo la paura di perderla e la cieca volontà di lasciarla un passo dietro di lui.

Che stronzo

«Vaffanculo» infilò velocemente gli slip prima di chiudersi in bagno «Luna aspetta» la seguì «non so che mi è preso» si giustificò «se fai così adesso, che mi hai ancora accanto a te, cosa farai quando non mi vedrai per giorni, o forse mesi?» aprì la porta lasciandolo entrare. Era scivolata volontariamente nella vasca, la testa tra le ginocchia, i capelli davanti agli occhi per nascondere la reazione alla fredda razionalità del ragazzo «ti ho resa consapevole del mio continuo cambiare idea dal primo istante» rimase sull'uscio della porta «non così tanto, non puoi smettere di guardarmi negli occhi e pretendere che mi vada bene» alzò lo sguardo verso di lui.
«Luna» la richiamò «adesso sono io ad avere paura» confessò in un istante di transitorietà tra la verità e la menzogna «paura di cosa?»domandò con l'ultimo filo di voce che le era rimasto «paura di cadere quando non ci sarai, di lasciarti andare» le diede le spalle «Ale ma che stai dicendo?» era un incubo, probabilmente stava confondendo la realtà.

Mi ama ancora e se non mi ama uccide

«non posso non calcolare l'eventualità di rimanere lì a lungo ed in quel caso, legarmi sentimentalmente a qualcosa che non posso vedere, nè toccare sarebbe deleterio» ingoiò un boccone amaro dopo aver espresso una teoria nella quale neppure lui riponeva fiducia. «Quindi cosa vuoi dirmi?» sentiva che il cuore non avrebbe mantenuto a lungo le sue funzioni vitali, non di fronte a cotanto dolore «che se dovesse andare bene, sarebbe meglio non sentirci mentre sono lì» era forse impazzito «tu sei impazzito» si parò di fronte a lui «Alessandro, ieri notte hai detto di amarmi e adesso?» si sentiva morire, ma in quel momento, per la prima volta, la rabbia era più forte del dolore «anzi aspetta, te lo dico io. Tu fai sempre così no? Arrivi, sganci la bomba e te ne vai. Ma credi che il mondo ruoti attorno a te?» chiese stringendo i pugni, ad un passo da un viso che la guardava colpevole «sai solo farmi male» scosse la testa delusa «non voglio farti male Lù, consideravo solo un'ipotesi» tentò di prenderle le mani «e sentiamo? Che ruolo avevo nel tuo progetto divino?» schivò il suo tocco «non lo so» ammise «chiudi la porta quando te ne vai».

Lascia che il resto mi uccida da dentro e nemmeno lo sai

«Lú, quando dico che ti amo lo penso per davvero» voltò la testa verso di lei «tu non sei capace di amare» la voce ridotta in un sussurro, finiva sempre così. Lacrime e bugie. Ecco cosa erano. Incomprensioni e dolore. Un secondo di sole, in cambio di una vita di tempesta. Buona fortuna amore, questa volta chiudi la porta.

Chissà se, chissà se stai bene.

Sweet Creature /Alex Wyse/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora