19. Corri o scommetti

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ALEX

-Allora? Di cosa volevi parlarmi?- Paul si accende un sigaro e sprofonda sulla sua poltrona nera.

Questa mattina l'ho chiamato perché avevo bisogno di raccontargli della telefonata ricevuta qualche giorno fa da Parish. Paul lo conosceva bene, era stato il suo ennesimo figlio adottivo e sapevo che mi avrebbe aiutata in qualche modo.

Prendo un forte respiro e inizio a spiegargli l'accaduto, sotto il suo sguardo ora interessato, ora preoccupato.

-E quindi sono qui per chiederti un parere, dovrei richiamarlo? Potrebbe essere una trappola? Non lo so, vorrei solo ucciderlo con le mie mani- mi accendo anche io una sigaretta per placare il prurito alle mani.

-Indagherò, per il momento non fare assolutamente niente e, se ti richiama, dimmelo subito, proviamo ad intercettarlo- annuisco alle sue parole e mi alzo dal divano nero di pelle. Paul mi imita, mi abbraccia e mi sussurra un "andrà bene" prima di lasciarmi uscire.

Sono passati circa quattro giorni da quella chiamata, quattro giorni in cui non ho fatto altro che pensarci, che pensare a lui, ai nostri ricordi insieme e ai mille e più modi in cui vorrei distruggergli la vita.

Mi manca già quella pace che ho raggiunto dopo essermi allontanata dai Ravens e che adesso, in un modo o nell'altro, sto perdendo lentamente.

Il salotto del covo di Paul è, come al solito, gremito di gente che si fa gli affari propri; qualcuno fuma, qualcuno gioca a carte, altri sono intenti a ridere con Ellen alla televisione. Tuttavia, non passo inosservata e Tia mi corre incontro appena esco dallo studio del suo capo.

-Ehi, ti unisci a noi?- mi guarda con i suoi occhi verdi speranzosi, so che le manco, anche a me manca il nostro vecchio rapporto. Non ci siamo mai allontanate ma, chiaramente, vite diverse comportano impegni e responsabilità diverse, non sarebbe stato mai più come una volta, quando passavamo le giornate insieme a combinare guai di ogni tipo.

Sono indecisa sul da farsi, ma ho il pomeriggio libero e nella mia testa una vocina continua a dirmi che non c'è niente di male nello staccare un attimo la spina, nel prendere un bel respiro mandando per un attimo a fanculo la vita, ed è per questo che rivolgo a Tia uno dei miei sorrisi più smaglianti e annuisco, accettando la sua proposta.

Lei mi abbraccia euforica e mi trascina sul divano, accanto a Giselle, intenta a giocare una partita di Mario Kart alla playstation.

Quanto tutti si rendono conto che mi sono seduta tra loro, cala un silenzio imbarazzante che dura pochissimi secondi, prima che una valanga di domande mi arrivi violenta addosso.

-Calmi tutti!- esclamo ridendo –sono qui perché forse in realtà ne ho bisogno, ma significa ben poco, tornerò alla mia vita- Dan, un altro componente della mia vecchia squadra vincente, mi porge una birra che accetto volentieri.

-Stasera c'è il BigRace, Alex- giro il capo verso Lana, che tiene fisso lo sguardo sulle carte poste sul tavolino, probabilmente indecisa sulla prossima mossa da fare.

-E allora?- chiedo, prima di prendere un sorso dalla mia birra.

-E allora, visto che sei qui, ci serve un rider.- scuoto la testa vigorosamente.

-Non se ne parla, non corro da troppo tempo-

Il BigRace è un'importante gara di velocità con in palio un mucchio di bigliettoni, ogni sei mesi se ne tiene uno in qualche posto sconosciuto che viene annunciato solo poche ore prima della corsa. Quando la mia vita era costantemente appesa ad un filo non c'era gara che non portassi a termine con una vittoria o, almeno, con un posto sul podio.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora