26. Passato e presente

139 5 0
                                    


TIA

La casa di Alex non è poi così tanto grande. Certo, meglio di quella catapecchia in cui vivevo da piccola ma adesso che non ho una stanza dove andare a riposarmi in pace mi rendo conto che la mia migliore amica dai tempi del liceo non è poi messa così bene.

Ho bisogno di stendermi, per evitare che i miei pensieri e le mie paranoie continuino a distruggermi le sinapsi. E' da quando avevo quattordici anni che vivo con Paul, lui mi ha dato un tetto sotto il quale dormire, del cibo, dei vestiti puliti e mi ha aiutato a scomparire per evitare che quel tossico megalomane di mio padre mi trovasse.

Io sono stata la prima ad entrare in casa sua, anche prima di Alex che è arrivata dopo un paio d'anni e averci aiutate forse lo ha fatto sentire meno solo, al punto da iniziare a raccattare ogni ragazzino disagiato che trovava per la strada, finché poi siamo diventati circa in venti, costretti a condividere tre bagni per non tornare sull'asfalto freddo e umido di Miami.

In tutti questi anni non avrei mai pensato di poterlo tradire eppure stanotte l'ho fatto, l'ho fatto e non ci ho pensato nemmeno un secondo quando Alex mi ha chiesto di aiutarla. Mi venderei l'anima per lei, è mia sorella, il mio punto debole.

Però adesso inizio ad avere paura per la mia vita, anche se di essa, in realtà, non me ne è mai importato più di tanto.

Apro la stanza degli ospiti, dove una poco dolce  ragazzina dai capelli biondi dorme beatamente. Le ho salvato il culo e anche se non ne è consapevole mi avrebbe dovuto ringraziare invece di insultarmi.

Piccola stronza.

Comunque, decido di lasciarla in pace, deve essere già traumatico essere svegliata nel bel mezzo della notte da una sconosciuta, perciò richiudo la porta e mi dirigo nella stanza di Alex.

Sul suo letto c'è Artem. I lineamenti del suo volto sono rilassati, ed è piuttosto strano perché lui passa la maggior parte del tempo ad essere un cazzone arrabbiato col mondo, tranne che con Ian Woods.

Conosco Artem da molto, molto tempo. Quel bastardo di mio padre era in affari con sua madre, e gli affari di sua madre erano nient'altro che la prostituzione. Coi suoi guadagni avrebbe potuto far mangiare il figlio, e allora avrebbe avuto anche senso perché per i figli si fa qualsiasi cosa no? E invece a lei bastava riuscire a racimolare la somma necessaria per un pezzo di eroina.

E così io ed Artem ci trovavamo spesso nella stessa casa a fumare sigarette di nascosto mentre i nostri genitori scopavano in un'altra stanza. Ci siamo aiutati a vicenda, anche se nessuno dei due lo ha mai detto all'altro.

Cercavamo in ogni modo di zittire i gemiti di quei due malati incuranti di avere dei figli e allora cantavamo, ballavamo, mettevamo film ad alto volume e, in un modo o nell'altro, riuscivamo a dimenticare le nostre vite del cazzo.

Non è roba per ragazzini questa, non avremo dovuto viverlo.

E siamo rimasti amici per tanto tempo, era la mia spalla, il mio uomo. Nessuno poteva infastidirmi perché lui trovava sempre il modo di far scappare chiunque, mi proteggeva come nessuno aveva mai fatto.

Poi tutto è cambiato.

Sto per arrendermi e uscire anche da questa stanza perché non voglio passare nemmeno un secondo di troppo con lui, ma la sua voce impastata mi blocca sull'uscio.

-Che fai?- che razza di domanda è questa?

-Cerco un posto dove dormire, ma i letti sono tutti occupati perciò penso che me ne tornerò di sotto, sul divano.- faccio di nuovo per andare via.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora