30. Sceglierei l'inferno

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IAN

Le situazioni possono degenerare e quando questo succede tutto quello che puoi fare è decidere di agire o restartene in disparte ad osservare le cose andare secondo il verso deciso dal destino.

Nemmeno ci ho mai creduto, al destino. Ho sempre pensato che quello che accade nelle nostre vite è unicamente merito nostro, delle nostre decisioni, delle strade che scegliamo di percorrere e degli incroci che cerchiamo di evitare.

Alexandra Riviera non era prevista nel mio itinerario, eppure qualcosa o qualcuno l'ha mandata da me, che sia stato il destino, Dio, o il diavolo in persona.

Ho deciso di mandare tutto all'aria nell'esatto momento in cui sono entrato in casa sua, circa una settimana fa. Avevo intenzione di smascherarla ma forse in fondo sapevo come sarebbero andate a finire le cose.

Abbiamo ancora così tanti segreti l'uno con l'altra, ancora così tante cose da scoprire e raccontarci e non mi è mai successo di volere sapere, non ho mai provato la sensazione di voler conoscere una persona a fondo, oltre il corpo.

Osservo Tia medicarle le ferite e il pensiero che quel figlio di puttana le abbia fatto del male mi fa impazzire, e nemmeno so il perché. Siamo abituati a questo, al dolore, al sangue che scorre e non mi è mai importata l'incolumità degli altri, ma con Alex è diverso. La farei chiudere in un castello corazzato se questo servisse a tenerla al sicuro, anche se lei probabilmente lo butterebbe al suolo pur di uscirne.

-Non posso credere che lo abbia fatto davvero.- Tia sussurra, ma riusciamo a sentirla tutti.

-E' Parish, cosa ti aspettavi?- Alexandra le risponde ma il suo viso si piega in una smorfia di dolore. E' piena di lividi su tutto il corpo, li vedo perché si è tolta la maglia insanguinata, restando in reggiseno per farsi medicare.

-Scusa.- Alex scrolla le spalle, facendo intendere all'amica che non è colpa sua.

-Adesso che facciamo? Continuiamo a proseguire in questa cosa senza avere nemmeno un piano, finirà che o moriamo tutti o ne usciamo distrutti.- Artem sospira, ha ragione, non possiamo continuare a muoverci per prove ed errori, ci serve un piano, uno che funzioni.

-Innanzi tutto, mi sembra sia arrivato il momento di scoprire le carte. Non possiamo escogitare un piano avendo ancora dei segreti tra noi.- è Alex a parlare e anche lei ha pienamente ragione.

-Io non nascondo proprio niente, al momento.- alzo gli occhi al cielo per l'intervento inutile di Tia.

So che Alexandra si stesse riferendo a me, ancora non sa come sono andate realmente le cose, quello che ho dovuto fare per entrare nel Riviera e tutto il casino che è successo dopo.

-Per esempio, Joe, chi diavolo ha firmato il tuo permesso?- si rivolge al biondo che è rimasto in silenzio per tutto il tempo, allegramente inconsapevole di ogni cazzo di cosa. Avrei voluto tenerlo fuori da questa roba, ma non avevo altra scelta, mi servivano uomini e lui mi è sembrata una delle migliori opzioni.

-E' stato Billy, che ho scoperto lavori per Mitchell, a proposito. Non sei molto brava nello scegliere i tuoi dipendenti.- Joe la prende in giro ma dalla sua espressione si capisce che lei non ha alcuna intenzione di scherzare.

-Billy non può firmare permessi, servo io per quello.- dice.

-Tecnicamente si, ma credimi, se Ian Woods ti minaccia di romperti il collo tu firmi qualsiasi cosa.- Alexandra si gira verso di me in uno scatto ed io le regalo un bel sorriso soddisfatto.

-Perché Jace era lì?- chiede poi.

-Ci ha creato troppi casini, così sono andato a trovarlo di nuovo...si comporterà bene, per ora. Ho pensato fosse l'unico che ormai non ha più niente da perdere, Paul non lo farà rientrare mai a causa del suo tradimento e Mitchell odia le spie, in particolar modo se queste si dimostrano incapaci.- spiego mentre porto una sigaretta alle mie labbra.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora