11. Pelle che brucia

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ALEX

Ian è in ritardo per la sua seduta di due ore. Ho mandato già due guardie a cercarlo e ad entrambe ha risposto che sarebbe arrivato a momenti.

Ho altri pazienti in programma, per questo motivo dopo un altro quarto d'ora di sospiri nervosi e occhiate fugaci all'orologio decido di andare di persona nella sua cella.

-Dottoressa, qual buon vento?- Joe mi saluta con un ampio sorriso e io ricambio. E' in terapia da un anno ormai, e le cose con lui migliorano giorno dopo giorno.

-Cercavo Ian, non è venuto alla sua seduta.- lui sorride malizioso ed io alzo gli occhi al cielo.

-E' in palestra, credo. Ha chiesto alle guardie che la sua ora d'aria la passi lì dentro e stranamente, le sue arpie- mi indica- hanno acconsentito.- Annuisco e senza dire altro mi incammino nel luogo dettomi da Joe.

La palestra non la frequentava nessuno da anni, almeno non dopo la morte di mio padre. Una volta era completamente aperta ai ragazzi, anche al di fuori degli allenamenti con il caporale Jhonson, che al momento invece è uno dei pochi a possederne le chiavi. Il mio era un pessimo padre e un pessimo uomo, ma avrebbe sacrificato qualsiasi cosa per questo posto e tentava sempre di renderlo accogliente e valido per i detenuti. Diceva che erano esseri umani e l'ho odiato per questo.

Perché lo ero anche io, lo sono anche io, e lui invece mi ha sempre trattata come un animale in gabbia.

Un insetto da schiacciare, ecco cos'ero per lui.

Quando scendo nella palestra una sola guardia è seduta all'esterno, smanetta con il telefono e quando si accorge di me mi saluta con un cenno del capo, è palesemente annoiato e sono sicura che preferirebbe essere ovunque tranne che qui.

 Non appena entro e poso lo sguardo sul corpo sudato di Ian per poco non svengo.

E' a petto nudo e al momento starà alzando almeno 80 kg sul bilanciere; è steso su una vecchia panca, ha lo sguardo concentrato e nonostante i muscoli contratti sembra non stia facendo alcun sforzo.

Ingoio la troppa saliva formatasi nella mia bocca e faccio un passo avanti decidendomi a parlare.

-Sono contenta che tu voglia impiegare il tuo tempo libero in qualcosa di costruttivo, ma non puoi saltare le mie sedute, Ian.- cerco di essere più autoritaria e seria possibile, anche se le goccioline di sudore che percorrono i suoi addominali quando si alza per guardarmi mi distraggono dal mio obiettivo.

-Dottoressa! Ho già avvisato gli scagnozzi che sarei arrivato a momenti, ma a quanto pare non riesci a stare senza me.- alzo un sopracciglio.

-Si dia il caso, che ho altre persone che aspettano la seduta, oltre al tuo smisurato ego, per questo i miei appuntamenti sono perfettamente organizzati e tu non puoi mandarmeli all'aria!- sputo cinica incrociando le braccia. Credo di apparire abbastanza sicura ma quando Ian si alza per avvicinarsi a me inizio a sentire le gambe più molli.

Vorrei potermi meravigliare della reazione del mio corpo al suo ma la verità è che io sono esattamente così. Il sesso mi piace, mi fa sentire viva e studiando ho capito che è tutto merito della dopamina che rilascia il corpo dopo un orgasmo. 

Il fatto è che non si tratta solo di chimica, è quello che c'è intorno. La caccia, le provocazioni, è tutto così divertente per una come me.

Quando Ian è a due passi da me cerca di parlare ma lo interrompo.

-Non muovere un muscolo! Devi smetterla di starmi così vicino.- tento di sembrare minacciosa ma il suo viso si piega in una risata, cosa che non fa altro che irritarmi di più.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora