34. Acqua tiepida

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Leggete lo spazio autrice!
vi voglio bene 💕





TIA

-Dove diavolo sei stata, Collins?- alzo gli occhi al cielo non appena metto piede nell'ennesimo magazzino disfatto che Paul ha trasformato nella nuova casa famiglia.

-In giro, a farmi i cazzi miei.- sprofondo su una delle poltrone distrutte in pelle marrone ed emetto un gridolino quando una molla mi finisce nel fianco. Cazzo, avranno almeno vent'anni di vita.

-Non è una risposta!- Paul è visibilmente agitato ed io non so più che pesci pigliare. Alexandra si ostina a volerlo evitare e dopo quello che è successo nel parcheggio dell'Hub lui sembra più deciso del solito a far fuori chiunque si metta sul suo cammino.

-Okay! Sono stata con Alex, avevo solo bisogno di schiarirmi le idee.- mi accendo una sigaretta piuttosto nervosamente.

-Oh certo, come ho potuto non pensare che la povera Tia avesse bisogno di una vacanza?- Paul, molto teatralmente, si porta una mano sul cuore –mi dispiace molto, tesoro, stai bene adesso?- continua a beffeggiarmi e io mi sono già rotta i coglioni del suo atteggiamento.

-Senti ma vaffanculo!- esclamo, indispettita.

-Lei dov'è?-

-Ha un lavoro, Paul.-

-Si, Tia e io non ho più nemmeno una casa, migliaia di dollari di debito e Mitchell e i suoi attaccati al culo, perciò dove cazzo sta Alex?- prendo un grosso sospiro e mi decido a parlare, almeno il minimo per togliermelo dalle palle.

-A lavoro e ha detto che non ha voglia di vederti per ora, ha già rischiato troppo per tutto questo.- accolgo una boccata di fumo.

-Lei...- senza nessunissima ragione e senza nessun preavviso Paul scaraventa una sedia per terra, facendo sobbalzare tutti i presenti -...lei ha già rischiato troppo!? Che puttana del cazzo! Le ho pure salvato il culo l'altra sera, avrei dovuto farla ammazzare!- mi urla abbassandosi a pochi centimetri dalla mia faccia, come se tutto questo dipendesse da me.

-Ascoltami bene, brutto idiota senza cervello, se tu hai deciso di sputtanare tutto promettendo soldi che ancora non avevi non è colpa di nessuno se non tua, per di più ti sei fatto fottere come un coglione da Mitchell che, dopo averti fatto credere di essere in tregua ti ha bruciato l'intera casa e, porca puttana, dovresti ringraziare qualsiasi cosa esiste sulla terra e oltre per essere ancora vivo!- agito le braccia, facendo finire i miei lunghi capelli rossi un po' dappertutto sul mio volto.

-Tu credi che io l'abbia deciso? Ci sono cose, stupida ragazzina viziata, che non possono essere decise da quelli come noi!- mi alzo ufficialmente in piedi, stanca di tutte le sue stronzate.

-Oh certo, non hai deciso tu di fare la guerra a Mitchell per un po' di coca, vero?!-

-No! Non l'ho deciso io Tia! Mi hanno costretto a farlo, ti sembro così stupido da non pensare che una guerra non avrebbe fatto altro che riempirmi di guai?!- per un attimo tentenno e mi ricordo delle parole di Mitchell all'Hub, quando ha affermato che c'è qualcuno più incazzato di lui.

-Di chi parlava Mitchell?- abbasso il tono della voce, perché la conversazione è diventata più seria del previsto.

Paul prende un grosso respiro e torna a sedersi su una delle sedie sparse per il magazzino, appoggia i gomiti alle ginocchia e porta le mani sul capo rasato.

-Non lo so, non ne ho idea e sono mesi che cerco di capirlo.- afferma dopo qualche secondo di silenzio.

-Mi minacciano dalla sera di Capodanno, otto mesi fa ho ricevuto una chiamata, non posso dirvi come si è svolta per questioni...fin troppo personali, ma, visto che sono sotto scacco, posso dirvi che chiunque sia questa persona è potente, a livello economico, politico e sociale. Noi non siamo niente rispetto a lui.- non alza nemmeno un secondo gli occhi dal pavimento, facendo intuire a tutti che la situazione sia piuttosto difficile.

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