40. Oltre i limiti

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TIA

Ci sono cose nella vita che non si possono controllare. Non è facile accettarlo e per tutto il tempo, la maggior parte delle persone, non fa altro che impazzire cercando di aggiustare qualcosa che non può essere aggiustato.

Io l'ho fatto per molto, molto tempo. Ho cercato di controllare la malattia di mia madre, le dipendenze di mio padre e a un certo punto persino quelle di Artem. Cercavo di tenere tutto sotto controllo, per evitare di soffrire più del necessario, fallendo ogni volta, ovviamente.

Quella roba non faceva altro che aumentare e più mi struggevo per fermarla più questa mi faceva del male, diventava importante. Una questione personale che andava risolta ad ogni costo.

Non sono mai riuscita a risolvere niente.

Per tanto tempo me ne sono fatta una colpa, mi sono domandata dov'è che sbagliassi, perché nessuna delle persone a cui tenevo mi dava ascolto. Non ero abbastanza? L' amore nei miei confronti non superava quello per una dose? Non ero abbastanza brava? Abbastanza importante, intelligente, perspicace? Cosa stavo sbagliando? Cosa avrei dovuto fare?

Che non avrei potuto fare niente l'ho capito troppo tardi e solo dopo essermi prosciugata per risolvere problemi che in realtà non erano miei.

Non erano miei problemi eppure io li ho resi tali. Ho lasciato che il dolore altrui diventasse mio e ho permesso a quest'ultimo di sgretolarmi un po' alla volta, pezzo per pezzo.

Mi sono aggrappata a cose, eventi, persone, emozioni per così tanto tempo che quando ho capito che non ne valesse più la pena mi è sembrato di sprofondare in un baratro infinito.

Ho cercato di controllare qualsiasi cosa e ho ottenuto solo un immenso, constante e lacerante dolore.

Fino ad ora.

Adesso so di poter cambiare le cose. So di poter aiutare i miei amici, la mia famiglia. So di avere la responsabilità di farlo e so di poterlo fare.

Ho bisogno di una vittoria.
Ho bisogno che qualcosa vada bene.

Ho bisogno di riuscire a scappare da questa città del cazzo, da questa gente malata, da questa vita tossica e avvelenata che abbiamo plasmato con le nostre mani.

Adesso posso risolvere qualcosa, qualcosa che stavolta appartiene anche a me.

Ed è per questo che sono stata io ad uscire allo scoperto per prima, mettendo a rischio la mia vita perché farei qualsiasi cosa per tenerli al sicuro.
Costi quel che costi.

-Che cosa state aspettando?!- urlo, rivolta ai miei amici che sull'uscio della porta sono ancora immobili ad osservare la scena, mentre io e Artem cerchiamo di fare fuori quanta più gente possibile.

In realtà non ho idea di dove vadano a finire i miei proiettili, mi limito a tenere premuto il dito sul cazzo di grilletto con la speranza di colpire qualcuno e, soprattutto, di non morire.

JJ appare alle spalle di Alex ed Ian e questo mi fa capire che Joe e Wes sono riusciti ad hackerare il sistema. Non c'è traccia di Adam, ci sono solo le sue guardie in giro per il giardino cercando di ripararsi dietro qualsiasi cosa per sfuggire ai colpi.

-Che cazzo di piano è questo?!- finalmente, Alex mette piedi fuori dalla casa, con un grosso M4 appena recuperato da JJ. Cerca di correre accovacciata verso di me, e, quasi per miracolo, come se la sorte per una volta fosse dalla nostra parte, nessuna pallottola la colpisce e lei riesce ad affiancarmi.

-Ne avevi un altro? Perché se è così non vedo l'ora di ascoltarlo!- ancora una volta, io e la mia migliore amica ci troviamo spalla a spalla a sparare contro qualsiasi essere vivente.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora