35. I wish I could

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ALEX

La prima cosa che appare ai nostri occhi è un enorme fuoco acceso, sarà alto almeno tre metri e anche quest'anno finisco per chiedermi come sia possibile appiccare un fuoco del genere.

Attorno ad esso una mandria infinita di gente ricopre una gran parte della spiaggia. Come al solito l'aria sa di alcool e testosterone, ormai sono così abituata a questo mix letale di fragranze che quasi mi manca quando ne sono lontana.

Il che è piuttosto strano perché io stessa fino a pochi mesi fa avrei rifiutato anche milioni di dollari pur di non ritrovarmi in queste situazioni nocive, pericolose e fuori di testa.

Mi guardo nervosamente intorno, c'è sul serio tutta la città di Miami e dintorni. Mi soffermo sui suoni delle risate, sulla musica assordante che unisce ogni singola anima qui presente e per un attimo torno ad essere una ragazzina in cerca di suo fratello ubriaco per riportarlo a casa.

-Andiamo a prendere qualcosa da bere, prima che mi venga un attacco di panico.- seguo Tia a ruota, silenziosamente d'accordo con lei.

Chi diavolo porta l'alcool in queste situazioni? Me lo sono sempre chiesta e continuo a farlo anche adesso che osservo questo tavolo di plastica che sta in piedi per miracolo colmo di bottiglie di ogni forma e colore. Senza contare le dozzine di barilotti di birra sparsi in giro.

-Finalmente ho il piacere di rivederti!- faccio in tempo a buttare giù il primo sorso di gin tonic prima che la voce di Paul mi faccia tossire come un bambino asmatico in primavera.

-Ciao Paul.- mi limito a salutarlo, alzando gli occhi al cielo.

-Sono settimane che non ti fai sentire e adesso ti trovo qui, proprio stasera?- io sono sicura che lui sappia qualcosa, che abbia capito qualcosa.

-Cosa stai insinuando?-

-Assolutamente niente, angelita, sono solo curioso.- il suo tono è evasivo e fastidioso come al solito. Si comporta sempre come se lui fosse il migliore, quello che tutto può e tutto sa.

-Tieni la tua curiosità lontana dalle mie questioni private, Paul.- rispondo piuttosto piccata, cercando di superarlo con una falcata e allontanarmi da lui. Ovviamente, fallisco miseramente quando Paul afferra il mio braccio.

-Non capisco perché adesso mi tratti in questo modo, ma ti consiglio di portarmi più rispetto, angelita, non sei l'unica a saper impugnare una pistola.- pronuncia duro, facendomi intendere a pieno che la sua è proprio una minaccia.

Decido di non rispondere, primo perché non ho nessuna intenzione di essere io quella a scatenare il caos, e secondo perché un paio di occhi color ghiaccio dall'altra parte della spiaggia mi stanno intimando di restare calma.

Mi limito così a rifilargli un'occhiataccia e strattono il mio braccio con veemenza per liberarmi dalla sua presa.

-Ci si vede in giro, P.- Tia gli sorride falsamente e insieme ci allontaniamo per poi dirigerci quanto più vicine alla riva.

-Un vero coglione, porca miseria.- è Tia a commentare per prima l'accaduto, mentre io mi accingo a sprofondare sulla sabbia, incurante di avere una succinta minigonna che sale sui miei fianchi non appena stendo le gambe.

-Già.- mi limito a risponderle.

-Cosa pensi che succederà?- Tia prende posto accanto a me. Lei è molto più comoda coi suoi pantaloncini mentre io inizio ad avere granelli di sabbia un po' dappertutto.

Accidenti, perché ho messo una gonna?

-Non lo so, niente di buono, immagino. Ma per il momento ho intenzione di finire il mio drink in riva al mare.- prendo un grosso respiro e poi un grosso sorso dalla cannuccia di plastica che galleggia tra ghiaccio, gin e acqua tonica.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora