39. Roulette Russa

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Ci vediamo nello spazio autrice🫶🏻🫶🏻


TIA

Chiudo le mie mani sudate in due pugni, stringendo forte la chiave dell'ufficio di Alex.

Sono all'entrata del Riviera, riesco a percepire passi e voci provenienti dall'interno.

Sono ore che penso ad un piano per far uscire Joe da qui, ma l'unica cosa che mi viene in mente di fare è semplicemente trascinarlo via, sparando a chiunque si metta sulla strada.

Ma non posso ammazzare gente innocente che stamattina si è svegliata per venire a lavoro e fare il proprio dovere.
E quindi non ho idea di cosa fare.

Uno, due, tre, quattro.

Conto i battiti del mio cuore. Non posso lasciare che i miei amici muoiano, Ian mi ha chiesto di farlo.

Cinque, sei, sette, otto.

Compio il primo passo, poi il secondo, finché mi ritrovo giusto dinnanzi all'enorme porta d'ingresso.

Nove, dieci, undici, dodici.

Poggio la mano sulla maniglia dorata e prendo un grosso respiro.

Spero solo di non fare un gigantesco casino.

E poi l'abbasso.

-Buongiorno Cindy!- mi fingo tranquilla e saluto la segretaria storica di questo posto che sta finendo sott'acqua, da quando Alex è tornata a maneggiare armi.

-Buongiorno, Tia. Alexandra non è venuta a lavoro oggi.- mi avvisa -e nemmeno ieri, e il giorno prima. Ho provato a chiamarla ma risulta irraggiungibile. Tu sai qualcosa?- e adesso cosa diavolo le dico?

Perché non ho pensato a questo? Non posso mica dirle "sai, è stata rapita da un pazzo e adesso potrebbe morire se io non faccio qualcosa".

-Oh, già. Ehm, ha preso una brutta influenza, non riesce nemmeno a stare seduta.- dico la prima cosa che mi passa per la testa e poi mi complimento da sola perché Cindy sembra crederci.

Il suo volto, infatti, si piega in un'espressione dispiaciuta.

-Spero non sia nulla di grave.- dice, poi.

-Oh, no, mononucleosi.- mononucleosi? Sul serio?

-Sono venuta a prendere un paio di cose dal suo ufficio, ho le chiavi.- sventolo il mazzo di chiavi cercando di distrarla dal fatto che io abbia nominato una malattia che si prende fino al primo liceo.

-Oh certo, va pure.- annuisco e scappo via. Cindy è una brava persona, non potrei sopportare di mentirle ancora.

Arrivo nell'ufficio di Alexandra. Tutto è al proprio posto, persino le penne sulla scrivania sono messe in una fila ordinata e perfetta.

Alzo gli occhi al cielo per il suo essere costantemente una maniaca dell'ordine.

E adesso che faccio?

Guardo l'orario, è quasi ora di pranzo, questo vuol dire che a breve scenderanno tutti nella mensa.
Così mi viene un'idea geniale.

Apro il registro dei detenuti e scorro fino alla S. Quando leggo il cognome "Stewart" cerco di incidere nel mio cervello il numero di cella ad esso collegato.

Scrivo le indicazioni su un fogliettino di carta e mi reco a passo svelto verso i corridoi con le celle.

Un paio di guardie mi osservano curiose ma io mi limito a sorridere, sperando di non insospettirle troppo.

High-over the limits.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora