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Revisionato 07/10/18.

In diciotto anni ho avuti molti primi giorni di scuola, e tutti quelli erano sempre stati deprimenti. Non tanto per me, quando per tutti quelli che mi circondavano, rendendo l'aria parecchio triste. Soprattutto al liceo, dove vedevi solo volti carichi di sonno e voglia di morire. Io non ero da meno, ricordo che morivo di sonno e che avrei preferito stendermi sulla strada bagnata piuttosto che entrare dento l'edificio.
Ma quest'anno era diverso. Più mi guardavo intorno, più vedevo gente felice e carichi di energia correre ad abbracciare i propri amici. Ovviamente, le faccie da sonno non mancano mai, nemmeno la voglia di morire, ma la maggior parte degli adolescenti di fronte a me sono felici, o per lo meno sono tranquilli e rilassati.
Osservo l'ennesimo ragazzo correre verso il proprio amico, e saltargli alle spalle, rischiando quasi di cadere, mentre, seduta su una panchina a gambe incrociate, ascolto musica dagli auricolari. Marco, accanto a me, è seduto sullo schenale della panchina, i piedi appoggiati sul sedile, igomiti sulle ginocchia e le mani giunte.
Anche lui, come me, si guarda intorno, con una sola cuffia mentre gioca leggermente con l'altra.
Sposto lo sguardo verso la strada, osservando alcune macchine passare ed altre fermarsi. Una macchina in particolare cattura la mia attenzione. Arriva nel vialetto della scuola, avvicinandosi al marciapiede, per poi fermarsi.
Conosco quell'auto.
La sportella del passeggiero si apre, seguita da quella di dietro, e due chiome bionde fanno capolino fuori dall'auto.
Osservo la scena a bocca aperta.
Non ci credo, sono davvero loro.
Corro nella loro direzione, cercando di non farmi notare, e li abbraccio da dietro. Cacciano un breve urlo, prima di girarsi verso di me.
"Silvia!" Esclamano in contemporanea.
"Luca, Alessia." Esclamo a mia volta.
I miei migliori amici sono qui davanti a me.
"Ma voi che ci fate qui?" Chiedo scioccata, scorridendo come un'ebete, e loro mi guardano con sguardo scettico, come se fosse una cosa ovvia.
"Seconde te?" Chiede ironico Luca, fissandomi con un piccolo sorriso sulle labbra.
Beh, infondo è veramente ovvio.
"Per questo non volevate dirmi dove vi siete iscritti." Rifletto, dando un colpo al braccio di entrambi i fratelli.
Iniziamo una piccola conversazione sul perché non mi hanno detto che avevano scelto la mia stessa università e mentre Luca parla, sento alle mie spalle delle labbra poggiarsi delicatamente sul mio collo. Mi giro di poco, provando a tirare uno schiaffo a colui che mi ha dato il bacio, ma con una mano lui ferma la mia, e, facendomi girare completamente, mi bacia sulle labbra.
Sorrido, riconoscendo quelle labbra. Mi separo lentamente da quelle morbide labbra e, prima che potesse rendersene conto, gli tiro uno schiaffo in piena guancia.
"Cazzo fai!? Hai visto che ero io. Cazzo, mi hai fatto male." Quasi urla, toccando con una mano il punto appena colpito ed io sorrido innocentemente.
"Lo so, ma ti ho detto almeno un migliardo di volte che se mi baci da dietro, ti arriva un ceffone in viso." Dico ridendo.
"Va bene, ma più piano la prossima volta." Mi accarezza dolcemente la guancia, per poi pizzicarla, facendomi male.
Lo guardo storto e lui sorride innocentemente per poi baciarmi di nuovo.
"Francesco!" Qualcuno urla il suo nome e lui si gira.
"Marco!" Si abbracciano, dandosi una pacca sulla spalla.
"Silvia, dobbiamo entrare." Dice Alessia, richiamandomi.
In effetti le porte sono state aperte, saluto Marco con un abbraccio e Francesco con un bacio.
Marco e Francesco sono compagni di classe e anche migliori amici dalla scuola media.
Percorriamo il lungo viale che separa il marciapiede dall'entrata dell'edificio e superiamo le porte insieme a tanti altri studenti.
Nell'atrio vediamo molti studenti radunati davanti ad una grande lavagna di plastica, e da lontano riesco a scorgere alcuni fogli attaccati. Credo ci siano segnate le classi.
Luca ci fa segno di aspettare e poi si immerge nella folla, cercando di superare tutti. Arriva davanti alla tabella e si gira verso di noi, con un enorme sorriso in volto e due pollici in su.
Torna da noi e mette un braccio intorno alle spalle di entrambe.
"La classe 1B attende l'arrivo dei suoi allievi più belli e carismatici." Dice con tono eloquente, iniziando ad incamminarsi verso una direzione ignota.
Saremmo stati insieme in classe anche quest'anno, che sollievo. Per un attimo avevo temuto di capitare in una classe piena di sconosciuti. Siamo compagni di classe dalla prima elementare ormai, quasi non riesco più ad immaginarmi in una classe senza di loro.
Cerchiamo la classe girando nei corridoi, e quando finalmente la troviamo, ci precipitiamo dentro.
L'aula è enorme, e tutti i banchi sono posti su una scala, elevando i banchi in fondo, facendo si che tutti possano vedere la grande lavagna che riempie tutto il muro di fronte. Ci sono circa dieci banchi per ogni fila, e molti sono già occupati. Cerco con lo sguardo tre posti vicini liberi, ma prima che possa trovarli, Luca afferra me ed Alessia per un polso, tirandoci verso tre banchi vuoti messi più o meno a metà scale.
"Azzardati a prendermi il polso un'altra volta e ti castro, anche se ciò vorrà dire che non diventerò mai zia." Alessia si avvicina al fratello, puntandogli un dito contro il petto, cercando di risultare minacciosa.
Ma come può una ragazza di un metro e sessanta incutere timore ad un ragazzo di quasi un metro e ottanta?
Semplice, non può. Ma è di Alessia che stiamo parlando, e credetemi se vi dico che potrebbe spaventare pure un orco dalle dimensioni esagerate.
Infatti, Luca alza le mani in aria, indietreggiando di un passo, per poi sedersi su una sedia. Mi afferra per il braccio e mi tira giù, facendomi sedere accanto a lui. Gli lancio un'occhiataccia e lui ridacchia senza guardarmi.
Alessia si siede alla mia destra, facendomi stare al centro. Sono seduta in mezzo ai gemelli, fantastico...
Spero solo non si mettano a litigare durante la lezione.
In classe c'è poco rumore, ma quando una donna fa il suo ingresso, il silenzio totale cala nella stanza.
La donna, che credo sia la professoressa, si avvicina alla grande cattedra posta davanti alla lavagna e ci poggia sopra una borsa nera, poi si siede e ci guarda tutti con un sorriso gentile.
"Buongiorno ragazzi." Un coro, in risposta, segue le sue parole. "Ora farò l'appello e dopo mi presenterò." Dice prima di afferrare quello che credo sia il registro di classe.
Inizia a nominare alcuni studenti, e noto che sono davvero tanti, siamo come minimo in quaranta qua dentro.
"Gilbert Alessia." Sento il nome della mia amica e mi volto verso di lei, trovandola immersa nei suoi pensieri.
Le tiro una leggera gomitata e lei si riscuote, alzando velocemente la mano.
"Gilbert Luca." Lui la alza subito, nonostante sembri pensieroso, poi mi guarda e mi rivolge uno dei sorrisi più belli del suo repertorio, ed io, in risposta, gli faccio la linguaccia.
Nomina altri compagni, alcuni svegli altri ancora dormienti, poi arriva a me.
"Menchi Silvia." Alzo la mano immediatamente.
Alcuni ragazzi si girano verso di me e io scivolo leggermente sulla sedia.
Finisce l'appello e poi chiude il registro, si alza dalla comoda sedia e va davanti alla cattedra, appoggiandosi ad essa.
"Allora, io mi chiamo Simona Silvestri, sono l'insegnante di letteratura." Dice la professoressa presentandosi.
Inizia a parlare leggermente di sé, chiedendo poi ad alcuni alunni di presentarsi, oltre al nome, e già dopo appena quindici minuti di lezione, posso constatare con certezza che questa prof mi piace già.

Innamorata del mio migliore amico!   [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora