11. « [...] L'amore [...] talvolta può contraddirsi da solo »

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«"La volontà è la cosa che l'uomo conosce meglio di sé

«Od-ddio Soryeon, mi hai spaventato cavolo» il rosso si portó una mano sul cuore, girandosi poi verso di lei per guardarla. Era bellissima...e lui era stracotto.

«Scusa» ridacchiò, per poi sedersi accanto a lui «È che ho visto la tua testa di pomodoro da lontano, tutto intento a studiare, e ho voluto riportarti sul pianeta Terra»

«Ah giá, scusa se mi sono già seduto, ma si era liberato questo tavolo e ho voluto occuparlo, dato che mi sembra abbastanza lontano dal caos» spiegò, un po' mortificato per essersi accomodato prima che lei arrivasse.

«Tranquillo, hai fatto bene. Allora, stavi studiando la parte sulla volontà di Schopenhauer?»

«Sì...beh, quella l'ho capita in realtà, non era troppo difficile. È la parte sull'amore che ancora non mi entra in testa»

Soryeon aprì il suo libro alla stessa pagina del compagno «Credo di sapere perché» rise «Schopenhauer piace a pochi effetti»

«Io non sono tra quei pochi, decisamente» scherzó lui.
Vennero interrotti dall'arrivo del cameriere che, per fortuna, fu veloce nel prendere le ordinazioni.

L'incontro proseguiva liscio come l'olio: Soryeon gli stava spiegando ciò che lui aveva poco chiaro e ogni tanto facevano una pausa per parlare di altro. Entrambi sembravano stare bene, anche se, indubbiamente, il piacere di quell'uscita era ben diverso da ambedue i lati.

«E com'è la convivenza con Sunghoon? Se non sono troppo indiscreto...» chiese il rosso, sorseggiando la sua bevanda.

La ragazza deglutì e posò il proprio bicchiere sul tavolo «Beh, in realtà non stiamo quasi mai assieme, solo durante i pasti e in macchina» si limitò a dire.

«Mh, capisco. Effettivamente deve essere un po' imbarazzante aver baciato il figlio della compagna di tuo padre. È per questo che non interagite molto, vero?»

Wow...non è esattamente così, siccome non sa che in realtà c'è una certa attrazione tra me e lui, ma deve essere proprio ovvio se se n'è accorto. Oppure è tremendamente perspicace.

«Più o meno»

«Qualsiasi ragazza a scuola ti invidierebbe, lo sai vero?»

«Sapere che potrebbe diventare il mio fratellastro e che quindi sono condannata a vita a non poter stare con lui?» rise un po' per sdrammatizzare sulla sua situazione.

«Beh no, questo no» rise anche lui «Però vi siete baciati. Questo si che è invidiabile»

«Già...» abbassó lo sguardo per un attimo «Ma a me non piace, eh. Ormai sto iniziando a vederlo come un vero fratello» mentì.

«Ma se mi hai appena detto che vi parlate pochissimo!» scherzó.

«Platonicamente, allora. Lo vedo platonicamente come un fratello» si corresse.

«A proposito di Platone, meglio ritornare alla nostra amata filosofia» sbuffò lui riaprendo il libro.

«Che palle» sorrise e poi fece lo stesso «Quindi, Yang, perché secondo Schopenhauer la vita non ha senso?» chiese in tono solenne, fingendosi una professoressa.

«Perché anche quando l'uomo è mosso dal più forte dei sentimenti, quale l'amore, in realtà la prima forza motrice è la sua volontà interna» rispose, dopodiché fissó il libro in silenzio «Ecco perché non riesco a farmelo piacere: perché non sono d'accordo con quello che dice. Se io faccio una cosa per amore, perché mai dovrebbe passare per un atto egoistico?»

«Hai detto bene, sotto questo punto di vista Schopenhauer ci ha letteralmente chiamati egoisti» ridacchiò lei, dandogli ragione «Alla fine, se io sono innamorata e faccio qualcosa per la persona che amo, la sto facendo per lei e per vederla felice, non per me. Non c'è un secondo fine. Beh, ci sono anche depravati del genere, ma sarebbe sbagliato fare di tutta l'erba un fascio»

«La penso esattamente come te. L'amore spesso porta a fare follie e talvolta può contraddirsi da solo»

«Già...» ripetè lei, pensando al fatto che, in effetti, quello che c'era tra lei e Sunghoon era una grossa contraddizione: si desideravano, eppure avevano deciso insieme di dimenticarsi a vicenda con la solita tecnica del "chiodo scaccia chiodo". Peccato che essa non funzioni praticamente mai.

«Non riesco a concepire l'idea di Schopenhauer secondo cui il proprio volere possa andare oltre l'amore. L'amore non dovrebbe essere il più forte dei sentimenti?» continuò il rosso.

«Così dovrebbe, lo pensano in molti»

«Tu lo pensi?» chiese ad un tratto guardandola negli occhi, sembrava alludere ad altro.

«Io?» sollevó le sopracciglia, colta di sorpresa «Vedi, io credo che l'amore, quando è vero, possa davvero essere il sentimento più forte che ci sia. Però ci sono delle volte in cui ci troviamo obbligati a sopprimere i nostri stessi sentimenti per qualcuno. E soffriamo, perché vorremmo amare liberamente quella persona, ma qualcosa di più forte di noi ci blocca» senza rendersene conto, si rabbuió nel pronunciare tali parole.

Jungwon strinse le labbra, essendosi accorto del disagio della ragazza «Già, hai ragione... pensiamo alle persone LGBTQIA+, per esempio» spostò l'attenzione su altro, sperando di aiutarla a distrarsi, anche se dentro di sè aveva iniziato ad interrogarsi sul perchè dell'improvviso cambiamento di espressione da parte della ragazza.

«Sì beh, anche loro. È tutto così ingiusto» si limitò a dire.

Passarono alcuni secondi di silenzio «Mi sa che ci conviene fare due passi, prima che ci deprimiamo sulla filosofia» scherzó «Andiamo?» propose poi, rivolgendole un sorriso, al che lei annuì e lo seguì.

Fecero una breve passeggiata nei dintorni del bar, dopodiché il rosso decise di accompagnarla a casa. L'atmosfera era tranquilla, parlarono di scuola e di altre cose, ma niente di troppo specifico, e arrivarono fuori casa della ragazza in breve tempo.

«Grazie per avermi riaccompagnata Jungwon» gli sorrise.

«Grazie a te per avermi aiutato con filosofia» ricambió stringendosi nelle spalle e mettendo le mani in tasca.

«Ci vediamo domani allora»

«Mhmh» e caló il silenzio tra i due.

Malgrado non fosse nelle sue corde, Soryeon si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, notando il suo fresco e buonissimo profumo. Il ragazzo arrossì lievemente, le rivolse un timido sorriso e poi se ne andò.

Lei rimase a guardarlo mentre si allontanava — ignara del sorriso che era stata capace di stampare sul suo volto; ma lei non era così felice come lui. Si sentiva strana dopo quell'innocuo gesto, come se mancasse qualcosa. Semplice: non aveva provato nulla. Si chiedeva come avrebbe fatto a dimenticarsi di Sunghoon se per Jungwon non provava assolutamente niente.

Dopo quei minuti di riflessione passati fuori casa, estrasse le chiavi dalla sua borsetta ed aprì il cancello della villa, entrandovi e correndo a rintanarsi in camera sua, sperando di non incrociare il biondino che le aveva rubato il cuore.

«FORBIDDEN: Kiss Me Again» ;; PSH. enhypenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora