Il canto e la Fuga (Parte 25)

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Alle orecchie di Elenthaliel giunse immediatamente la musica. Camminava lungo le vie, il freddo pungente che le accarezzava la pelle, con l'anello al dito e il Silmaril affidato a Bilbo. Doveva restare tranquilla, o almeno provarci.

Man mano che avanzava, si sentiva come se stesse abbracciando un atteggiamento che ormai faceva parte di lei: regale, freddo, distaccato. Era un comportamento che conosceva bene, che Feanor le aveva insegnato, un atteggiamento che rifletteva i valori della sua stirpe. Arrivò infine alla sala del banchetto di Thranduil, dove tutti erano vestiti in modo sontuoso.

Legolas stava in disparte, ma quando la vide entrare, fu come se nulla potesse più attrarre la sua attenzione quanto la sua figura. Elenthaliel era talmente regale che surclassava persino Thranduil. Bella, fredda, con quell'abito che sembrava cucito appositamente per lei, che ne accentuava ogni movimento con una sensualità misurata. Con passo controllato e movimenti sinuosi si diresse verso il suo tavolo, attirando l'attenzione di ogni persona nella sala. Ogni singolo sguardo era puntato su di lei, e Elenthaliel sapeva di aver creato il diversivo perfetto.

Thranduil, accorgendosi di ciò, le porse la mano per farla sedere al suo fianco. Fece un gesto, e immediatamente tutti ripresero le loro conversazioni e attività. Legolas si avvicinò a loro, visibilmente turbato. Thranduil si piegò verso Elenthaliel e con un sorriso, le disse: "Mi hai rubato la scena. Alcune cose, però, non cambiano mai nei secoli."

Elenthaliel sorrise a sua volta e rispose con ironia: "Certo, ma non posso proprio competere con la tua chioma fluente." Ridendo insieme, si dedicarono a bere del buon vino.

Mentre Elenthaliel era seduta, Legolas le porse la mano. "Vuoi ballare?" chiese, e lei annuì. "Con piacere, Legolas." Si unirono alla danza, ma mentre i passi si susseguivano, Elenthaliel si bloccò per un attimo, come se qualcosa l'avesse turbata.

"Tutto bene?" le chiese Legolas, notando il suo disagio.

"Certo," rispose lei, con un sorriso che non riusciva però a nascondere una certa inquietudine. "Solo che non pensavo che voi Sindar ballaste e suonaste musica dei Noldor."

Legolas la guardò con un'espressione più seria. "Tuo padre era un bravo compositore."

Elenthaliel esitò un attimo prima di rispondere. "È ancora vivo... penso." I due rimasero in silenzio, continuando a danzare. Il peso di quelle parole sembrava accompagnarli, sospeso nell'aria come una melodia che non riusciva a svanire.

 Il peso di quelle parole sembrava accompagnarli, sospeso nell'aria come una melodia che non riusciva a svanire

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"Legolas, hai visto Tauriel e Fili..." La voce di Elenthaliel non sembrava una domanda, ma un'affermazione, una constatazione carica di un'emozione difficile da esprimere. Legolas, riflettendo, rispose: "Non capisco. Cos'ha un nano che io non ho?"

"Nulla, Legolas", rispose Elenthaliel, il suo tono era lieve, ma le parole portavano il peso di una verità universale. "Ma nessuno può comandare il proprio cuore."

"È doloroso," disse Legolas, la sua voce tesa, quasi come se volesse darsi una risposta che non arrivava.

"È l'amore," rispose Elenthaliel, e le sue parole risuonarono dolcemente, ma con una tristezza che non riusciva a celare. "Fuggirete stanotte, vero?"

Tergan Tingilinde (l'erede delle stelle) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora