Povero Lindir (Parte 14)

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La verità era che l'elfa aveva solo voglia di piangere ed urlare, Altair avrebbe saputo quale scelta sarebbe stata la migliore lui lo sapeva sempre.
Decise di fare l'unica cosa che potesse farla sentire vicino al marito o semplicemente ai Valar, o alla sua famiglia. Se la prese comoda per arrivare al laghetto girovaga fra gli alberi ne sfiorava le foglie, davanti allo specchio d'acqua il suo sguardo si perse, e lentamente cominciò a svestirsi nel riflesso dell'acqua vide le cicatrici, marchi indelebili di eterno dolore, si ricordava ogni frustata ogni pugnalata, una memoria immortale, sospiro.

Non c'era nessuno, evidentemente Lindir aveva ragione le vecchie tradizioni non erano più apprezzate. Quando si immerse il laghetto era caldo l'acqua le accarezzava la pelle gentilmente, una sensazione piacevole, cominciò a slacciarsi la lunga treccia e si immerse completamente.

Fili, Kili, Thorin e Dwalin stavano girando per l'enorme citta elfica, dicendo che non era niente in confronto alle grandi città naniche la c'erano troppi terrazzi e troppa poca roccia, e decisamente troppi alberi, il giovane Kili si fermava ed ammiccava alle elfe che passavano da quelle parti mentre i parenti lo ammonivano.

Stavano girovagando per parti della città meno abitate Fili guardò lo zio e disse "fra quanto partiremo?" Thorin burbero disse "spero presto" si guardò attorno con un certo disgusto ma infondo era meravigliato da Imladris, dalla sua pace. Mentre camminavano fra gli alberi Kili convinto disse "vedrete riconquisteremo Ereborn" Dwalin sbuffo sonoramente e disse "non cantare vittoria giovane" i due giovani nani risero, e cominciarono a scorrazzare in giro.

Passeggiavano da parecchio tempo, quegli elfi gli stranivano così avevano ben deciso di andarsene, c'era quello che cantava che gli trattava con superiorità, quel maledetto orecchie a punta gli unici a non guardarlo in quel modo era la loro compagnia suo fratello e quel elfo biondissimo ossigenato, evidentemente erano delle mosche bianche.

Mentre camminavano fra gli alberi videro come l'acqua giocava col sole, come il vento spostava le fronde degli alberi, poi la videro Siliel, o meglio Elenthaliel che si spogliava con lentezza come se fosse incredibilmente stanava, ed entrava nel laghetto cristallino, il vapore si alzava dal acqua, mentre cominciava a sciogliere la lunga treccia.

Fili e Kili chiamarono lo zio e Dwalin indicandola, Thorin diede uno scappellotto ai due e gli fece trascinare via da Dwalin, ma lui si soffermo a guardarla, quel elfa perfetta, avrebbe voluto accarezzarla assaporarla, così bella e fredda, quel el...

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Fili e Kili chiamarono lo zio e Dwalin indicandola, Thorin diede uno scappellotto ai due e gli fece trascinare via da Dwalin, ma lui si soffermo a guardarla, quel elfa perfetta, avrebbe voluto accarezzarla assaporarla, così bella e fredda, quel elfo biondo lo aveva reso furioso, perché quel maledetto elfo sì? mentre lui no, lei lo guardava a malapena e se lo faceva era per discutere le sue scelte, era bella selvaggia le lunghe cicatrici le attraversavano il corpo, creando uno quadro fatto di caos e pennellate furenti.

Se ne andò con un nuovo pensiero nel cuore, lui la desiderava gli creava fremito nel cuore, non gli succedeva da anni quella sensazione, perché proprio un elfa si chiedeva, perché una tale passione.

Elenthaliel camminava per i balconi di gran burrone, si era cambiata con un vestito sui toni del lilla, il bagno nel lago l'aveva rigenerato le energie meglio di un tonico. Mentre passeggiava vide Bilbo appoggiato ad un parapetto aveva uno sguardo incantato, "Granburrone è per fino più bella di come avevo letto nei libri" Elenthaliel annuì e con semplicità disse "si, fa questo effetto, sai Elrond la fondo, ma io assistetti alla sua costruzione, se hai voglia porgimi purè delle domande sulle nostre usanze" Bilbo la riempi di domande.

Tergan Tingilinde (l'erede delle stelle) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora