Settembre, Napoli
Edoardo
Per una volta il sole che entrava dalla finestra non mi aveva recato nessun disturbo, ero già sveglio da molto prima che sorgesse. Nella testa mille pensieri, la felicità di ritornare a casa, anche se solo per un giorno, controllare gli affari e rivedere i miei amici, ma anche la stanchezza mentale nel dover affrontare la mia famiglia. Mi alzai velocemente dal letto cercando di fare quanto meno rumore possibile per non svegliare Ciro che dormiva tranquillamente sopra di me. Andai in bagno per sciacquarmi il viso velocemente e ritornai in cella per indossare un paio di jeans ed una maglietta da mettere sotto una felpa nera. Quando Gennaro, la guardia più anziana dell'IPM, entra in cella per svegliarci si meraviglia nel trovarmi già vestito e con lo zaino ai miei piedi pronto per andare via.
-Comm si bell pulito Edoà! -, mi prende in giro
-Nun fa u scem -, gli dico alzandomi dalla sedia e facendo un cenno a Ciro che ci guardava ancora mezzo addormentato dall'alto del suo letto.
Oltrepassiamo il corridoio della sezione maschile, saluto i miei compagni e guardo con un sopracciglio alzato Filippo e Carmine che ricambiano il mio sguardo uno intimorito e l'altro scocciato. Spero tra me e me che non facciano danni in mia assenza, che le mie parole rivolte a Totò la sera prima nei riguardi di Ciro siano servite a qualcosa.
-Nun fa strunzate -, mi dice Gennaro una volta arrivati ai cancelli ed io rido
-Stasera vado a pazzià -, urlo alzando le braccia al cielo. Gli faccio un cenno con il capo, mentre lo vedo scuotere la testa sconsolato.
Appena supero i cancelli prendo un bel respiro e corro verso mio cugino che mi aspetta in motorino.
-Edoardo -, mi saluta stringendomi la mano e baciandomi la guancia
-Sasà tutt'apposto? -, ricambio il saluto salendo dietro di lui sul motorino, lui annuisce mettendo in moto.
Io e mio cugino siamo letteralmente cresciuti insieme, i nostri padri sono in carcere insieme e da quando sua madre è morta, vive a casa mia. È il fratello che non ho mai avuto, essendo io figlio unico, tengo alla sua vita come se fosse la mia. Gli chiedo di farmi fare il giro lungo per tornare a casa, Napoli sembra così lontana da dietro le sbarre che mi manca come l'aria. Saluto un po' di gente, passando dai Quartieri, qualche anziano si abbassa il cappello in segno di rispetto verso la mia famiglia. Arriviamo a casa dopo un po', le porte aperte del palazzo ad indicare il mio arrivo, ma soprattutto profumo di cibo buono cucinato sicuramente da mia nonna. Entro nell'edificio un po' vecchio da fuori, mentre mio cugino parcheggia il suo motorino. Il palazzo è tutto nostro, mia nonna viveva al piano terra, mio cugino al primo e poi il secondo ed il terzo erano miei e di mia madre, con tanto di terrazzo.
-Ciao Ma -, urlo, con il fiato corto per aver fatto le scale di corsa. Poso lo zaino a terra e raggiungo mia madre in terrazzo. C'è un tavolo apparecchiato pieno di cibo, mia madre, mia nonna ed alcuni amici di famigli intenti a finire di sistemare. Appena le due donne mi vedono corrono ad abbracciarmi ed io le saluto tutte stringendo un po' più forte mia madre.
-Come stai a mammà? -, mi dice baciandomi le guance
-Bene, Carmen? -, e lei ride indicandomi la porta. Da essa si affaccia la mia ragazza, con un pancione enorme e bellissima come sempre.
-Bentornato amore -, mi dice ed io la bacio accarezzandole la pancia. Nonostante fossi confuso su questa relazione che dura ormai da tempo, mi sarei preso comunque tutte le responsabilità per quel bambino indipendentemente dalla decisione presa con Carmen. Il bambino sarebbe stato un Conte a tutti gli effetti, un mio erede.
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'O Mar For
Fanfiction-Picceré fino ad ora agg vist'o sul o grig- Pare che gli opposti si attraggano e che c'è sempre qualcuno lì fuori pronto a salvarci. E se fosse proprio una bionda dagli occhi cielo, l'angelo di Edoardo? ATTENZIONE: linguaggio scurrile, scene semi es...