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Settembre, IPM Napoli

Teresa

La sveglia suona incessantemente sul mio comodino ed io tasto alla cieca non riuscendo a trovare il telefono. Sento la porta aprirsi e sbuffo mentre nascondo la testa sotto il cuscino. Era troppo presto, avevo dormito troppo poco per poter affrontare quella giornata con la giusta carica, neanche quattro tazze di caffè mi avrebbero aiutata. La testa mi scoppiava, avevo bevuto decisamente troppo e non lo faccio mai, così come non litigo mai con Nicolò. Litigare con lui alla festa era stato tremendo, odiavo dare spettacolo davanti alla gente e l'alcool di certo non aveva aiutato. Mi aveva riaccompagnata a casa con il mio motorino e si era fatto venire a prendere dai suoi amici dopo essersi assicurato che stessi bene. Mi aveva fatto domande sulla giacca che portavo addosso ma non credo di aver risposto, in realtà non so neanche che fine abbia fatto quella giacca adesso ne tantomeno chi fosse quel ragazzo che me l'aveva prestata. Rita apre le finestre come ogni mattina, e come ogni mattina viene a lasciarmi un bacio in fronte per svegliarmi.

-Potresti chiamare la prof e dirle che rinuncio? -, mi lamento e lei scoppia a ridere

-Sua madre sarebbe felice di questa notizia -, mi dice semplicemente, -si sbrighi o farà tardi -, conclude prima di lasciarmi sola.

Mi alzo dal letto e mi chiudo in bagno. Ho delle occhiaie da far paura ed i miei capelli è come se avessero assunto vita propria talmente sono rovinati. Faccio uno shampoo veloce e li tampono con l'asciugamano prima di asciugarli e stirarli bene con phon e piastra. Quando ritorno in stanza, apro l'armadio e tiro fuori un paio di jeans stretti neri a vita alta ed un top corto bianco da mettere con un blazer nero e le mie converse bianche. La giacca di pelle spicca tra tutte le altre dentro il mio armadio, l'accarezzo distrattamente e poi la nascondo dietro alcuni vestiti che non uso più. Il mio armadio adesso profumava di tabacco ed un qualche dopobarba per uomo che faticava ad andar via. Indosso qualche collana e bracciale, mi trucco bene per fare bella figura con il tutor del carcere e la professoressa che ci affiancheranno in questo progetto. Sceglieranno loro infatti i ragazzi che parteciperanno a questo corso con me e le ragazze. Quando arrivo in cucina mia madre è intenta a prendere il suo solito caffè mentre legge il giornale. La saluto con un bacio sulla guancia prima di prendere un bicchiere d'acqua

-Buongiorno tesoro mio -, mi dice, -come stai? –, chiede alzando gli occhi dal giornale per un attimo, - sei tornata tardi ieri sera. Lo sai che hai scuola -

-Si ma sto bene non preoccuparti! Lavinia? -, le chiedo notando l'assenza di mia sorella in cucina

-È già andata via -, finisce il suo caffè e chiude il giornale, - oggi sarò molto impegnata ma spero di esserci per cena -, mi comunica ed io annuisco solamente.

-Oggi inizio il progetto, quindi tornerò in serata. Adesso scappo, faccio colazione con le ragazze prima di entrare, a più tardi –

-Stai attenta mi raccomando -, io annuisco solamente prima di prendere il cellulare, le chiavi del motorino ed il casco.

Esco di casa di corsa, le mie amiche mi aspettano già al nostro bar preferito. Le raggiungo poco prima delle 8:30, loro già sedute al tavolo a mangiare i loro cornetti e guardarmi con un sorrisino appena parcheggio il motorino proprio vicino l'entrata del bar.

-Scusate per il ritardo -, sorrido sedendomi al loro tavolo.

-Figurati, dobbiamo entrare in quel posto lì -, dice Laura indicando un imponente edificio poco distante da noi, - solo tra mezz'ora –

-Dai lasciala stare -, si aggiunge Marina, -come stai T? –

-Potrei stare meglio, ricordatemi di non bere più -, abbasso di nuovo i miei occhiali da sole sugli occhi e sorseggio il mio cappuccino caldo.

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora