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Marzo, Napoli

Teresa

-Buongiorno -, dico al comandante con un gran sorriso ed un grande pacco in mano mentre mi avvio ai controlli di sicurezza con le mie migliori amiche.

-Buongiorno piccerè o non ti posso chiamare più così? -, risponde lui prendendomi il pacco, contenente la torta, dalle mani e procedendo davanti a me

-Comandante lei è l'unico che può chiamarmi come vuole -, sorrido salutando poi le altre guardie.

Lasciamo le nostre cose all'entrata, nei nostri armadietti, e ci facciamo controllare, togliendoci i cappotti e prendendo i nostri soliti pass. Era ormai passata una settimana dal mio compleanno. Da quel venerdì che mi aveva visto litigare con Edoardo e poi fare subito pace, e dal mattino dopo in cui avevo avuto un incontro ravvicinato con la madre di suo figlio. Ricordo di quanto fosse nervoso e di come non avesse fatto altro che stringere il volante durante tutto il viaggio verso casa mia. Gli avevo detto di non preoccuparsi, che mi aspettavo reazioni del genere da una donna ferita e abbandonata. Gli avevo chiesto di scusarsi con la madre ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Quando ci eravamo fermati sotto casa mia, gli avevo chiesto di venire alla mia festa quella sera ma mi aveva risposto che aveva impegni con il cugino ed io avevo semplicemente annuito senza fare domande. Poi mi aveva baciato quasi come a non volermi fare andare via ed io sarei voluta rimanere volentieri tra le sue braccia. Così non l'avevo più visto fino a quel giorno, quando ero finalmente ritornata in Istituto con una torta per festeggiare insieme a loro il mio compleanno e fargli passare una giornata diversa. La direttrice fortunatamente aveva acconsentito senza problemi, forse perché il comandante aveva messo una buona parola per me. 

Una volta arrivata in aula, ho giusto il tempo di preparare il tavolo con le ragazze, prima che arrivi il braccio maschile accompagnati da Gennaro e Lino. La prima guardia era probabilmente la mia preferita, sembrava il padre di tutti loro e se si arrabbiava lo faceva sempre bonariamente.

-Buongiorno -, dico loro con un sorriso

-E crè principessina -, inizia Totò, -cosa festeggiamo? -, si avvicina e Ciro lo tira per una spalla facendomi un cenno con il capo e facendomi scoppiare a ridere per lo scappellotto che gli tira subito dopo

-Siamo ad un ottimo punto con il murales quindi dobbiamo festeggiare -, dico loro

-Si ma l'alcol c'è? -, chiede Milos, un altro carcerato ed io nego con il capo ridendo e alzando le spalle

-Se vuoi andare in infermeria ne trovi in quantità -, interviene Lino ed il ragazzo si becca un'occhiataccia da parte dell'uomo.

-Auguri piccerè so che hai fatto il compleanno -, si avvicina Ciro baciandomi le guance ed io lo ringrazio.

Non credo fosse solito dimostrare affetto alla gente, di certo non si era mai avvicinato a me nonostante fossi anche andata a trovarlo in ospedale. Sicuramente aveva però parlato con Edoardo che adesso ci guardava in lontananza con un mezzo sorriso. Gli faccio un cenno con il capo prima di avviarmi verso il mio ufficio, se così si poteva definire. Mi chiudo la porta alle spalle e qualche attimo dopo la vedo riaprire ed Edoardo entrare con un gran sorriso.

-Ciao amore mio -, gli dico lasciandogli un bacio veloce, non appena il ragazzo si chiude la porta alle spalle.

-Come siamo felici oggi -, dice lui carezzandomi il viso ed io annuisco scrollando le spalle. Poi si appoggia alla scrivania, facendomi incastrare perfettamente contro il suo corpo.

-Sempre felice -, gli dico abbracciandolo mentre le sue mani massaggiano delicatamente la mia schiena, -non fermarti, ultimamente sono proprio tesa -, mi lamento lasciandogli un leggero bacio sul collo.

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora