Febbraio, Napoli
Edoardo
Vuoto. Era finito tutto ed io mi sentivo vuoto. Avevo guardato quelle porte chiuse dell'ascensore per svariati minuti, la sua collanina tra le mani, prima che una forte fitta al fianco mi costringesse a ritornare zoppicante in camera, dove tre donne mi aspettavano. Mia madre aveva le mani sui fianchi accanto a Carmen che si teneva il pancione con uno sguardo corrucciato ma di chi sotto sotto aveva capito già tutto. Mia nonna era silenziosa, seduta in un angolo della stanza, spettatrice di quello che di lì a poco sarebbe successo. Mi volto verso la finestra e sospiro. Pioveva quel giorno a Napoli, pioveva talmente forte da non distinguere più case, palazzi, niente, c'era solo tanta acqua che cadeva dal cielo. Forse rispecchiava proprio ciò che sentivo dentro.
-Perché sei corso via così? -, chiede mia madre aiutandomi a tornare a letto. La scanso facendo da solo ed evitando di rispondere alla sua domanda.
-Chi era quella Edoardo? -, chiede Carmen sospettosa
-Una volontaria -, rispondo sistemandomi i cuscini che profumavano ancora di lei e se non mi fossi chiamato Edoardo Conte probabilmente mi sarei già messo a piangere piuttosto che tenermi tutto dentro. O sarei corso dietro all'amore della mia vita invece che lasciarla in lacrime come un codardo. Fossi stato un altro probabilmente avrei affrontato questo discorso prima, non ci avrei fatto l'amore sapendo cosa stavo nascondendo. Ma io non sono un altro e queste sono le conseguenze delle mie azioni avventate.
-Ah sì? E che volontariato fa? -, insiste
-Crè sei gelosa? -, le dico ironicamente spingendole via la mano dal mio braccio.
-Edoardo! -, mi riprende mia madre
-Il padre di mio figlio fa u strunz in giro ed io agg star zitt? -, mi urla contro Carmen. Mia nonna adesso alza lo sguardo verso di noi. Le faccio un cenno quasi impercettibile con il capo mentre mi alzo dal letto per fronteggiare mia madre sconvolta ed una Carmen furente con me. -È vero no? Tengo ragione -
E forse ero un bastardo nel fare quello che stavo per fare con Carmen in queste condizioni, ma non lo ero stato di più tradendola? Probabilmente fosse stata un'altra non avrei temporeggiato così tanto, ma è la madre di mio figlio e nonostante non la ami più merita verità da me. Così come Teresa, non potevo continuare a tradire anche lei. Lei che stava costantemente nella mia testa anche e soprattutto adesso che l'avevo persa. Perché mia nonna aveva ragione, lei non avrebbe capito ed io avrei dovuto abituarmi all'idea di lasciarla andare.
-Io -, inizio prendendo un bel respiro, -non ti amo più -, le dico tutto d'un fiato
-Non ho capito -, chiede lei sotto shock e so che sta per scoppiare, -lo vedi questo? -, si indica la pancia diventando rossa, -questo è tuo figlio -, continua
-Non possiamo stare più insieme Carmè -, insisto e lei scoppia a piangere iniziando ad urlare
-Ed io? C'aggia fà ij accussì? -, mi tira uno schiaffo con tutta la forza che ha in corpo facendomi voltare il capo dal lato opposto al colpo. Stringo i pugni e mi volto di nuovo a guardarla.
-Te ne devi andare Carmen. A casa mia non c'è spazio per te -, continuo facendo finta di non vedere mia madre gesticolare nella mia direzione
-Sono incinta non vado da nessuna parte -, si lamenta e mia madre le dà man forte, -C'è un'altra Edoardo? -, continua adesso in lacrime consolata dall'altra donna
-Si -, schietto. Deciso. Cattivo. Non avevo voglia di fornirle ulteriori spiegazioni e al diavolo il discorso che mi ero preparato. Volevo solo capisse che ormai a casa mia non c'era più posto per lei, ma solo per il bambino quando sarebbe nato.
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'O Mar For
Fanfiction-Picceré fino ad ora agg vist'o sul o grig- Pare che gli opposti si attraggano e che c'è sempre qualcuno lì fuori pronto a salvarci. E se fosse proprio una bionda dagli occhi cielo, l'angelo di Edoardo? ATTENZIONE: linguaggio scurrile, scene semi es...