14.

1.1K 24 5
                                    

Novembre, Napoli

Teresa

-Signorina come mai già sveglia? -, la voce di Rita mi fa sussultare presa com'ero dal piastrarmi i capelli e quasi rischio di bruciarmi una mano con la piastra calda.

-Rita -, le dico voltandomi verso di lei, che ridacchia come se non avesse quasi tentato di uccidermi.

-Scusatemi signorina è solo che è per caso un miracolo? -, alzo gli occhi al cielo sorridendo prima di voltarmi di nuovo verso lo specchio posto in un vanity in camera mia, dove solitamente mi truccavo e sistemavo prima di andare a scuola.

-Oggi ho compito di matematica, andrò prima per ripassare qualcosina -, le dico dandole le spalle, -Lavinia? -, le chiedo di mia sorella

-A casa di Matteo -, risponde Rita rifacendomi il letto.

Da quando mia sorella si era fidanzata con il nostro vicino di casa, passava la maggior parte delle sue giornate dopo la scuola da lui, o lui da noi se io non ero in casa, e cosi la vedevo sempre molto poco. Se non fosse che frequentiamo la stessa accademia di danza giurerei di essermi sognata di avere una sorella per ben 16 anni. Spengo la piastra nello stesso momento in cui la mia tata esce dalla stanza, mi libero dall'accappatoio e sorrido imbarazzata al minuscolo segno rosso proprio sotto la clavicola causato da Edoardo. Ancora non mi capacito del fatto che sia andata a casa di Marco, il magistrato che si occupava del caso di Edoardo, per piantare su una storia impensabile sul mio volontariato e sulle discriminazioni solo per farmi avere un'ora di permesso con il ragazzo. Come se fossi una ragazzina capricciosa, ma in realtà da quando Sasà mi aveva detto con nonchalance che Edoardo si era messo nei guai, non avevo fatto altro che pensare a come sarei potuta entrare all'IPM per accertarmi che stesse bene. Quando poi la mia insegnante mi aveva personalmente chiamata per avvisarmi dell'interruzione del progetto avevo quasi dato di matto ed ero andata direttamente alla fonte con l'unico obiettivo di rivedere il ragazzo. Non era stato semplice convincere l'uomo a fornirmi il permesso ed allo stesso tempo a non farne parola con mia madre ma fortunatamente il mio bel faccino e la mia reputazione da brava ragazza ogni tanto facevano miracoli. Così ieri pomeriggio ero andata in istituto armata di tanta pazienza e con la voglia di rivedere il moro, assicurarmi che stesse bene e passare un po' di tempo con lui. Lui che in così poco tempo mi era entrato dentro come un uragano, sconvolgendo i miei piani, il mio quotidiano, la mia persona. Cambiandomi senza che nessuno gliel'avesse chiesto e senza chiedere il permesso, rendendomi diversa anche nelle piccole cose, meno bambina, più curiosa, con meno pregiudizi. E nel mio piccolo speravo di aiutarlo a scoprire lati diversi della sua persona. Avevo ancora sulle labbra il sapore dei suoi baci ed in testa la sua risata cristallina. Mi riscuoto dai miei pensieri e mi avvicino al mio armadio velocemente per prendere un paio di jeans scuri stretti, una camicia azzurra ed un cardigan da mettere sopra. Indosso qualche gioiello al collo e alle mani e prendo il mio borsone della danza da terra. Infilo un paio di stivali alti sopra il ginocchio e spruzzo un po' di profumo, prima di prendere il casco ed il cappotto ed uscire correndo da casa dopo aver salutato velocemente Rita. Faceva parecchio freddo quella mattina, infilo i guanti e mi dirigo al mio motorino dopo aver inviato un messaggio a mia sorella ricordandole di prendere il suo borsone per danza rimasto a casa. Salgo sul mio motorino e parto giù dal Vomero fino al lungomare, lì dove si trovava il mio liceo. Nonostante il freddo ed il mese, c'era un bel sole e la mia voglia di entrare a scuola era stranamente molto bassa. Parcheggio il motorino nei parcheggi riservati e mi avvicino alle mie amiche

-Buongiorno -, dico con un sorriso abbracciando prima Marina e poi Laura che mi guarda con un sopracciglio alzato

-Mio Dio sei schifosamente felice per essere solo le 7:30 del mattino -, mi dice quest'ultima ed io rido di gusto prima di lasciarmi avvolgere completamente dalle braccia di Nico. Dopo un primo momento di imbarazzo e freddura totale, si era avvicinato a me come se niente fosse ed io l'avevo accolto a braccia aperte, perché nonostante la nostra storia fosse finita lui per me restava comunque fondamentale.

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora