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Settembre, IPM Napoli

Edoardo

-Cirù tutt'apposto? -, mi siedo accanto al mio migliore amico in cortile e gli passo un braccio sulle spalle. Mi accende una sigaretta e lo ringrazio con una pacca prima di tirarmi indietro verso la recinzione e appoggiarci la schiena. I ragazzi stavano giocando a pallone mentre Ciro guardava con insistenza un punto fisso davanti a sé, e questo punto aveva un nome ben preciso, Carmine. Da quando era entrato in carcere, era diventata come un'ossessione per il mio migliore amico. La vicinanza, poi, tra Filippo ed il ragazzo non aiutava. Il piano di Ciro era di isolare il suo acerrimo nemico, lasciarlo solo e colpirlo quando più debole. L'arrivo di quel riccio però aveva rovinato tutto, l'improvvisa amicizia e alleanza tra i due inquietava il mio migliore amico, che li vedeva come un ostacolo non facilmente superabile.

-Ho deciso che oggi io e il Chiattillo ci facciamo una bella chiacchierata -, mi dice appoggiandosi alla recinzione e portando le gambe sulla panca. Io annuisco lanciando un'altra occhiata ai due ragazzi.

-Quando andiamo? -, gli chiedo e lui spegne la sigaretta sulla panca prima di alzarsi per sgranchirsi le gambe.

-No Edoà, ci devo parlare solo -, mi dice, -mi dovrai coprire durante quella sfaccimm di progetto -, sorrido istintivamente al pensiero e Ciro mi tira uno schiaffo sul collo, -e non ti distrarre -, ride ed io alzo le mani in aria in segno di resa.

Poi i cancelli dell'IPM si aprono e ci avviciniamo ai ragazzi per vedere il nuovo arrivato, ma dalle grandi porte entrano solamente il comandante, Liz e Teresa che ridono e scherzano.

-Digli due paroline da parte mia anche -, dico al mio migliore amico riferendomi a Filippo, che adesso salutava la ragazza con un gran sorriso ricambiato, ma non distogliendo lo sguardo neanche un attimo da Teresa.

-Non fare stronzate Edoà -, ed io annuisco solamente.

-We zucchero filato! Benvenuta in paradiso! -, urla Totò, distogliendomi dai miei pensieri e la bionda si irrigidisce subito. Liz si avvicina a noi con un sorriso beffardo

-Stai parlando con me? -, chiede a Totò e lui scuote la testa

-Non mi permetterei mai -, dice trattenendo una risata

-Ecco -, conclude lei prima di voltarsi e tornare dagli altri due.

-Si propr scem -, gli dico tirandogli un pugno sul braccio. Lui mi fa il dito medio e torna a giocare con i ragazzi mentre io e Ciro restiamo fissi su Teresa e le persone con lei. Per la prima volta mi degna di uno sguardo ed un mezzo sorriso che ricambio velocemente cercando di non farmi vedere dal mio migliore amico. Si passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed impazzisco, stringendo più forte la recinzione. Era passata ormai qualche settimana dalla festa e dall'inizio del progetto. La vedevo tre volte la settimana, con i suoi capelli perfetti, le sue amiche perfette ed il suo sorriso perfetto. Non mi degnava di uno sguardo in laboratorio, se non per correggermi, ma chiacchierava spesso con il Chiattillo, il suo allievo preferito. Passava quasi tutto il suo tempo a lezione con lui, Carmine, Silvia e Naditza lasciando le altre due sue amiche con noi.

Il mio migliore amico mi guarda giocando con la sigaretta, -non ti sarà difficile coprirmi a quanto pare -, ed io alzo gli occhi al cielo.

-Statt zitt pur tu -, gli dico tornando a sedermi sulla nostra panchina, passandomi poi una mano tra i capelli pensieroso. 

Teresa aveva inaspettatamente sconvolto la mia vita. Mai una ragazza mi aveva intrigato così tanto prima di quella maledetta festa. E dire che ci avevo parlato solo un minuto. Infondo anche la storia con Carmen era iniziata come una storia di sesso, poi ero stato arrestato e mi andava bene così, ognuno a farsi i fatti suoi e lei a credere di essere diversa dalle altre. Poi era rimasta incinta e le cose si erano complicate, si era trasferita a casa mia sotto consiglio di mia madre che sembrava essere estremamente felice per questa notizia, veniva ai colloqui ogni settimana. Teresa sì che era diversa invece, avevo voglia di conoscerla di scoprire come mai quegli occhi blu fossero spenti a volte, scoprire anche le cose più banali tipo quale fosse il suo colore preferito o il perché stesse con un ragazzo del genere. Stronzate che generalmente non mi interessavano, ma di lei si. Più mi respingeva e più mi attraeva. Parlarle però dentro l'IPM era piuttosto impossibile dato che non stava mai sola e avevo terminato tutti i permessi per quel mese. Tutti i ragazzi l'amavano ed in poche settimane era diventata amica delle ragazze, neanche fosse una di loro. In quelle celle del maschile non si faceva altro che parlare di lei e delle sue amiche.

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora