12.

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Novembre, Napoli

Edoardo

-Ma tu sei proprio sicuro? -, chiedo a Ciro torturandomi le mani

-Edoà qua comando io -, risponde il mio migliore amico puntandomi un dito contro, -è bene che se lo ricordino tutti quanti -, continua prima di prendere una sigaretta dal comodino e accenderla.

Sospiro prendendone una anche io e seguendo i movimenti del mio migliore amico. Con Ciro era così o dentro o fuori ed io non avevo alcun tipo di scelta, ci stavo dentro con tutte le scarpe. Giusto qualche giorno fa avevo avuto un colloquio informale con la direttrice nel quale mi aveva spiegato che diventando padre avrei avuto più diritti dentro il carcere, fino magari arrivare ai domiciliari. Ciò che ho sempre voluto, avrei potuto controllare il business di persona e cercare di espanderlo con l'aiuto di Pietro e Don Salvatore. Avrei respirato aria pulita, avrei visti più spesso Teresa piuttosto che ridurci a quei momenti chiusi nel suo piccolo ufficio durante le ore del progetto.

-Qual è il piano? -, chiedo al moro chiudendoci la porta della cella alle spalle.

-Il pranzo oggi sarà più saporito -, ridacchia lui gettandosi a peso morto sul mio letto e facendomi alzare gli occhi al cielo per aver rovinato tutte le lenzuola. Mi racconta così di essersi messo d'accordo con Gaetano per mandare un loro amico ad uccidere il cane di Pino, e poi far si che il carcerato lo mangiasse.

-Cirù ma noi mai abbiamo fatto ste cose -, gli dico preoccupato. Non ci siamo mai sporcati le mani così.

-Pino ha alzato troppo la testa -, ripete di nuovo, -sei con me o no? -, continua poi.

-Certo Cirù sempre -, gli dico annuendo

-E allora statt zitt –

Qualche minuto dopo bussano alla nostra cella. Mi alzo dalla sedia per andare ad aprire e mi trovo davanti Lino con Pirù e Antonio.

-Crè Lino mo fai pure l'accompagnatore? -, prendo in giro la guardia

-Statt zitt Eduà -, mi dice passandomi una busta, -chesta è p te -, lo guardo confuso prima di prendere la busta ed avvicinarmi alla finestra. Il profumo sulla busta, inconfondibile, mi fa sorridere immediatamente. Strappo l'involucro velocemente, trovando un bigliettino che leggo immediatamente nella mia mente.

"Mi manchi. T"

Rimetto il bigliettino dentro la busta chiudendola poi nel cassetto, oggi non ci saremmo visti per la lezione e nonostante tutto era passata per lasciarmi un biglietto e farmi sentire la sua presenza. Era passata ormai qualche settimana dalla premiazione a Posillipo e quindi dal nostro primo bacio, ma per me era come se fosse avvenuto tutto il giorno prima. Ricordavo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie e la timidezza della ragazza scomparsa nel nulla, tanto da essere lei stessa a cercare un contatto con me. La morbidezza dei suoi fianchi e la sua pelle così liscia e sempre profumata. Sospiro prima di voltarmi dai miei amici che mi guardano con un sopracciglio alzato in volto.

-Crè? -, chiedo scuotendo la testa e Totò scoppia a ridere dandomi una pacca sulla spalla.

-Pirù tutto sistemato quel fatto? -, cambia velocemente discorso Ciro accendendosi l'ennesima sigaretta della mattina

-Tutt'apposto Ciro, oggi doppia porzione di ragù per Pino -, ride sadicamente seguito dal mio migliore amico. Totò li guarda confuso mentre io li guardo nervosamente. Ciro aveva quindi spiegato il piano anche a Totò, un'ottima scusa per mettere in piano la rivolta e toglierci tuti i nemici in un colpo solo.

-Cirù tu sta tutt magnat -, scherza nervosamente Totò ed io mi ritrovo ad annuire impercettibilmente, -finimm i campà dopo questo -, aggiunge prima di passarsi una mano sul collo.

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora