19.
Gennaio, Napoli
Edoardo
-Perché non scappiamo? -, incrocio le gambe sul letto la testa rivolta verso l'alto a fissare la rete del letto sopra il mio, occupato dal mio migliore amico
-Edoà ma tu si tutt scemm -, bofonchia tra un colpo di tosse e l'altro Ciro. La pioggia batteva incessantemente contro la nostra finestra ed il freddo penetrava nelle ossa come se dormissimo all'aperto. L'inverno era la stagione peggiore da passare rinchiuso in carcere, un carcere poi che si affacciava sul mare. Quest'anno il freddo aveva deciso di non lasciarci neanche un attimo di tregua e passavamo più tempo in infermeria che nelle sale comuni o a fare attività. Il periodo poi che andava da Natale al sei gennaio era sempre il più morto. Molti dei detenuti venivano trasferiti in comunità vicino le loro città natali per permettere ai genitori di passare del tempo in sicurezza con i loro figli, alcuni ottenevano anche i permessi. A noi invece non era permesso niente di tutto ciò, beh tranne a me per la scusa del figlio.
-Non ce la faccio più in questo cesso di posto -, mi lamento.
-Jamm Edoà crè oggi t'è voltata la luna? -, scende dal suo letto il mio migliore amico prendendosi una sigaretta e avvicinandosi alla finestra. –Pensi alla chiattilla vero? Mo te la sei pure portata a letto –
-Cirù stong nguaiat -, mi siedo sul letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. -La amo -, gli confesso e lui si volta di scatto a guardarmi
-Avevamo detto niente di tutto ciò -, sbuffa il moro ed io alzo gli occhi al cielo tirandomi un po' i capelli
-Ch t'agg a diciri? Abbiamo fatto l'amore tutta la notte -, gli confesso, -non puoi capire quello che ho provato. Nun l'agg mai sintutu prima. Le cose che ci siamo detti Cirù -, sbuffo gettandomi di nuovo sul letto
-Sa di Carmela? -, mi chiede serio ed io lo guardo scuotendo la testa
-Il giorno in cui gliene parlerò non mi vorrà vedere mai più -, gli dico
-Quindi stai mentendo anche a lei –
-Dimmi quando mai ho avuto una cosa bella in questa sfacimm di vita? -, mi alzo dal letto, -posso godermela un po'? –
-Sei egoista -, risponde il moro continuando a guardare fuori dalla finestra
-Vaffanculo Ciro -, mi dirigo verso la cella per sbattere la doppia porta prima di avvicinarmi al bagno, -vaffanculo -, gli ripeto prendendo il telefono da dietro la mattonella e chiudendomi in bagno. Compongo il numero che ormai so a memoria e lo sento squillare un pò prima che lei risponda.
-Ehi -, le dico sedendomi nel bagno e mordendomi il labbro
-Ciao -, e la sua voce mi arriva come un sussurro, -aspetta che vado in camera -, la sento dire qualcosa alle sue amiche e poi camminare veloce verso la sua meta.
Era partita per Capodanno con le sue due migliori amiche, raggiungendo il suo ex ragazzo e gli amici di lui in montagna. Me l'aveva detto mentre il mio capo era poggiato sul suo seno e la sua mano era sui miei capelli, leggera quasi impercettibile. Mentre era mattina inoltrata e rumori flebili si percepivano da fuori la sua stanza. Mentre il suo stomaco brontolava dalla fame ma lei insisteva nel non volersi allontanare da me neanche per un secondo. Ed io non approvavo, certo che non approvavo, ero geloso marcio del suo ex fidanzato che era rientrato nella sua vita come se fosse la cosa più giusta, ma dovevo imparare a fidarmi di lei, mostrarle che ero maturo e soprattutto sarei stato un grande ipocrita considerata la mia situazione a casa.
-Ci sei ancora? -, mi dice ed io annuisco poi mi ricordo che non può vedermi
-Si. Come stai? -, le chiedo
-Qui è fantastico. C'è la neve, Zoe si sta divertendo un mondo -, mi racconta e sorrido al pensiero di quella piccola palla di pelo in mezzo alla neve
-Tu ti stai divertendo? -, incalzo
-Si -, dice lei, -mi manchi - mi confessa poco dopo
-Anche tu -, le dico un po' sottovoce mordendomi un dito sovrappensiero
-Puoi parlare? Come stai? Sembri raffreddato -, mi chiede
-Sto bene piccerè non pensavo fossi mia madre -, ridacchio, -il tuo ex? -
-Edo -, sospira
-Lo so piccerè -, le dico e lei sospira, -ci vediamo presto si? -, continuo
-Certo amore -, risponde lei, -cercherò di venire prima che ricominci la scuola –
-Teresa -, gli dico. Vorrei tanto dirle ciò che provo, come mi sento ma è più forte di me, non potrei mai dirle una cosa tanto importante senza prima dirle la verità sulla mia vita.
-Anche io -, mi dice lei semplicemente. Sorprendendomi, come sempre, con la sua schiettezza. Completandomi quando neanche io riuscivo a completare me stesso nella mia testa. Ridacchia del mio mutismo
-Tanto -, rispondo alla fine, guardando fuori dalla finestrella del bagno e cercando di imprimere nella mia mente quella risata sempre fresca.
Chiudo la telefonata e sblocco la porta del bagno prima di uscire dalla stanza e rimettere il telefono al posto, dentro una mattonella rotta vicino al mio letto. Ciro è di nuovo disteso sul suo letto, chiaramente sveglio, anche se a pancia sotto.
-Mi dispiace -, gli dico sedendomi a letto, -sono stressato -, continuo e lo sento muoversi, fino a vedere i suoi piedi davanti la mia faccia. Poi con un balzo salta giù dal suo letto piazzandosi sulle ginocchia, davanti a me.
-Ti voglio bene -, mi dice abbracciandomi, -o sai cuore mio -
-Lo so -, gli dico baciandogli la guancia, -lo so -
-Jamm Lino ci aspetta fuori per andare in doccia -, continua rimettendosi in piedi
-Vai tu andrò stasera io. Sono un po' stanco -, gli dico lasciandomi baciare la guancia prima di avvisare anche la guardia di passare a prendermi dopo, quando avrebbe riaccompagnato il mio migliore amico e stendermi di nuovo a letto.
Chiudo gli occhi passandomi il braccio sul viso e cercando di concentrarmi solo sul mio respiro e su pensieri belli. Da quando avevo passato la notte di Natale a casa di Teresa, erano sempre più frequenti cambiamenti di pensiero riguardo il mio futuro e la mia vita. Adesso tutto il progetto che avevo ideato con Ciro non mi sembrava più tanto giusto, la mia vita non mi sembrava più tanto finita e la sete di vendetta non era la cosa primaria a cui aspiravo di più. Adesso avevo un bambino da crescere, da accudire, da proteggere per non farlo cadere nei miei stessi errori. Ed una ragazza con cui crescere io stesso, diventare uomo, un uomo diverso da ciò che mi avevano insegnato. Ma soprattutto un uomo degno di creare una famiglia con lei. Lei che avrei voluto diventasse la mia donna per sempre. Anche se questo avrebbe voluto dire allontanarmi dalla mia famiglia.
Sento la porta della cella cigolare un po' e sospiro, non pensavo ci mettessero così poco per le docce, poi mi ricordo del fatto che l'acqua fosse perennemente fredda anche in inverno e penso che allora sono stati anche fin troppo fuori.
-È troppo fredda vero? -, ridacchio ma non faccio neanche in tempo a togliere il braccio dai miei occhi che un cuscino mi viene spinto con forza sul viso e poi sento solamente un bruciore fortissimo che si espande dal mio fianco, sempre più forte e sempre più spesso.
Mi dimeno ma sento le forze venirmi via velocemente, il respiro si fa affannato ed il dolore che sentivo fortissimo adesso non lo sento più. Non sento più niente, solo una voce in lontananza che mi dice, -Con i saluti di Wanda Di Salvo -, poi il buio mi avvolge completamente e l'ultima cosa che riesco a vedere nella mia testa sono gli occhi azzurro cielo di Teresa.
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Spazio Autrice:
Ciao ! Capitolo cortissimo scusatemi. Ho il covid e sto veramente poco bene ... perdonate anche l'attesa.
Vi comunico comunque che il prossimo uscirà lunedì. Se avete dei fazzoletti con voi, teneteli da parte per il prossimo capitolo
Un bacio e buon fine settimana
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'O Mar For
Fanfiction-Picceré fino ad ora agg vist'o sul o grig- Pare che gli opposti si attraggano e che c'è sempre qualcuno lì fuori pronto a salvarci. E se fosse proprio una bionda dagli occhi cielo, l'angelo di Edoardo? ATTENZIONE: linguaggio scurrile, scene semi es...