Gennaio, Napoli
Teresa
Freddo. Sentivo solo freddo in quel momento. Non per la pioggia che guardavo dalla mia finestra aperta, non per l'accappatoio che indossavo senza niente sotto perché appena uscita dalla doccia. Sentivo freddo dentro, un vuoto che non avevo mai provato prima. Come se una bomba mi fosse scoppiata all'interno ed avesse spazzato via tutti i miei organi, lasciando solo lo scheletro. Il mio telefono continuava a squillare a momenti alterni della giornata, un po' è un numero sconosciuto, un po' Laura, un po' il numero che Edo aveva in ospedale. Ed io non avevo mai risposto, chiudendomi in un mutismo che non mi apparteneva, piena di sensazioni negative che mi stavano divorando l'anima. Non mangiavo, non uscivo dalla stanza, non andavo a scuola ma soprattutto non andavo a danza. Da giorni ormai.
-Adesso basta -, entra come un uragano Laura seguita da Marina con il fiatone e mia sorella leggermente sconvolta, -non sei venuta a scuola neanche oggi e va bene così. Non vai a danza, almeno così dice tua sorella -, continua voltandosi per un secondo verso, -cazzi tuoi. Mi stai evitando e non va bene –
-Perché siete qui? -, chiedo solamente continuando a guardare fuori dalla finestra.
-Oggi abbiamo il progetto Terry -, si intromette dolcemente Marina. Come sempre in punta di piedi, -non puoi mollare. Tu non molli mai –
-E invece si questa volta ve la caverete senza di me -, mi volto a guardarle finalmente. I miei occhi rossi e gonfi puntati nelle iridi delle mie migliori amiche
-E così ti annulli per una merda -, quasi urla Laura, -ho litigato con Sasà per questo motivo. Perché non mi ha mai detto niente. Tu sei una stupida perché sei mia sorella e se solo pensi che io possa metterti da parte ti sbagli di grosso -, corre ad abbracciarmi ed io scoppio di nuovo a piangere. Come se non avessi fatto altro in quei giorni, come se le mie occhiaie non fossero dovute alle notti insonni passate a piangere e disperarmi. Perché mai mi era capitata una cosa del genere, perché ci speravo. Volevo così tanto questo lieto fine che alla fine ne ero uscita distrutta, perché ero caduta e non sapevo se mai mi sarei rialzata.
-Mi dispiace tu abbia litigato con il tuo fidanzato -, le dico
-Anche a me ma non mi importa -, mi scuote un po', -perché tu sei mia sorella. Hai capito? Mia sorella. Ucciderei per te T e so che faresti lo stesso anche tu -, annuisco sulla sua spalla. Aveva ragione avrei fatto lo stesso per lei se non peggio, nonostante mi dispiacesse per la situazione tra la mia migliore amica ed il suo fidanzato. Una situazione che avrei dovuto sistemare io.
-Domani -, sussurro e finalmente la mia migliore amica si allontana un po' da me, -domani verrò ok? –
-Perfetto -, saltella Marina correndo ad abbracciarmi, -domani ti vengo a prendere io piccola –
-E se qualcuno si avvicina ci facciamo arrestare -, continua Laura facendomi ridere
-E tu non vieni? -, guardo mia sorella che mi salta letteralmente addosso. Lei che non sapeva nulla e a cui avrei dovuto dire tutto il prima possibile.
Saluto le mie migliori amiche poco dopo e vado a vestirmi con una leggings ed una felpa veramente larga e lunga, che ricordo essere di Edoardo. La stringo a me, probabilmente i vestiti sarebbero state le uniche cose rimaste del mio ex fidanzato. Infilo un paio di calzettoni e mi avvio in cucina, dove mia sorella mi stava aspettando con due tazze di thè fumanti.
-Sei pallida da far schifo, sembri morta -, mi dice ed io alzo gli occhi al cielo
-Tu si che sai come tirarmi su di morale -, le rispondo prendendo la mia tazza ed avviandomi verso il divano seguita da mia sorella e dalla piccola Zoe che decide di saltare sul divano accovacciandosi sulle mie gambe. Come per farmi sentire la sua vicinanza.
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'O Mar For
Fanfiction-Picceré fino ad ora agg vist'o sul o grig- Pare che gli opposti si attraggano e che c'è sempre qualcuno lì fuori pronto a salvarci. E se fosse proprio una bionda dagli occhi cielo, l'angelo di Edoardo? ATTENZIONE: linguaggio scurrile, scene semi es...