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Ottobre, IPM

Teresa

-Grazie per essere venuta a prendermi -, abbraccio Laura dopo essere salita sulla sua auto. La pioggia batteva così forte da rendere quasi impossibile la visuale, non sarei mai potuta uscire in motorino ed il fatto che non avessi compiuto ancora 18 anni per poter prendere la patente ed essere indipendente mi infastidiva e non poco.

-Non dirlo neanche per scherzo amore -, mi sorride lei prima di mettere in moto ed accendere la radio. La solita playlist di Liberato si disperde nell'abitacolo ed io sorrido, al pensiero di quanto la mia migliore amica sia una fan di questo cantante, -come stai? -, mi chiede dopo un po' bloccate nel traffico di Mergellina in direzione IPM.

Quel giorno avremmo fatto lezione nel pomeriggio perché i ragazzi al mattino avevano i consueti colloqui settimanali con le famiglie. Mi ero un po' informata, in quel mesetto all'Istituto, su come si svolgesse la vita dei detenuti. Avevano visite settimanali da parte delle famiglie, o dei loro compagni se fidanzati ufficialmente. Alcuni di loro erano già genitori e quindi avevano più permessi per poter passare del tempo insieme ai figli piuttosto che farsi vedere dietro le sbarre. Pensavo al fatto di quanto fossero giovani e già genitori, io non riuscirei mai e probabilmente i miei genitori mi avrebbero ripudiata se fosse accaduto a me. La mia vita era già bella che scritta, non erano ammessi errori. Ed io ne avevo già fatto uno bello grosso, lasciando il loro ragazzo preferito. Mi volto leggermente verso la mia migliore amica, sempre perfetta nella sua salopette di jeans ed il suo maglioncino nero a risaltare le sue forme. Sempre spensierata e felice, con la testa tra le nuvole come se nessun problema al mondo la scalfisse. Quel giorno anche io però avevo deciso di sistemarmi un po' di più rispetto al giorno prima, indossando una gonna nera, con un paio di collant leggeri, una camicia bianca ed un paio di stivaletti. Avevo sistemato anche i miei capelli, lavandoli e piastrandoli bene nonostante la pioggia e mi ero truccata risaltando i miei occhi chiari. Infondo era pur sempre un luogo di lavoro e, nonostante lavorassi con dei ragazzi, non potevo andare trasandata. Mi sarei anche dovuta scusare con Edoardo, il mio comportamento del giorno prima non è stato dei migliori, lui che nonostante i suoi modi di fare si era preoccupato per me ed al quale avevo pensato tutto il giorno. Involontariamente sbuffo e Laura si volta verso di me.

-Tutto ok? -, mi chiede ed io annuisco

-Come sta tuo fratello? -, le chiedo di getto. Non lo sentivo da quando ci eravamo lasciati e un po' mi mancava. Infondo siamo sempre stati inseparabili, sin da bambini, e questa situazione nonostante fosse giusta mi pesava.

-Si distrae tra palestra e calcio. Io non credo di capirvi, insomma ci state male e non state insieme –

-Non stiamo insieme perché non lo amo -, le confesso. Ero arrivata a quella consapevolezza già prima che ci lasciassimo, ma dirla a voce alta rendeva tutto reale. Io non amavo Nicolò, o meglio lo amavo ma da amico, persona con cui sono cresciuta, non persona con cui pensare di fare qualche progetto. Laura mi guarda di sottecchi mentre procede spedita verso l'istituto, -provo tanto affetto e amore per tuo fratello e lo sai, ma un amore che non mi permette di continuare una relazione o di dedicarmi a lui come dovrei e vorrei –

-Ti sei innamorata di Edoardo? -, mi chiede a bruciapelo fermando l'auto nei parcheggi riservati allo staff dell'istituto, mi tolgo la cintura per voltarmi meglio e guardarla. In momenti come questi avrei preferito l'appoggio di Marina, in un modo tutto suo aveva semplicemente capito la situazione senza fare domande.

-No -, le rispondo giocando con le mie mani, -anzi dovrei anche scusarmi con lui per come l'ho trattato –

-Menomale -, ridacchia lei prendendo la sua giacca ed infilandola immediatamente, -lo sai come la penso no? -, continua prendendo poi la sua borsa dal sedile posteriore

'O Mar ForDove le storie prendono vita. Scoprilo ora