18-Dolorante

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BLACKE

Era finita, dopo quasi tre ore in piedi, finalmente questa partita si era conclusa.
Rimasi meravigliato e anche incuriosito da come giocava, da come guardava.

Era come se fosse un'altra Sarah, una che fino a quel momento io non avevo mai visto né conosciuto.

Era come se stesse compiendo una magia tra le sue mani, come se lei con la sola forze del pensiero riuscisse a fare uscire le carte che voleva e rimasi colpito. Giocava bene, troppo bene anche per un professionista. Rendeva facile la cosa, davvero facile.

Ormai il molo era vuoto, eravamo rimasti solo noi quattro.
Io ed Alex, ci dirigiamo verso di loro mentre John si allontana poco distante per avvisare gli altri di raggiungerci.
Alex si avvicina verso di lei mentre io infilo le mani in tasca rimanendo poco distante dalle sue spalle.

La vedo voltarsi e mi blocco non appena il suo viso entra nel mio campo visivo. Era pallida, vedevo le pupille muoversi velocemente per poi chiudere le palpebre e cadere giù, sentendo la testa sbattere con prepotenza sull' asfalto.

Corro verso di lei mentre Alex si inginocchia e cerca di muovere le sue braccia per avere qualche reazione.
Istintivamente porto le mani dietro la nuca ma appena sento un liquido denso caldo la porto davanti ai miei occhi.

Sangue. Tanto sangue da fare accapponare la pelle.
«John, John chiama Julia falla correre ora!» urlo verso il prez che senza perdere tempo aveva già portato il telefono all'orecchio.

«Cazzo, cazzo ,cazzo....» ringhio cercando di tenere la testa ferma mentre Alex mi passa un pezzo di stoffa della sua maglietta per fermarle quel sangue.
I suoi ricci, i suoi meravigliosi ricci stavano diventando appiccicosi e uniti tra loro, più scuri ed ogni minuto che passava, la mia rabbia aumentava.
Ero arrabbiato e non capivo neanche il motivo, in fondo lei è stata solo un gioco, un fottuto gioco che mi aveva scombussolato il cervello.

Cazzo l'aveva fatto davvero.

Sento le ruote di un furgone strisciare sull'asfalto per poi fermarsi dinanzi a noi.
Alex corre ad aprire lo sportello mentre io prendo Sarah a mo di sposa.
Non potevamo chiamare un ambulanza cosa potevamo dire:" Guardi sono le quattro del mattino, abbiamo appena fatto una partita a poker Blood e una ragazza forse ha la testa spaccata ma sà, alla fine siamo bravi ragazzi"...

«Premi quel cazzo di acceleratore!» ringhio mentre tengo tra le mie braccia Sarah.
Sembra così serena, così in pace con quel volto da bambina che si ritrova.
Le dita di Alex premono all'interno del polso, proprio in direzione della vena principale, alla base della mano.
«Blacke, il battito- sospira- il battito è lento» abbassa il capo mentre i miei occhi erano sul volto di lei.
«Premi quel cazzo di pedale» sta volta il mio tono si era alzato ma non m'importa, non m'importa di nulla se non di quella mocciosa che tenevo tra le mie braccia.

Non doveva finire così, non ancora, non in una stupida auto, con una stupida partita.

«Blacke sto superando i limiti di velocità» mi urla Julia dal lato del guidatore.
«Non fare cazzate Sarah» gli sussurro mentre un piccolo bacio si sofferma sulla sua fronte.

Sarah

Mi scoppia la testa, cerco di aprire leggermente gli occhi ma mi fanno troppo male. Era come se fossi annegata in un lago pieno di alcool e il giorno dopo avere un dopo sbornia da paura.
Gli occhi pian piano riesco ad aprirli a due fessure. Con le dita inizio a toccare le lenzuola,il mio corpo, cerco il mio cellulare almeno per capire che ore fossero.

Ma nulla, l'unica cosa che le mie dita riescono a toccare sono delle lenzuola e il mio corpo immobile sotto di esse.

Non ricordo più niente della partita, di quello che sia successo dopo, solo un grande fischio nelle orecchie e due mani possenti reggermi la testa.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora