Mustang

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Sarah

Non so da quanto tempo sono rinchiusa in ospedale. Due settimane, tre o forse quattro. Ormai ho perso il conto.

Guardo la finestra che c'è nella mia stanza, una stanza bianca, pulita, la solita stanza degli ospedali, il sole tramonta mentre le nuvole si tingono di rosa e mi sorprendo sempre come la natura sia bellissima.

La porta della stanza si apre e appare sulla soglia Trevor, con il suo cappotto grigio e le sue gambe fasciate da dei jeans scuri.
Viene verso di me e le sue labbra si posano sulla mia fronte.
«Piccola ho parlato con il dottore, domani mattina ti dimettono» sorride mentre si stende al mio fianco e una sua mano accarezza la mia guancia, la stessa guancia che ha avuto il segno del suo anello.

Annuisco con la testa e poi i miei occhi si fermano a guardare quei ferri che circondano la mia coscia.
Non so esattamente cosa sia successo, so solo che mi sono risvegliata cosciente dopo l'intervento.
Le ossa della mia gamba? Io dire maciullate più che rotte come dicono i medici, infatti me li sento da dentro spezzati in piccole parti.
Schifo eh?

«Amore purtroppo questo fine settimana parto, preferisco che restassi dalla tua amica almeno fino al mio ritorno» non lo guardo neanche in volto, annuisco di nuovo e appoggio la testa sul grosso cuscino.
«Il dottore è venuto oggi con le analisi? »
«Si nulla che ti debba preoccupare» sospiro per poi sentire la porta bussare.

Trevor non si scompone, rimane sdraiato al mio fianco mentre nella stanza entrano Gemma ed Alex.

Non ho più parlo con la mia migliore amica, non ho neanche intenzione di parlarci. Le avevo confidato una cosa, solo una cosa che volevo che non lo andasse a dire a Blacke e invece quello, quel essere vivente, perché chiamarlo ragazzo non mi sembra proprio il caso, me l'ha buttato in faccia.

Gli occhi ambra di quella ragazza dai capelli rossi mi guardano con un velo di tristezza e so che vorrebbe fare scendere una lacrime, per il semplice fatto che la mia migliore amica è emotivamente sensibile.

«Ciao, possiamo entrare?» domanda con un mezzo sorriso mentre il volto di Alex rimane indifferente sul viso di Trev.
«Si» dico piatta e poi mi volto di nuovo verso quella finestra. Purtroppo no, quelle parole non le ho cancellate ne ho avuto per qualche tempo una perdita di memoria.

«Stai mangiando qualcosa di decente? Sei dimagrita tantissimo» la sua mano si avvicina al mio viso ma la blocco sul nascere.
«Non ho fame» la mia voce esce di nuovo piatta.

Non metto in dubbio che volevo non risvegliarmi da quel incidente, e forse le sue parole erano vere: non valgo nulla né tanto meno ha senso continuare a vivere se non ho nessuno.

«Piccola, vengo subito» la voce di Trevor così rilassata e felice, le sue labbra premono di nuovo sulla mia fronte per poi alzarsi e uscire dalla stanza così da rimanere, io,Gemma ed Alex e non poteva andare più male di così.

«Se siete venuti a capire se mi sono buttata io sotto o la macchina a prendermi in pieno, vi dico che entrambe le due  sono dei possibili scenari»

«Sarah non ti azzardare a dire più una cosa del genere» mi trucida con lo sguardo mentre la sua mano afferra con forza la mia.
«Allora, mi devi dare una cazzo di spiegazione Gem. Perché gliel'hai detto?»

Mi giro verso Alex e i suoi occhi si spostano dalla mia gamba aGemma e in fine a me.
Mi volto verso la mia migliore amica con occhi sgranati.
«Lo sa anche lui vero?» indico Alex mentre lei abbassa lo sguardo.
«Tu avevi promesso di non dirlo a nessuno, nessuno! Cos'è che hai concluso Gem. Cosa?!»stavolta sto urlando e mi mordo il labbro inferiore anche se è leggermente gonfio ma preferisco il dolore che uscire completamente fuori di testa.
«Non sei sola hai noi» la sua voce trema leggermente mentre sul mio viso compare un sorriso amaro.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora