26-Nero

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BLACKE

ll suo viso
Quei maledetti occhi.
Quello sguardo riservato quel pomeriggio come l'anticipo della grossa pugnalata al cuore che mi avrebbe dato con quel bacio.
Lei non era poi così diversa dalle altre, da ogni donna.

Afferro il bicchiere di birra e butto giù. Ma a me, la birra non basta, voglio sentire il bruciore, quello che provo nel mio petto, lo voglio sentire nelle vene, nel sangue.

Il barman mi porta un bicchiere di whisky ma a me un bicchiere non basta, non mi è mai bastato così lo invito a lasciarmi una bottiglia.

Ed ad ogni sorso che butto giù vedo lei.
Lei nuda sotto di me.
Le sue labbra che mi baciano piano, che si uniscono alle mie.
Il suo profumo incastrato in quei maledetti capelli.

Strizzo gli occhi, stringendo la presa sul bicchiere  e butto giù un altro sorso.
«Puttana» sussurro appena gli apro immaginando la scena delle sue labbra che toccano quelle di Collins.
«Sei solo una puttana come le altre» continuo e intanto la testa anche se è leggera non cancella nulla.

Lei è ancora lì nella mia testa, come il suo profumo è nel mio naso e la costante voglia di correre sulla moto e andarla a cercare è tanta.
Così aumento la dose e pian piano mi sento davvero leggero.

«Amico non credi di star esagerando?»
Alzo la testa davanti a me e trovo il barman con un cipiglio sul volto.


«Ho scoperto che la ragazza che mi sono scopato è una grandissima puttana» sbiaccico alzando le mani in aria con fare divertito e irritato.
«è una grandissima puttana!» urlo sbattendo la bottiglia sul piano.

Eppure perché diavolo me la prendo tanto?
Di lei non m'importa nulla, meno di zero.
Si mi piace esteticamente.
Scopiamo davvero in maniera indecente ma per me lei non vale nulla.

Una ragazza mora,non molto alta,che mi osservava tutta la sera, si avvicina, mi accarezza la spalla ed io mi volto.

«Hai bisogno di compagnia? Vuoi?» mi chiede timidamente; di suo non c'è niente di timido tranne il dire io credo nel signore.

Il mio sguardo è sbiadito, ma tanto so che sarà una delle tante che mi porterò a letto ma non mi darà mai la sensazione di avere lei tra le mie braccia.

«Non ricordo bene la strada di casa mi accompagneresti?» gli domando sorridendo mentre afferro una sua natica sul mio palmo della mano.
Era mia. Un'altra puttana.
Un'altra facile, scopabile ma non era lei. Non era la mia però ma non m'importa.

Lascio i soldi al fianco della bottiglia con lo sguardo rivolto alla mora, mentre la mia mano è già entrata nel vestito alla ricerca dell'oggetto che voglio solo conquistare stanotte.

Giorno dopo

Le luci del giorno che entrano dalla finestra di fronte a me mi fa capire che anche sta volta ho superato di gran lunga il mio limite.
La bocca impastata di sonno e alcool.
Tanto alcool per la precisione, che se accendessi una sigaretta prenderebbe fuoco la stanza.

Porto le mani sulle tempie iniziando a sentire quel famigliare trapano all'interno e appena chiudo per un istante gli occhi, la rivedo.

Non basta una notte, in realtà non bastano nemmeno qualche settimana. Lei è lì, nella mia testa, sempre pronta a tartassarmi.

Mi volto e guardo la spalla così come il culo scoperto a me sconosciuto che giace al mio fianco.

Sospiro e mi faccio forza, pensando che anche oggi come ieri è un nuovo giorno, un giorno come un'altra.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora