3-Bikers

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BLACKE

Il sudore mi scende dalla fronte. Piccole gocce scendono senza fermarsi fino ad arrivare sul mio petto e poi un'altra spinta, sempre più forte delle precedenti. La mia immaginazione vola, vola a quelle labbra, a quei capelli color miele, e a quei occhi verdi come smeraldi che ti prendono e ti portano lontano con la mente, con tutto. Ancora un'alta spinta ed ecco, sono arrivato a lei.

Mio Dio ho solo immaginato ed ecco cosa mi fa fare quella mocciosetta.

«Blacke sei stato magnifico come sempre»  mi sussurra Anastasia all'orecchio, ogni volta che passo la notte insieme a lei.
Mi sorride e mi schiocca un bacio sulla bocca per gratitudine. Ho i suoi umori tutti intorno a me e non vedo l'ora di togliermeli di dosso con una doccia fredda.

Mi alzo dal letto, prendo il cellulare per vedere se i ragazzi mi hanno chiamato. Solo una chiamata da quel cazzone di Ryan. La ragazza si alza anche lei dal letto ed è in cerca dei suoi indumenti, se così li possiamo chiamare.

 Rispetto alla sua età è un po' bassina ma con delle curve molto prosperose, io penso che si sia rifatta ma lei continua a ripetere che tutta roba naturale.

Si avvicina a me in maniera sensuale e appoggia il suo ginocchio tra le mie cosce.

«Quando ci rivediamo?» mi domanda accarezzando un ciuffo di capelli scompigliato.
Il mio sguardo cade su di lei e sul suo corpo «Ti chiamo io non preoccuparti»,li do una pacca sulla sua chiappa destra.

Mi volto e mi dirigo in bagno togliendomi quell'odore che infastidisce tutti i miei sensi. Io non voglio un odore qualsiasi, voglio il suo odore. Quella ragazza mi ha fatto qualcosa, da quando i nostri occhi si sono incontrati ed io non ci ho capito più niente.

                                      *****

Il telefono inizia a squillare.
Indosso una maglietta nera velocemente e l'afferro. E' Ryan.

«Che cazzo succede?»  gli domando quasi infastidito dalla sua chiamata.

«Niente scopata mattutina? Comunque muoviti cazzone il capo vuole vederti ora» mi dice con un tono leggermente preoccupato ed è strano. Lui non si preoccupa per niente.

«Ok sto arrivando» .
Spengo la chiamata e mi dirigo fuori dal mio appartamento. Salgo sulla moto  verso il Club. Se il capo vuole vedermi di mattina, vuol dire che c'è un problema ed è bello grosso a quanto credo.

Arrivo di fronte all' autofficina, entro dentro e parcheggio di fronte all'ufficio dove sta seduto Mark. Gli faccio cenno con la mano e mi dirigo nello stabile dietro.

È la club house: bancone con gli alcolici di tutti i tipi, tavolini verdi e un tavolo da biliardo. Appese alla parete ci sono tutte le foto dei vecchi e dei nuovi componenti del club.

Abbiamo anche il dormitorio ma si trova nell'altro edificio.
I membri sono tutti intorno al bancone a bere cicchetti di rum e sono solo le 10 del mattino.

Ryan esce dal gruppo e viene verso di me, nel frattempo prendo una sigaretta dal pacchetto e me l'accendo.
«Ehi amico, scusa per prima ma il capo voleva che tutti fossero qui stamattina»  mi ripete e sento che la sua voce trema leggermente.

«Perché? I Red sono entrati nel territorio?» gli chiedo tranquillamente. Di solito se qualche altro gruppo spezza l'accordo fatto, noi andiamo e li ricordiamo che nessuno può mettersi contro di noi.

«No no, niente di tutto ciò» si guarda attorno, qualcosa lo turba, lo turba molto ed è strano per chi lo conosce. Ryan non si intimidisce cosi facilmente, è il più pazzo del club.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora