Prologo

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Daisy

Mancano esattamente trenta giorni al mio matrimonio. Questo è il primo pensiero che balena nella mente appena sveglia. In verità è il pensiero di tutte le mattine, ultimamente. Sospiro profondamente voltandomi supina sul letto, un letto in cui sono sola, avvolta nel calore delle coperte e di quel tepore tipico della notte. Il mio futuro marito è uscito di casa presto come al solito, lasciando solamente il caldo emanato durante la notte dal suo corpo accanto al mio. Al contrario di me, che non ho nessun capo a cui ubbidire, Charles è ancora dipendente da suo padre essendone il braccio destro nella gestione dei Whittemore Hotel.

Chiudo gli occhi per un secondo, beandomi dei raggi del sole che entrano nella stanza illuminandola, abbracciandomi con il loro tepore e preannunciando una bellissima giornata primaverile. Alzo le palpebre e guardo la bellissima vista che vi è al di fuori di queste grandi e moderne vetrate. L'appartamento in cui vive Charles - in cui viviamo entrambi adesso- non è molto distante dal mare dunque, da qui, riesco a vedere in lontananza uno scorcio di spiaggia e le onde che, leggere, si riversano sulla battigia. Soprattutto al mattino presto, nel silenzio più assoluto, si riesce a sentire lo sciabordio rilassante dell'acqua; è una bella sensazione addormentarsi senza il rumore delle auto ma con il suono dolce del mare. Sorrido appena, ricordando quanto la mia vita, in questo ultimo anno, sia stata tranquilla e meravigliosa; niente problemi troppo grandi da affrontare, niente drammi da superare. È tutto idilliaco, anche adesso, in questa stanza in cui aleggia ancora il profumo del mio uomo. Però, in cuor mio, sento che qualcosa manca lo stesso.

Sbuffo, gemendo per il fastidio generato dai miei stessi pensieri. Porto le mani a coprirmi il volto e mi concentro sulla respirazione, così da scacciare ogni tipo di dubbio che mi ha solamente sfiorato la testa. Non posso permettermi nessuna incertezza, tra un mese mi sposerò con un uomo stupendo. Il resto non conta. Non più. Come a convincermi di ciò, abbasso la mano destra poggiandola leggera sullo stomaco e porto quella sinistra davanti ai miei occhi. Guardo con intensità l'anello di fidanzamento che mi ha regalato Charles ormai un anno fa: un costosissimo diamante tagliato non so in che modo di non so quanti carati. È davvero bello e mi spunta il sorriso ogni volta che lo fisso mentre brilla ricordando la sua dolce proposta. È stato toccante il suo discorso, quella sera, peccato che le circostanze non erano delle migliori. E automaticamente, giro la mano cosicché l'interno del polso possa essermi ben visibile; il tatuaggio a forma di cuore, piccolo ed elegante, simbolo di un amore folle e intenso è ancora qui. Non posso trattenere l'ennesimo sorriso, ma questa volta c'è qualcosa di amaro tra le labbra. La stessa sera del mio fidanzamento, ho visto crollare per la prima volta quel ragazzo che è stato sempre la mia roccia. Ricordo ancora cosa è successo, dopo la proposta di matrimonio che io ho accettato. È corso via, trattenendo a stento le lacrime, ed io non ho potuto fare a meno di seguirlo, scusandomi con i genitori del mio fidanzato e con quest'ultimo stesso. Uscita dall'albergo, l'ho visto contro il muro, con i palmi che battevano rabbiosi contro la parete; la mascella tesa ed una smorfia di dolore sul volto ormai rosso per la rabbia e per le urla trattenute. Mi si è spazzato il cuore a vederlo in quel modo, ma le cose non sarebbero potute andare diversamente quella sera. Lo aveva detto anche lui: non c'era futuro per noi. E per quanto desiderassi il contrario, per quanto stessi morendo dentro per ciò che avevo fatto, ho sempre saputo fosse la cosa giusta per entrambi.

«Perché?» mi chiese con voce tremante mentre delle lacrime scendevano lungo le guance e cadevano a terra; non mi guardava nemmeno, ma sapeva che fossi lì, accanto a lui.

«Perché ti amo, Harry.» risposi sorridendo tra le stille bollenti. «Non posso tenerti legato a me. Avevi ragione: non abbiamo futuro, tu ed io.»

Non mi ha risposto subito. Ha chiuso gli occhi e stretto i denti, ha schiaffeggiato il muro con irruenza e passato le mani graffiate tra i capelli in un gesto disperato. Si è poi voltato nella mia direzione con uno sguardo affranto, gli occhi rossi e lucidi e la bocca tremante. Ha scosso la testa e pianto senza emettere un suono per un tempo che mi è parso infinito, senza mai distogliere l'attenzione dal mio viso. Ho provato tanto di quel dolore da credere, per un attimo, di collassare tramortita da lì a qualche secondo. Guardavo l'amore della mia vita distrutto ed io non potevo fare niente.

Endless 2 || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora