Capitolo 19

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Harry

Non dovrei essere qui, davanti a questa porta. Eppure non ho pensato ad altro che a lei e al bambino da quando ho saputo la notizia. Ho trascorso la notte in bianco, combattendo il desiderio di telefonarle per sapere come Charles abbia preso la notizia della gravidanza. Tuttavia, questa mattina non ho potuto fare a meno di correre qui, come un perfetto stupido e, per di più, non mi sono presentato a mani vuote. Mentre guidavo, completamente perso e confuso, ho visto un negozio per neonati e mi sono immediatamente fermato a comprare qualcosa, senza nemmeno pensarci troppo; come se non fossi nemmeno io.

Guardo la porta di fronte a me: mi manca il respiro e il cuore mi batte forte; le mani e i piedi mi formicolano per il panico. Mi sono sentito esattamente così solo una volta: il giorno dopo le nozze di Daisy, quando ho perso i sensi e sono finito in ospedale.

Nel corso del tempo mi sono ripromesso di cambiare atteggiamento; di non volermi più sentire così male. Eppure, ricado sempre negli stessi sbagli. D'altronde è piacevole cullarsi in qualcosa di così familiare come i sentimenti per Daisy.

Scuoto il capo e sospiro profondamente. Mi ripeto che devo tranquillizzarmi e che devo mettere le mie emozioni da parte per il bene di mia sorella e mio nipote; ormai non posso più fare nulla e quel segreto che tanto avrei voluto rivelare dovrà morire con me - seppur mi faccia stare così male.

Mi faccio coraggio, metto su il miglior sorriso che ho e busso alla porta. Dopo qualche attimo, Daisy, con il volto ancora segnato dal sonno, appare sulla soglia. Dapprima sembra essere confusa nel vedermi, ma poi mi sorride serena.

«Ciao, Harry» mi saluta a voce bassa.

«Ciao, Dì. Posso entrare?»

«Certo!» ribatte entusiasta.

Fa un passo indietro lasciandomi passare. La supero e mi avvio verso la piccola cucina, tenendo ben saldo il sacchetto con dentro il regalo per il piccolo. Mi guardo intorno incuriosito; è la prima volta che entro nell'appartamento di Charles e Daisy, seppur sappia benissimo dove abitino.

«Accomodati. Vuoi un caffè?» chiede sorridendo.

«Sì, grazie»

Mi siedo intorno al piccolo tavolo rotondo posto in un angolo della stanza. La guardo mentre cammina a proprio agio verso la macchinetta del caffè sui ripiani della cucina, esattamente a me di fronte. Ha i capelli biondi un po' spettinati, una maglietta di cotone bianca, un cardigan scuro e un pantalone della tuta nera, ma i suoi occhi sono leggermente gonfi come se si fosse appena svegliata; o come se avesse pianto tutta la notte. C'è sicuramente qualcosa che la turba, ma cerca di dissimulare.

«Come stai?» le chiedo con un sorriso.

«Bene» ribatte quasi subito, prendendo le tazze piene di caffè.

«Come mai non sei a lavoro? Zayn non è perso senza di te?» la prendo in giro, sperando non si senta troppo a disagio.

«Ovviamente sarà così» ridacchia divertita, poggiando la tazza davanti a me «Ma per fortuna posso contare su sua moglie» si siede di fronte a me con un sorriso.

Daisy continua a non guardarmi negli occhi e se lo fa non dura più di qualche secondo. Ora so con certezza che c'è decisamente qualcosa che non va.

«Cosa è successo?» le dico senza giri di parole; ho già perso troppo tempo.

Lei alza lo sguardo perplessa in un primo momento, ma poi diventa quasi colpevole. Sospira forte e chiude gli occhi; non prova nemmeno a negare.

«Ieri ho detto a Charles della gravidanza e ... non l'ha presa bene» mormora, deglutendo subito dopo - come se avesse un enorme peso in fondo alla gola.

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