Capitolo 15

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Daisy

La sensazione di vuoto e ansia non è ancora scomparsa come speravo, ma al contrario è aumentata nel momento esatto in cui Perrie è entrata nel mio ufficio mentre Zayn non c'era comunicandomi che avrei avuto la visita ginecologica proprio questa sera, dopo il lavoro. Mi ha anche rifilato il racconto pressoché dettagliato di come abbia praticamente pregato la dottoressa di concederle un appuntamento urgente, tuttavia dopo quella notizia non ho ascoltato davvero ciò che mi diceva. Mi sono concentrata solo sulla dannata nausea e il battito accelerato del cuore; non potevo credere che stesse per accadere davvero.

Ora che mi ritrovo ad un passo dallo studio medico, con solamente Perrie ed una segretaria a farmi compagnia, sono ancora più terrorizzata di quanto potessi mai immaginare. Stringo tra le dita il tessuto della borsa poggiata sulle gambe, cercando in qualche modo di nascondere il leggero tremolio delle dita; inspiro e espiro profondamente dal naso e tento, così, di liberarmi da quel senso di oppressione che mi impedisce di respirare; guardo un punto preciso davanti a me - una piccola sbavatura di pittura bianca del muro di fronte - sperando che il mio turno non arrivi mai.

La mia migliore amica, di tanto in tanto, mi accarezza una spalla nel tentativo di tranquillizzarmi e farmi capire di non essere sola. Se penso alla possibilità, però, che questo bambino sia di Harry, le sue attenzioni non servono a niente; ricado di nuovo in una profonda spirale di tristezza. Non sono utili nemmeno i pochi pensieri positivi, quelli che Perrie continuava a ripetermi nel bagno questa mattina. Mi sento soffocare e vorrei tornare a casa facendo finta che tutto ciò non sia mai davvero avvenuto.

La porta dello studio si apre all'improvviso, lasciando uscire una madre ed una figlia con espressioni allegre e sorridenti. Il cuore comincia a battere sempre più forte e il tempo sembra quasi farsi più lento quando le due donne abbandonano il piccolo appartamento in centro città varcando la soglia della porta blindata, non prima di aver salutato cordialmente noi e la segretaria. La situazione si è fatta più complicata nell'esatto attimo in cui la voce gentile della dottoressa Cooper dice «Prego, entrate pure» rivolgendosi con un sorriso tenue ed un'espressione incoraggiante, il tutto seguito da un gesto inequivocabile della mano verso l'interno della sala. Sento il cuore in gola e, quando mi alzo dalla sedia imbottita rossa, le gambe tremano e devo impegnarmi con tutta me stessa per non ricadere stanca e spaventata nuovamente sulla seduta. Sospiro rumorosamente e annuisco, cercando di convincere me stessa a fare dei passi avanti per restare al passo della mia migliore amica che, oramai, è già dentro lo studio.

Mi accomodo sulle poltrone di pelle imbottite, di un bel blu notte, poste esattamente di fronte alla scrivania della dottoressa. Quest'ultima, chiude piano la porta e, senza perdere il sorriso, si accomoda dietro lo scrittoio così da avere una perfetta visuale di noi due. Ammetto che la dottoressa Cooper ha un'aria gentile e affidabile; quel caschetto biondo la fa apparire più giovane di quanto non sia davvero, gli occhi scuri guardano prima Perrie e poi me con una tranquillità che - non so nemmeno io per quale motivo- non mi aspettavo e, alla fine, il suo sorriso gentile riesce a trasmettermi una sicurezza tale da calmarmi almeno un pochino. Tuttavia, quando unisce le mani sulla scrivania e capisco che ora è pronta a fare domande, una forte ansia mi annoda lo stomaco e secca la gola; sembra di avere le spine sulla sedia tanta è la paura.

«Allora, come mai tanta urgenza, signora Malik?» chiede cordiale rivolta a Perrie, con una dolce inflessione nella voce di natura carezzevole.

«Mi dispiace averla allarmata in qualche modo, dottoressa Cooper, e di disturbarla dopo la fine del suo turno,» la mia migliore amica si scusa in maniera gentile e con voce così bassa e controllata che stento quasi a riconoscerla. «ma l'ho chiamata perché la mia amica qui, Daisy, è sicuramente incinta e ... sta perdendo peso, è molto stressata, continua a vomitare ed io sono molto preoccupata.» continua pressoché sussurrando.

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