Capitolo 10

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Harry

Salgo in macchina e mi immetto in strada dopo qualche attimo, cercando di tenere lontano qualsiasi buio pensiero - ne ho abbastanza di incidenti e ospedali. Faccio respiri profondi, imponendomi calma - seguendo quei consigli di rilassamento visti su internet. Seppur non al meglio, sembrano funzionare, almeno finché non metto piede in casa. Tutto tace, tutto è buio, ed io ne sono sollevato perché significa che i miei genitori sono andati a letto in vista del grande giorno di domani. Mi viene la nausea al ricordo.

Stanco, molto provato da questa serata, salgo silenziosamente le scale con passi lenti e cadenzati. Sospiro mentre apro la porta della camera, lasciandola anche socchiusa per la fatica. Mi sento proprio svuotato da ogni emozione, privo di energia di vivere; davanti agli occhi ho solo l'immagine di Charles e mia sorella all'altare che, felici, dicono il tanto sospirato "sì". Mi sento un miserabile e ho uno strano desiderio di piangere, come se fosse un'esigenza fisica.

Poco elegantemente, mi sdraio sul letto con gli occhi fissi sul soffitto maledicendo me stesso per aver deciso di partecipare a quei maledetti festeggiamenti. L'ho sentito, Charles, parlare della sua sposa con trasporto e emozione; gli occhi gli brillavano quando uno dei suoi amici gli ha ricordato, per l'ennesima volta, che stesse per sposare una donna meravigliosa - come se tutti i presenti non lo sapessero. Avevo voglia di urlare e ne sento la necessità anche adesso; vorrei poter andare da lei e dirle di non farlo, di ripensarci, ma so di non poterle fare questo. Abbiamo chiuso quella sera sulla terrazza, al suo fidanzamento, e adesso ognuno deve andare per la sua strada senza interferire con l'altro. Mi piacerebbe mettere un freno a questi sentimenti forti che provo così da non soffrire più, però ciò significherebbe smettere di amarla e, dunque, anche di vivere. Sono esausto, sono frustrato e non so come fare per eliminare questo malessere continuo. Forse ho sbagliato a tornare, magari non partecipare al matrimonio sarebbe stata la soluzione più intelligente e indolore. Sbuffo, sentendo il cuore correre veloce e la gola bruciare per le grida trattenute, così come percepisco gli occhi bruciare da lacrime represse. Sono un fottuto idiota, è questa la verità.

«Sei già tornato.»

Un sussurro dolce, quasi intimorito, mi fa sobbalzare. Mi metto seduto e sposto lo sguardo verso la porta: c'è Daisy, in tutta la sua bellezza, poggiata contro la porta chiusa e con le scarpe in mano. Ha un'espressione timida; sposta gli occhi da me al pavimento e poi alla stanza. È insicura, come se non sapesse se restare o andarsene. Io mi sento più o meno allo stesso modo.

«Non ti ho sentita entrare.» mormoro guardandola perplesso, senza mai togliere lo sguardo dalla sua minuta figura.

«Ho tolto le scarpe per questo. Non volevo che mamma e papà mi sentissero.» risponde continuando a parlare piano, ma questa volta è decisa a mantenere le iridi dorate su di me.

«Perché sei tornata così presto? È solo mezzanotte e mezza.» domando curioso, mettendomi in piedi e avvicinandomi.

«Io ... ehm ...» esita per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore - timorosa di continuare. «Non avevo ... molta voglia di fare festa.»

«Sei nervosa?» chiedo sorridendo amaramente.

«Un po'.» sussurra annuendo, sospirando profondamente, mentre poggia per terra le scarpe. «Ma, ad essere onesta, non è solo per questo.»

«Se sei preoccupata per Charles, beh non esserlo. È in buone mani.»

«Non è lui che mi preoccupa ...» sussurra sicura, allontanandosi dalla porta e facendo qualche passo verso di me.

«Cosa vuoi, Daisy?» le chiede duramente, guardandola attento e un po' irritato.

Ho cercato di essere gentile con il suo fidanzato, ho provato ad accettare questo matrimonio e tutto ciò che ne comporta, ho tentato di mettere da parte i dissapori con i miei genitori e ho provato a lasciarmi alle spalle qualsiasi dolore o perplessità affinché tutti fossero felici, ma lei è qui davanti a me che mi fissa condiscendente e addirittura preoccupata per il sottoscritto. Dunque torno indietro di giorni, settimane, dove l'unica cosa che volevo era lei a discapito di tutto; ci rincorriamo, ci avviciniamo, ma poi nessuno dei due ha il coraggio di continuare e scappiamo verso qualcos'altro. Tutto questo mi stanca.

Endless 2 || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora