Capitolo 17

36 2 3
                                    

Harry

Ci guardiamo per un po' senza dire niente, si sentono solo le voci delle persone intorno a noi all'interno di un ristorante non troppo lontano dal Palazzo delle Belle Arti. Daisy di tanto in tanto abbassa lo sguardo verso il suo piatto di pollo quasi del tutto intatto, io, al contrario, la guardo curioso e attento a ogni sua singola mossa. Mentre raggiungevamo il locale la sua tensione non è mai sparita, nonostante abbia provato a fare conversazione e alleggerire l'atmosfera tra noi.

Sospiro profondamente e sorrido, sperando di poterle trasmettere un po' di tranquillità - anche se la realtà è un'altra. Vederla così turbata non mi piace; sono tornato per parlarle e affrontare la situazione che avevamo in sospeso, ma ora i piani sono cambiati. Non avrei mai creduto di vederla così diversa.

«Allora, come stai?» le chiedo sorridendo appena, interrompendo quello scomodo silenzio.

«Be', sono un po' stressata per il lavoro, ma va tutto bene.» risponde alzando gli occhi nella mia direzione; accenna addirittura un sorriso, ma la sua calma non mi convince molto. «Tu invece? Come mai sei qui?»

«Ho finito gli esami e ho pensato di tornare a casa.» ribatto gentile, abbassando lo sguardo verso la pasta nel mio piatto. «Ora sto meglio, ma non ti nascondo che sia stato difficile per me superare tutto.» sono sincero; ritorno a guardarla e a sorridere mesto nella speranza che anche lei possa sentirsi libera di dirmi cosa la rattrista.

«Sì, lo immagino.» commenta abbassando gli occhi nuovamente, con tono appena tremante; è così nervosa da muoversi appena sulla sedia ed ha la gola così secca da dover bere un lungo sorso d'acqua.

Per quanto provi a nascondere il suo vero stato d'animo, io la conosco meglio di quanto lei stessa possa pensare e, di certo, non la lascerò andare via finché non mi dirà cosa diamine le sta succedendo.

«Daisy.» richiamo la sua attenzione, guardandola gentile e sorridendo allo stesso modo. «Va davvero tutto bene?» domando diretto ma, allo stesso tempo, provo ad essere il più delicato possibile.

Alza la testa di scatto e mi guarda con nervosismo; ha gli occhi spalancati e le labbra leggermente aperte a causa del fiato mozzato. L'espressione nervosa non l'abbandona e il pallore sembra essere più marcato di secondi fa. Adesso è ovvio che qualcosa la stia facendo soffrire al punto tale da stare fisicamente male; non credevo che lasciarla avrebbe fatto precipitare le cose, ma al contrario ho sempre pensato che suo marito le fosse accanto in qualsiasi momento della sua vita, soprattutto quelli difficili.

In un tentativo di tranquillizzarmi, accenna un sorriso e distoglie, al contempo, lo sguardo dal mio giocherellando con qualche foglia di insalata. Ridacchia nervosa anche, scuote il capo negando, ma io la conosco e non può certo credere di nascondermi i suoi stati d'animo. Mi sono ripromesso di capire e insisterò, seppure con gentilezza, ma io saprò la verità, anche se significasse farmi del male.

«Certo, perché non dovrebbe?» ribatte con un sorriso finto, alzando le spalle in un gesto di indifferenza. «Te l'ho detto: sono solo stressata dal lavoro. Questo servizio fotografico è stato più complicato da gestire di quanto pensassi.»

«Smettila.» le dico sospirando forte, con tono posato ma fermo. «Sono io, Daisy, e sai di poter contare su di me qualsiasi cosa accada.»

«Harry-» scuote il capo, con gli occhi pieni di lacrime.

«Ehi.» sussurro sorridendo; allungo la mano sinistra e prendo la sua destra, togliendole prima la forchetta dalla presa. La stringo piano, guardandola con dolcezza, ma dentro sento una strana inquietudine. «Sono qui, va bene? Non ti lascio da sola, qualunque situazione tu stia vivendo.»

Endless 2 || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora