Capitolo 6

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Harry

Sbuffo per l'ennesima volta tentando di scacciar via questa ansia che sento opprimere il petto. Mi guardo allo specchio e mi accorgo di quanto il mio aspetto non sia dei migliori, dunque provo a respirare profondamente, a sistemarmi i capelli con un gesto della mano e a lisciare nervosamente una impeccabile camicia bianca; ogni piccolo gesto ha lo scopo di tranquillizzarmi, di allontanare pensieri bui e quella maledetta angoscia che, come un serpente, si attorciglia intorno alle membra. Non so precisamente come mi sento, ma la sensazione è la stessa di quando sono sott'acqua e tutto intorno pare essere lento e poco rumoroso: è come essere rinchiusi in una bolla di vetro sicura eppure talmente fragile che anche un leggero soffio rischia di romperla. Forse il termine esatto per descrivere il mio vero stato d'animo è: debole.

Guardo ancora il mio riflesso, guardo come mi sono agghindato per questa festa di fidanzamento che per me resta una colossale stronzata, come il matrimonio in sé. Per quanto ammettiamo ad alta voce di voler voltare pagina e andare avanti, di non provare più le stesse cose, dentro di noi sappiamo che è esattamente il contrario. Tuttavia, Daisy vuole sposarsi, desidera una vita che io, logicamente, non posso darle. Una parte di me la comprende e accetta -quasi- la sua decisione, ma il lato egoista, quello che vorrebbe solo prenderla e portarla via, non è felice di tutto questo entusiasmo che si respira nell'aria. Sono debole e confuso.

Sono andati tutti via, sono rimasto solo. Ho preferito rimanere in solitudine in questa grande casa e prepararmi con tranquillità, cercando di ripetermi che fosse tutto giusto, che la mia presenza fosse importante, ma adesso ogni cosa sembra insignificante. Non vedo mia sorella dal quel giorno in atelier, quando mi ha chiesto di andare via, eppure è costantemente nella testa e non riesco a non pensare a ciò che sta succedendo; io non voglio nemmeno crederci per davvero.

«Ehi.» una voce bassa, a me familiare, mi riporta coi piedi per terra.

Mi volto verso l'ingresso della stanza spaventato, non aspettandomi minimamente di sentire nessun suono se non il mio stesso respiro echeggiare in casa.

Un Liam ben vestito - completamente di nero- mi guarda sorridendo poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto. C'è comprensione nei suoi occhi, e se è venuto fin qui prima di raggiungere la festa è perché sapeva bene che avrei avuto bisogno di una spinta e di un volto amico per affrontare questo momento assurdo.

«Come hai fatto ad entrare?» chiedo sorridendo appena, facendo un passo verso di lui.

«Tua madre mi ha detto dove nasconde la chiave di riserva.» mi risponde ghignando divertito.

«Hai chiamato mia madre?» domando sorpreso e anche un po' irritato.

«Non rispondi al telefono, Harry. Ero preoccupato.» ribatte serio avvicinandosi un po', mettendo le mani in tasca.

«Ho tolto la suoneria, non volevo essere disturbato.» ammetto sussurrando, sbuffando e voltandomi nuovamente verso lo specchio rimirandomi, senza nemmeno una ragione.

«E' per questo che siamo qui. Possiamo solo immaginare quanto sia difficile vedere la donna che ami sposare un altro.» parla in modo pacato, con una condiscendenza che non ho mai sentito prima.

«Siamo?» domando curioso.

«Sarai anche una testa di cazzo per esserti innamorato di tua sorella, ma non sono un bastardo che lascia gli amici da soli in momenti difficili.» la voce di una terza persona, a me molto familiare, si intromette nel discorso con un tono tra l'offeso e il divertito.

Con un'espressione impertinente, Zayn si avvicina a Liam, sorridendomi beffardo, anche lui vestito in maniera impeccabile in un completo grigio ed una camicia bianca. Lo guardo perplesso per qualche attimo, sorpreso di vederlo qui in casa piuttosto che accanto a mia sorella. So che lui è stato vicino a Daisy nei momenti più difficili, ha asciugato le sue lacrime e le ha dato amore quando io non potevo farlo, e vederlo davanti a me adesso è davvero strano. Nonostante ciò, sono grato a Zayn e a Liam di essere con me adesso, in un momento così spiacevole. Sapere di poter contare su di loro, al di là di tutto, mi fa sentire meglio.

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