Capitolo 20

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Daisy 


Harry è andato via da pochissimo, sento ancora il rumore della porta echeggiare tra le mura. Charles è alle mie spalle e il silenzio diventa sempre più teso ogni secondo che passa.

So che devo voltarmi e affrontarlo, dirgli tutto quello che penso e provo per lui in questo momento, ma ... una parte di me vorrebbe solamente che sparisse e mi lasciasse sola. Sono arrabbiata e mi sento in colpa allo stesso tempo: il bambino potrebbe non essere il suo eppure sono delusa dal suo atteggiamento. Ieri ho continuato a chiedermi come un padre possa rifiutare cosi suo figlio; non credo che Harry lo avrebbe fatto.

Scuoto il capo e respiro profondamente; non devo pensare a questo. Non è giusto adesso.

Sospiro forte per scrollare il disagio che grava sulle spalle e sul petto, ma la sensazione di disagio e delusione resta inalterato. Mi volto verso Charles, incrociando le braccia al petto nel tentativo di restare calma. Lo guardo con disapprovazione, aspettando sia lui a dire qualcosa per primo, ma il silenzio diventa pesante e molto lungo.

Ci guardiamo per un tempo che sembra infinito e davanti a me pare ci sia un uomo completamente diverso da quello di ieri sera: è atterrito, con gli occhi colmi di dispiacere. Tuttavia, non provo nessun tipo di compassione.

Ha il volto pallido e delle evidenti occhiaie nere; chissà dove ha trascorso la notte. I suoi vestiti sono in disordine, come i suoi capelli; ha le spalle curve sotto il peso delle sue colpe. Non ho mai visto Charles in questa veste così scompigliata, ma ho capito che non conosco molto mio marito.

Mi chiedo, guardandolo attentamente per lunghi secondi, chi sia davvero e cosa ne è stato di quel ragazzo che ho amato in adolescenza. Era così dolce e premuroso ... finché non mi ha messo l'anello al dito.

Sbuffo, stanca di questa prolungata quiete che mi provoca solamente ansia e rabbia.

«Che cosa vuoi, Charles?» il tono è più aspro di quanto vorrei.

«Io...» sospira forte, affranto, facendo poi qualche passo verso di me.

Immediatamente ne faccio uno indietro, categorica nel non voler stare troppo vicino a lui. Charles si blocca immediatamente e mi fissa sorpreso, e forse anche un po' deluso.

«Voglio solamente parlare, Daisy. Non ti allontanare» è quasi una supplica, ma io resto ferma a guardarlo; distante fisicamente ed emotivamente.

«Vuoi parlare adesso? Dopo quello che è successo ieri?» ribatto irritata, scuotendo il capo incredula.

«So di aver esagerato, ma mi hai preso alla sprovvista» tenta di giustificarsi, con il tono più pacato e colpevole che riesce ad usare «Non volevo dire quelle cose, sono stato ingiusto»

«Ingiusto?» dico perplessa; la rabbia comincia ad essere sempre più forte «Un uomo che dice quelle cose, che si comporta in quel modo non ama altri che se stessi. Ti rendi conto di avermi lanciato contro un bicchiere, Charles?» l'irritazione, ormai, è l'emozione dominante; tremo per tutto ciò che sento e il cuore mi batte velocissimo «E se mi fossi ferita con i cocci di vetro? Se mi avessi involontariamente colpito in faccia?» faccio qualche passo avanti, con gli occhi che bruciano di lacrime represse «Un uomo che tiene a me non avrebbe mai osato fare una cosa del genere! Senza contare che mi hai umiliata!» alzo la voce, allontanandomi di qualche passo; non posso stare troppo vicina a lui.

«Sono stato un idiota, lo so» sospira forte passandosi una mano tra i capelli con fare frustrato; ha la disperazione disegnata in viso «Non avrei mai dovuto trattarti in quel modo. Io ... non so cosa mi sia preso» si avvicina appena, un po' timoroso, guardandomi implorante con i suoi grandi e bellissimi occhi scuri «La paura e ... lo stress a causa di ciò che sta accadendo a lavoro mi hanno fatto scattare»

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