Capitolo 42

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Andrea aprì di colpo le tende e un caldo raggio di sole si appoggiò sul mio viso.

"Devi andare a lavoro Madd, devi parlare con Valerio e sei in ritardo"

"Per quale dei due?"

"Entrambi!"

Mi alzai contro voglia e mi preparai il più veloce possibile.

"Maddison!", Christian, un ragazzo del centro, attirò la mia attenzione.
Mi porse una busta da lettera.
"Chi te l'ha data?"
"L'hanno lanciata contro la porta d'entrata"
Andai nel giardino sul retro, accesi una sigaretta e aprii la busta con le mani che tremavano.
Dentro c'erano tre fogli separati, in ognuno di essi c'era scritto più e più volte Sacerno, 45b.
Ero nel panico, non sapevo cosa fosse o cosa volesse significare. Cercai su internet, ma nessun risultato. Chiamai Luca, Mattia, Andrea e Giorgio, ma non ottenni informazioni.
Si avvicinó a me Valentino, un ragazzo con un passato un particolare che mi sta molto a cuore.
"Ti vedo preoccupata, è successo qualcosa?"
Ero pallida in viso, le mani tremavano ancora ed ero senza forze. Mi venne in mente Valerio e scoppiai in lacrime. Valentino  mi abbracció e costrinse a parlare.
"Sacerno è un palazzo abbandonato della zona nord-est di Roma. Si trova in un quartiere malfamato, a 10 minuti da qui. Ti consiglio di non andarci sola, portati almeno tre persone, forti. Anzi, non andarci proprio; ci vive gente pessima, co' le pezze al culo. Non ci pensano due volte di rubarti o altro. Non sto qui a pensare al peggio, soprattutto se fossi tu la vittima. Lascia sta' la faccenda, dimenticati tutto e vai a piajià una sbronza."
Prese la sigaretta fra le mie dita, mi bació la testa e se ne andò.

Tornai a casa stanca, dopo un lungo turno di 10 ore, sotto un caldo sole d'estate. Non ci pensai due volte a buttarmi a peso morto sul divano. Andrea mi raggiunse, con una mano sulla schiena e una sul pancione. Si poggió sullo schienale e mi coccolò le spalle. Decisi di rompere quei lunghi minuti di silenzio.
"Sacerno è un palazzo deserto, a pochi minuti da qui"
Andrea si strinse forte a me e sussurró fra le lacrime: "Non era questo il futuro che immaginavo per te, insieme a me"
L'abbracciai più che potevo e iniziai a picchiettare dolcemente sulla sua pancia, in cerca di qualche piedino o manina al suo interno.

Mi trovai davanti un palazzo incompleto, in un quartiere lugubre. L'edificio era privo di porte, finestre, privo di piante e colori. Una spaventosa macchia grigia nel bel pieno di un quartiere altrettanto privo di forme di vita. Dalle pareti gocciolava uno strano liquido nero, dalle tegole fino al portone principale. Presi fiato e,  accertata che la macchina fosse chiusa, entrai, passando dal cortile pieno di erba secca e topi. Dentro, le pareti dell'edificio erano pieni di murales, disegni, scritte e stemmi.
I piani erano vuoti, scuri, che mettevano paura. Salii per varie scalinate, finché trovai a terra un cartellino arriginito con una scritta poco leggibile. Riuscì a decifrase solo numeri: 45;
L'ansia iniziò a farsi strada nel mio corpo. Raggiunsi infine il penultimo piano, fino a quando un qualcosa mi taglió velocemente la strada, per poi sedersi su un muretto. Era un gatto nero, strano, con un occhio azzurro e uno  totalmente nero. Si sentiva solo il forte battito del mio cuore.
In seguito udii dei passi venirmi contro, poi un oggetto freddo e appuntito appoggiarsi lungo la mia schiena. Con il poco coraggio e le poche forze che mi rimanevano, mi voltai, per affrontare la situazione.
Era una donna sui 35 anni, molto elegante. Era alta e perfettamente magra, con un caschetto simmetrico di color biondo platino, portava un completo firmat, nero con sottili strisce dorate lungo i bordi; indossava tacchi alti, neri e lucidi, le labbra rosse erano quelle che attiravano di più l'attenzione. Non aveva neanche un particolare fuori posto o in disordine. Si avvicinó ancor di più a me, premendo la punta del pugnale contro il mio stomaco.
"Ti lasci spaventare facilmente, temi la furia di un docile gatto randaggio?"
Mi osservó e riprese il discorso.
"È così, tu dovresti essere la sua scelta? Tu? Piccola, fragile, poppante. Sai, aveva tutto,  gli davo tutto. Era felice con me ma no, sei dovuta arrivare tu, brutta sgualdrina, sei dovuta arrivare dall'America per mandare a quel paese tutti i miei piani. Ho provato a convincerlo, ma nulla. Allora decisi di puntare su di te. Sei coraggiosa,bambina. Né le foto, né le lettere... né il molestatore ti hanno fermata. E ora guarda cosa mi hai portata a fare! Cos'hai in più? Sei una ragazza ingenua e incoscente, come puó aver preferito te? Costringi una 35enne a puntare un coltello ad una puttanella, a causa della gelosia. Ma ora che ha deciso, anche io ho preso la mia scelta. Se io  non avrò lui, allora lui non avrà te, né nessun'altra!"
Al fine delle sue parole,mi infilò il coltello nella pancia, lacerandomi senza pietà la pelle del ventre. Le mie forze venirono a mancare,le gambe tremavano e le fredde e pallide mani si sporcarono del mio stesso caldo sangue. Mi accasciai a terra. Non riuscii neanche ad urlare e chiedere aiuto; l'ultima cosa che vidi, furono dei tacchi a spillo allontanarsi e delle mani venirmi contro.

Bιg as τo seem ιnfιnιte || Ser Travis ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora