Alla fine il periodo delle festività si è concluso. Non sono tornata a Seattle sia per Andrea sia perché ci tenevo a passare il mio primo Natale qui a Roma.
Ora lavoro in un piccolo centro di raccolta per bambini e ragazzi che hanno problemi sia familiari, che con se stessi. Qualche pomeriggio mi raggiungono Luca o Valerio. Negli ultimi tempi il nostro rapporto é migliorato, non posso considerarlo ufficiale, ma passiamo qualche serata insieme e spesso viene a dormire da me o viceversa. La pancia di Andrea è cresciuta e finalmente si è scoperto il sesso del feto, o forse dovrei dire feti: due adorabili gemelli, due maschi da curare e amare. Quel giorno scoppiai a piangere per l'emozione. Abbiamo attaccato la stampa dell'ecografia sullo specchio, sul frigo e nella camera da letto.•23 Gennaio, ore 18.43 •
Dopo un lungo pomeriggio passato al Centro, tornai a casa.
Davanti il portone aveva parcheggiato una insolita macchina.
Aprii la porta e trovai Luca sul divano che mi scambia subito un'occhiata allarmante. La stanza venne avvolta da un silenzio che metteva quasi paura, Giulio si alzò dal tavolo e Andrea mi sorrise in modo accogliente. Rivolti di spalle, c'era una coppia che di scatto si voltò a guardarmi. Chiusi lentamente la porta e restai ferma, inconscia della situazione. Si alzò e rimase fermo ad osservarmi.
Era lui, nel mio appartamento.
I capelli spettinati e scuri gli poggiavano sul retro della testa. Era cambiato; dimagrito, più muscoloso di prima e senza pizzetto. La mascella perfettamente scolpita con un leggero accenno di barba, le labbra rosse risplendevano nel pallore della sua pelle, un piercing gli poggiava sul lato destro del labbro inferiore. I suoi occhi neri, temebrosi mi incutevano timore. Indossava una camicia nera e rossa, infilata per metà nei suoi pantaloni neri, tipico del suo stile moderno tendente al vintage. Sembrava un dio greco. Mi osservava con gli occhi severi, impassibili. Una ragazza dai lunghi capelli biondi, perfettamente magra, che traballava sui suoi tacchi vertiginosi, lo prese gelosamente per l'avambraccio.
Non potevo essere messa minimanente in confronto a lei.
Avevo i capelli legati in un'approssimata treccia, fatta dalle bambine del Centro. In viso solo un po' del mio rossetto bordeaux. Una maglia bianca nascosta sotto una felpa aperta di Valerio nera, leggins e stivali.
Ci fu qualche infinito minuto di silenzio, poi si liberò della sanguisuga bionda e mi venne incontro alzando le braccia, aspettando un mio segno di vita.
Era ancora scioccata, dalla sua presenza, dal suo cambiamento. Mi buttai contro il suo petto e mi strinse in un forte abbraccio che quasi mi strozzava. Inspirai a lungo, anche il suo profumo era cambiato ma, infondo, non era male. Mi lasciò un umido bacio sulla fronte e mi cullò mentre, io, ancora sconvolta,non riuscii a rivolgergli uno sguardo.
Mi alzò delicamente il mento e mi rivolse un gran sorriso.
"Cosa ci fai qui, Jack?"
Si scollò rapidamente, come se avessi detto qualcosa di troppo.
"Devo parlarti, Maddison", ribadì freddamente.
"Ricordi della chiamata che ti ho fatto qualche mese fa?", il suo tono era pieno di rabbia. Lo stesso che usava quando mi vedeva giocare con qualche ragazzo del getto.
Annuì intimorita, quasi spaventata. Come se la sua presenza mi fece tornare quella bambina indisciplinata che ero.
"Allora perché cazzo non mi hai ascoltato?"
Urlò di colpo con la sua voce scura, con il suo accento di chi l'italiano lo parla ben poco. Per metterlo a suo agio ma anche per non far capire molto agli altri, gli risposi in inglese.
La dolcezza di qualche secondo prima svanì e la trasformammo in un'accesa conversazione sul perché non fossi andata a Seattle dai miei.
"Queste non sono cose che ti riguardano Jack!"
" A me no, ma forse rigurdano te e la tua famiglia. Ti sei mai chiesta se veramente va tutto bene come ti raccontano loro?"
E questa risposta mi spiazzò.
"GRACE", e subito la oca dalle piume gialle lo raggiunse come un cagnolino.
Se ne andò senza darmi alcuna spiegazione.
STAI LEGGENDO
Bιg as τo seem ιnfιnιte || Ser Travis ||
Fanfiction"CORRI DENTRO,SALVATI!" Prese dalla tasca una piccola pistola e la puntò contro l'aggressore. Erano arma contro arma,entrambi con le mani ben serrate e i pollici pronti a sparare. Lo sparo partì,sentii il colpo assordante ma non capii chi avesse col...